Caro Benzina: servono nuovi interventi del Governo

Caro Benzina: servono nuovi interventi del Governo

Un decreto urgente ha tagliato dal 22 marzo scorso la tassazione sui carburanti, restituendoci un prezzo alla pompa (quasi) accettabile. Però si tratta di una misura temporanea, mentre gli aumenti non accennano a rallentare

26.03.2022 ( Aggiornata il 26.03.2022 12:40 )

30.5 centesimi in meno sulla benzina. Il taglio dell’accisa deciso dal Governo per far fronte all’aumento folle dei prezzi dei carburanti si è sentito subito, facendoci dimenticare le tensioni degli ultimi giorni, quando i 2,2 euro al litro avevano creato fortissimi malumori. Basterà questa misura? E ora cosa sucederà?

Perché lo sconto sull’accisa è insufficiente

La prima ragione per dire che non basterà è che si tratta di una misura provvisoria: il 21 aprile scadrà, sparendo come nulla fosse e facendo crescere all’improvviso i prezzi alla pompa. A meno che venga reiterata.

Il secondo motivo, ancora più serio, lo si evince leggendo qualche dato storico. Il 1° gennaio 2022, neanche tre mesi fa, la benzina costava in media poco più di 1,7 euro. Il 1° gennaio 2021, poco più di 1,4 euro. Il prezzo della benzina cresce ininterrottamente da maggio del 2020, quando toccò quota 1,356 euro al litro. Non vi ricordavate un prezzo così basso, vero?

Allora a far calare i prezzi ci si erano messi anche i lockdown, con il forte calo della richiesta. Ma oggi è palese che siamo di fronte a una spirale rialzista che va avanti da quasi due anni. Ad alimentarla c’è sicuramente l’aumento del prezzo del petrolio sui mercati internazionali, ma anche le politiche energetiche messe in campo dal nostro Paese. Di certo non è colpa della guerra in Ucraina, e dobbiamo confrontarci con un trend rialzista che non sembra avere motivi di rallentamento.

Come “sterilizzare” gli aumenti

Intervenire sulla politica internazionale e sugli equilibri che influenzano il costo del barile di petrolio è impossibile per un singolo paese. Intervenire sulla strategia energetica italiana sarebbe auspicabile, ma richiederebbe comunque anni.

Ecco che l’unico intervento possibile sul breve e medio periodo è la tassazione del carburante, per “sterilizzare” gli aumenti.

I fondi per coprire lo sconto ci sono!

Da più parti si citano le accise, che gravano sul prezzo della benzina per 0,728 euro al litro. Vero, ma si può andare oltre con l’IVA. I rincari degli ultimi anni si sono tradotti in maggiori introiti miliardari per lo Stato. Basta leggere la recentissima ricerca di Consumerismo No Profit e di Alma Laboris Business School. Nei sei mesi ottobre 2021-marzo 2022 lo Stato ha incassato 1,7 miliardi di euro in più dall’IVA sui carburanti, rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.

Un paese serio potrebbe restituire ai consumatori quel tesoretto incassato inaspettatamente grazie alle fluttuazioni del prezzo delle materie prime sui mercati internazionali. Ma si potrebbe ragionare anche sull’accisa, che viene tenuta alta – come in altri paesi – come deterrente per un uso eccessivo dei carburanti da fonti fossili.

C’è un giusto equilibrio del prezzo della benzina (e del gasolio). Ogni buon economista sa che si creano problemi sia con un prezzo troppo basso che con un prezzo troppo alto. In Italia la maggior parte delle merci vengono ancora movimentate su gomma. Per non parlare delle spese di produzione, con agricoltura e pesca molto legate al prezzo del gasolio.

Se ne parlerà a breve? Forse si

Ecco perché ci aspettiamo un intervento strutturale dal Governo, che proprio in questi giorni presenterà il Def, il Documento di Economia e Finanza. Speriamo che al suo interno vengano inseriti gli strumenti necessari per prolungare (e magari aumentare) lo sconto sui carburanti.

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