L’India sta arrivando: "C’é molta ignoranza"

Un brand in piena ascesa che punta a una diffusione capillare in tutto il mondo con una gamma completa di moto elettriche

30.03.2025 ( Aggiornata il 30.03.2025 11:55 )

Avete presente Ultraviolette?
Se la risposta è “no” non preoccupatevi, perché si tratta di un nuovo brand in arrivo dall’India specializzato in moto esclusivamente elettriche. Quest’azienda – che giovanissima non è, perché sviluppa moto elettriche da ormai 8 anni – ha di recente aperto l’undicesima concessionaria a Mumbai e prevede nuove aperture in altre 30 città indiane e 20 mercati internazionali entro i prossimi due anni.

Oltre al modello di punta F77, è in programma l’introduzione di due o tre nuovi modelli nei prossimi due anni. Per il secondo anno consecutivo hanno partecipato a EICMA con concept che hanno catalizzato l’attenzione degli appassionati (a partire dalla futuristica e carenatissima F99) e aprono ai mercati chiave di Turchia, Germania, Spagna, Portogallo, Francia e Italia. L’azienda mira a generare il 30% dei suoi ricavi dalle vendite internazionali entro i prossimi tre anni.
Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con i soci fondatori dell’azienda, Narayan Subramaniam e Niraj Rajmohan, due ragazzi giovani e con le idee chiare.

F99: le foto della futuristica Ultraviolette

F99: le foto della futuristica Ultraviolette

Un modello elettrico ad alte prestazioni attualmente disponibile in India. Si tratta di una moto dal design estremamente accattivante e aggressivo, dotata di un potente motore elettrico da 120 CV (90 kW) e un peso di appena 178 kg, capace di sfrecciare ad una velocità massima di 265 km/h

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Perché siete interessati all’Europa?

"Per noi l’Italia è la culla delle due ruote in Europa. Ho avuto molte moto italiane, sono innamorato di Ducati ed MV Agusta, sono la mia passione. Però stiamo notando che questi marchi non sono ancora arrivati allo sviluppo concreto di moto elettriche, ed è qui che vogliamo inserirci. Pensiamo che anche in Europa e Italia ci sia spazio per un marchio di qualità e performance che sia unicamente elettrico. Non è un azzardo, c’è molto interesse attorno ai nostri prodotti e molti ci stanno chiedendo di debuttare anche in nuovi mercati".

È corretto dire che tutte le parti della moto sono fatte internamente? Qual è il vostro standard?

"C’è un aspetto fondamentale nella nostra produzione che è la tecnologia. Da quasi 8 anni stiamo lavorando con il nostro team per cercare di realizzare il miglior prodotto elettrico possibile, e abbiamo deciso di farlo completamente da noi perché questo è l’unico modo per sviluppare qualcosa di alta qualità. Parte elettrica di trazione, centraline, connettori, ECU e batterie sono tutte fatte da noi, abbiamo oltre 200 persone che ci lavorano, tecnici e ingegneri che si occupano di elettronica, meccanica, computer science, simulazione. Non è facile, è un lavoro lungo che richiede attenzione e coesione, ma siamo orgogliosi dei nostri prodotti".

Come sta andando il mercato della mobilità elettrica in Asia? In Europa non così bene...

"Da noi le cose vanno molto meglio che in Europa, diciamo che siamo a buon punto. Come si sa bene, i mezzi elettrici più diffusi sono commuter dalle performance ridotte e in India i ciclomotori elettrici sono già oltre il 30% del mercato. Solo ultimamente sta aumentando anche la quota di moto elettriche vendute. Per noi è importante che le persone conoscano e provino le moto elettriche, c’è molta ignoranza e siamo sicuri che ci siano clienti interessati che ancora non conoscono questo mondo".

Qui da noi le moto elettriche sono viste come qualcosa di poco tradizionale e lontano dalla passione dei motociclisti per l’oggetto meccanico a due ruote. Come vi confrontate con questo limite?

"Si, per questo puntiamo a una comunicazione un po’ esagerata, entusiasta, perché la moto elettrica è di per sé un’esperienza a parte e noi non vogliamo imitare nessuno. L’immagine delle nostre moto e dei nostri concept è colorata e aggressiva, e con i nuovi progetti presentati a EICMA vogliamo rivolgerci anche agli europei che ultimamente vanno pazzi per le moto avventurose".

È un bel rischio entrare nel nostro mondo in questo periodo con pro- dotti elettrici...

"Pensiamo che la confusione arrivi soprattutto da aziende che non credono veramente nell’elettrico. Voi avete tradizione centenaria per quanto riguarda le vostre aziende, e possiamo capirlo, ma se si vuole fare una transizione bisogna crederci davvero. I clienti questo lo capiscono e in India ce ne stiamo rendendo conto dato che molti motociclisti che hanno guidato moto a combustione fino a oggi, passano all’elettrico perché coinvolti dalla passione che ci mettiamo nel farle. La leva emozionale vale anche per l’elettrico, se un’azienda ci crede davvero".

Però c’é anche un problema di costi elevati e autonomia limitata, da prendere in considerazione.

"Senza ombra di dubbio. Le EV costano troppo soprattutto se consideriamo il rapporto prezzo/prestazioni rispetto a una moto ICE. La gente pensa 'ma vale la pena rischiare di fare una transizione di questo tipo per tutti questi soldi?'.
Per quanto ci riguarda, noi vogliamo dare prodotti prestazionali che possano essere venduti in Europa a meno di 10.000 euro, che ci sembra un prezzo medio sensato per il vostro mercato. Ci stiamo lavorando da più di sette anni a questi progetti con in mente anche questo aspetto... non puoi vendere elettrico se costa più della controparte a combustibile
".

Qual è la prossima mossa? Quando arriverete in Europa?

"C’é un passaggio intermedio che tutte le aziende asiatiche che vogliono entrare in Occidente devono affrontare, ed è il mercato turco, perché è il più simile a quello dell’Europa continentale e non é legato alle regolamentazioni europee, quindi in Turchia si può iniziare anche con numeri inferiori e poi decidere se fare il salto definitivo in Europa. Abbiamo aperto il primo store a Istanbul e ci sono alcune delle nostre moto che stanno circolando già da tempo in Turchia in fase di test. Stiamo facendo comunicazione lì e abbiamo notato che c’é una certa attenzione, ne siamo molto felici. Alcune delle nostre moto sono già in Germania, anche, e abbiamo portato il Ministro dei Trasporti tedesco a conoscerle e a farci un giro. Ce ne ha chieste alcune da poter usare nel suo comune, ma andiamo avanti cauti, un passo dopo l’altro. Siamo un’azienda che punta anche all’importanza del service, che per noi arriva ancora prima della vendita. Prima di fare uno shoroom, serve sviluppare il supporto necessario".

State parlando con importatori italiani?

"Sì certo, siamo molto contenti dell’interesse che i nostri prodotti hanno calamitato all’ultimo EICMA. Penso che avrete nostre notizie molto presto".

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