Dalla prima edizione del rally raid più famoso del mondo, le protagoniste a due ruote sono state tantissime, ma solo alcune sono riuscite ad entrare nel cuore degli appassionati, e molte derivate da modelli stradali

Top5: le leggende della Dakar

<div>La <strong>Dakar 2023</strong> è partita sabato 31 dicembre, e tutti i protagonisti affrontano ora il deserto dell'Arabia Saudita in sella alle più prestazionali 450 del mondo. Andando a guardare al passato di questa storica maratona alcune moto sono state vere icone di questa competizione e tante sono state quelle derivate da modelli stradali, che in passato venivano modificati (talvolta in modo davvero massiccio) per affrontare le lunghissime traversate da Parigi a Dakar. <strong>Ecco le cinque moto più iconiche - e vittoriose - che abbiano mai corso nel più duro dei rally raid... più una</strong>.</div>

<h2>Yamaha XT500</h2>

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<div>La XT 500 è sempre stata nella mente degli appassionati come la prima enduro/dual di culto, quella che ha rivoluzionato il mercato delle moto fuoristrada negli anni '70 grazie a un'animo sia versatile che estremo, sottolineato dalla personalità di colori e grafiche. Beh, in realtà nella storia della XT c'è molto di più, come <strong>la vittoria alla prima, storica Parigi-Dakar del 1979, guidata dal francese Cyril Neveu.</strong></div>

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<div>La prima Dakar nacque con budget davvero ristretti, essendo un "esperimenti" del rallista Thierry Sabine, che volle creare il suo personale rally raid dopo essersi perso nel deserto partecipando a un'altra competizione. Nessuna casa motociclistica o automobilistica era coinvolta in maniera ufficiale nelle prime edizioni e <strong>la XT 500 che vinse nel '79 era qualcosa di unico, messa insieme con nastro adesivo e tanta passione</strong>. Da questo momento in poi fu un'escalation di gare spettacolari e tecnologia sempre più all'avanguardia.</div>

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<h2>BMW R80 G/S</h2>

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<div>Nel 1981 l'allora sconosciuto Hubert Auriol portò al debutto - e alla vittoria - un'altra moto che è rimasta nelle memorie: la <strong>BMW R80 G/S, che di edizioni ne conquistò ben quattro, dall'81 all'85</strong>. Questa moto era il primo passo della Parigi-Dakar verso moto di cilindrata maggiore e con raffinate soluzioni tecniche, grazie a investimenti sempre maggiori e all'attenzione crescente del pubblico verso questa gara, oltre che a una base davvero ottima (per equilibrio ciclistico e meccanico) e a un motore super affidabile.</div>

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<div>Auriol vinse due edizioni in sella alla GS, le altre due le conquistò il tedesco Gaston Rahier. L'evoluzione di questo modello nella Parigi-Dakar è stata velocissima e consistente, con quella dell'81 che sembrava più che altro una R80 di serie con un serbatoio maggiorato e qualche adesivo, mentre<strong> l'ultima dell'85 è rimasta nel cuore degli appassionati come la più bella di tutte, grazie anche alla livrea bianca/rossa dello sponsor ufficiale Marlboro</strong> e all'estetica con cupolino grande e protettivo, che la faceva sembrare un incrociatore del deserto </div>

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<h2>Honda Africa Twin</h2>

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<div>Cyril Neveu torna sul gradino più alto del podio nel 1986 con una moto che ha lasciato il segno anche sul mercato. La NXR 750 era una bicilindrica da 780 cc con bancata a V di 45° ammantata di una aggressiva livrea bianco blu con insegne dello sponsor Rothmans. Al suo debutto nel 1986 quella Honda conquistò primo e secondo posto .Per celebrare quel dominio (saranno 4 le edizioni di fila vinte da questa moto, dal 1986 al 1989) arrivò nel 1987 <strong>la Africa Twin, che al tempo debuttò come 650 nei listini</strong>. </div>

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<div>Di originale, rispetto alla Africa Twin 650, la NXR aveva davvero poco, ed è stata lei la prima a portare nel mondo del rally raid l'idea di moto sempre più estreme e specialistiche per affrontare i durissimi deserti africani.<strong> L'Africa Twin era comunque una base grandiosa</strong>, che trovava il suo massimo pregio nella trattabilità del motore e nell'equilibrio generale che rendeva questa moto facile anche per i meno esperti.</div>

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<h2>Yamaha Tènèrè</h2>

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<div>Anche Yamaha, quando decise di entrare nel bivacco di questa gara, decise di farlo a gamba tesa con un progetto davvero ambizioso, e <strong>per vincere utilizzò l'ottima YZE850T "sorella" della fortunata Super Tènèrè 750</strong> che si giocava le vendite di endurona stradale con la Honda sopra citata. La Yamaha confezionò un prodotto eccellente e grazie al gran manico di Stephan Peteransel riuscì a conquistare ben 7 edizioni. </div>

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<div>Sul mercato la Super Tènèrè non riuscì ad eguagliare il successo dall'Africa Twin, ma<strong> sulle sabbie africane surclassò la concorrenza diventando una delle moto con più vittorie di sempre nella gara</strong>. Non fu solo il francese Peterhansel a vincere in sella al gioiello giapponese, ma un'edizione la conquistò Edi Orioli, ragazzo che divenne ben più famoso grazie a un'altra moto.</div>

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<h2><span>Cagiva Elefant 900</span></h2>

<div><span class="kcode ktype-immagine" data-k-id="5045615" data-k-kid="sn:inmoto:5045615" data-k-thumb="https://cdn.inmoto.it/images/2021/12/27/095245810-df273e13-4c4b-45a3-9415-76db58cb9fb6.jpg" data-k-type="immagine"></span></div>

<div><span>E la moto con cui Edi Orioli conquistò un posto nella storia e nell'immaginario collettivo è proprio la Cagiva Elefant, progetto voluto fortemente dalla famiglia Castiglioni <strong>che, dopo una prima fase con la 850, decise di mettere dentro una endurona il motore - debitamente rivisto dal Reparto Corse Cagiva - di una sportiva, la Ducati SS 900</strong>. Il risultato fu una moto dalle caratteristiche uniche e dal motore potente, tanto che nella versione da gara ( un prototipo, essendo molto diversa dalla stradale) fece davvero la differenza per due edizioni. </span></div>

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<div><span>Balzata di nuovo sulle bocche di tutti gli appassionati di recente, la Elefant 900 ha lasciato un'eredità importante, che ora sia Ducati (con la DesertX) che MV Agusta (con la Lucky Explorer 9.5) vogliono raccogliere e sfruttare per riportare l'immagine delle endurone stradali italiane ai fasti di un'epoca che fu gloriosa. <strong>Mai prima del 1990, e mai dopo, un team completamente italiano, su moto italiana e con pilota italiano ha mai più trionfato alla Dakar</strong>.</span></div>

<div><span class="kcode ktype-immagine" data-k-id="5045616" data-k-kid="sn:inmoto:5045616" data-k-thumb="https://cdn.inmoto.it/images/2021/12/27/095259015-6ee5ee58-256c-4b98-bbcf-d17dfbaa5986.jpg" data-k-type="immagine"></span></div>

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<h2>KTM Adventure 950</h2>

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<div>La Adventure 950 è una moto degna di menzione, ma che non può meritare un posto nella top5 di oggi.<strong> L'unico problema è che questa moto ha avuto una vita breve alla Parigi-Dakar</strong> ed è stata "cannibalizzata" dalla sorellina con motore LC4 monocilindrico. Ciò nonostante noi la ricordiamo perchè fu l'ultima delle "derivate stradali" nella storia di questo rally raid e <strong>fu l'ultima vittoria di un italiano, Fabrizio Meoni, che la fece trionfare in modo glorioso nel 2002</strong> (dopo aver vinto l'anno prima con la 660 LC8) </div>

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<div>Grazie anche al compianto Fabrizio, <strong>questa moto divenne un must per gli appassionati e un vero successo di mercato che continua ancora oggi</strong>, con la dinastia delle Adventure che non sembra voler fermarsi. KTM negli ultimi 20 anni si può di dire che ha letteralmente dominato la competizione fra LC4 e le più recenti 450, moto studiate non per il mercato ma per performare unicamente nelle competizioni</div>

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<div><a href="https://www.inmoto.it/news/approfondimenti/2021/12/09-5006977/ducati_desertx_vs_lucky_explorer_9_5_una_poltrona_per_due" title="Ducati DesertX vs. Lucky Explorer: una poltrona per due">Ducati DesertX vs. Lucky Explorer: una poltrona per due</a></div>

<p>Dalla prima edizione del rally raid più famoso del mondo, le protagoniste a due ruote sono state tantissime, ma solo alcune sono riuscite ad entrare nel cuore degli appassionati, e molte derivate da modelli stradali</p>
