C’é chi lo dà ormai per defunto, c’è chi ne parla come configurazione ormai sorpassata. Eppure il motore 4 cilindri in linea ha ancora le sue belle carte da giocare. Messo all’angolo a suon di cazzottoni dai vari V4 o bicilindrici paralleli, come un indomito pugile non ci sta a mollare prima che suoni il gong.
L’unità della Kawasaki Z900 mostra che questa configurazione ha ancora parecchio da dire.
Z900: le sensazioni in sella
Ai bassi lo senti già dai 2.000 giri frullare sornione, senza nessun particolare scuotimento. Ai medi, poi, la spinta alle aperture si fa decisa e ti porta in crescendo a quota 10.000, accompagnando il tutto con un sound che resta magia per chi ha nelle orecchie il vivo ricordo del sibilo prodotto da quei quattro pistoni che ballano l’uno accanto all’altro nei cilindri. Forse manca quella cattiveria che ti aspetti quando si supera il regime di coppia massima, attorno ai 7.500 giri: ed è un peccato. Ma oggi va così. È un po’ tutto tenuto a bada dall’elettronica, ma – doveroso dirlo – in favore di un maggiore controllo. Ecco, questo motore mostra muscoli dove serve e non mette in crisi anche i meno smaliziati, ma un pizzico di sale in più, quando la musica alza il suo volume, non mi sarebbe dispiaciuto. Ma forse chiedo troppo.
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