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100 CV per 200 kg, è la regola aurea del motociclismo?

Da quando l'uomo ha scoperto la motociletta è sempre andato alla ricerca dell'equilibrio perfetto, della moto totale e capace di soddisfare i gusti di tutti. Finora il mezzo universale non è ancora stato inventato, ma negli anni si è sviluppata una consapevolezza attorno a un rapporto peso-potenza che mette quasi tutti i motociclisti d'accordo: 100 CV su un peso di 200 kg. Un rapporto di 1:2 (sarebbe come dire che ogni cavallo del motore deve spingere 2 kg in tutto) garantisce piacere di guida superiore, perchè si pone proprio nel mezzo fra la ricerca della leggerezza - che aumenta la manovrabilità ma limita le dimensioni e la comodità - e la ricerca delle grandi potenze - che implicano per forza aumento di dimensioni, di peso e perdita di maneggevolezza, con guida più impegnativa. 

La verità sta sempre nel mezzo

Se consideriamo, quindi, una moto in equilibrio fra i due opposti, questa ha un rapporto di potenza di 1:2, e ci sono esempi sul mercato molto validi, come la Yamaha MT-09 (115CV per 190 kg), Aprilia RS660 (100 CV per 186 kg) o la Honda CB650R (95 CV per 202 kg), solo per citare tre moto che hanno messo d'accordo tutti e che girano sempre attorno a questo rapporto. Un tema fondamentale che esula dalle regole squisitamente fisiche, è che si tratta di numeri tutt'altro che estremi e non richiedono limitazioni elevate in fase di progettazione e di scelta dei materiali. Questo significa che una moto 1:2 può essere tranquillamente una sportiva o una turistica e può essere anche una moto economica e versatile, cosa che rende la nostra regola ancora più importante nelle logiche di mercato.

Nelle vendite, però, la storia è diversa

Tutto bello, ma allora perchè nei piani alti delle classifiche di mercato ci sono moto che pesano molto e sono molto potenti o che hanno potenze risibili e pesi contenuti? o ancora vere e proprie anomalie come moto molto pesanti e dalla potenza scarsa? La risposta è complessa e ci si potrebbe scrivere un libro, ma senza affrontare una perigliosa analisi tecnica e storica del mercato moto degli ultimi 30 anni, possiamo dare due risposte.

Una, per esempio, è che l'evoluzione tecnica dei materiali e dell'elettronica ha permesso di realizzare moto molto potenti o molto pesanti che sono anche facilmente guidabili e che danno immediata confidenza al pilota. E' per questo che ci possiamo permettere di comprare una moto da oltre 200 CV senza essere piloti di MotoGP o turistiche immense senza la patente per i mezzi pesanti. Il secondo punto è che, nella maggior parte dei casi, i criteri di scelta della moto da parte dell'utenza sono diversi dal semplice piacere di guida, e la ricerca della regola aurea è diventata più una fissazione da feticisti delle due ruote che da motociclisti casual. Il successo di moto come la Benelli TRK 500 è dovuto a estetica, comodità e soprattutto economicità, nonostante questa moto sia la cosa più lontana dal rapporto 1:2. 

Ma se l'evoluzione tecnica ha permesso anche a moto apparentemente squilibrate di dare sensazioni di guida superiori, ha ancora senzo parlare di questa regola? Ha senso, e forse lo ha più ora che in passato, perchè è diventata una sottile raffinatezza, più che un vero e proprio mantra da seguire. Dove altre moto non possono fare a meno dell'elettronica e di particolari soluzioni tecniche che compensano lo squilibrio, le moto 100x200 si basano su concetti fisici validi da sempre e finchè avremo la gravità su questa terra, il che rende appagante allo stesso modo sia una moto fatta nel 1995 che una fatta nel 2045. E' la purezza e la semplicità contro la complessità e la sofisticazione.

Le Moto che cresceranno di valore nei prossimi anni (Parte 2)