Ducati Multistrada 1200 S Touring

Ducati Multistrada 1200 S Touring
La crossover bolognese mantiene tutto il suo carattere sportivo, ma con la ricchissima dotazione elettronica e le sospensioni semi-attive si dimostra più gustosa, più propensa al turismo e maggiormente sicura

Redazione - @InMoto_it

01.02.2013 ( Aggiornata il 01.02.2013 11:13 )

La Guida

Osservando un diamante se ne notano immediatamente le tante sfaccettature, ognuna con il proprio particolare riflesso e tonalità di luce. Ebbene, qualcosa di simile accade anche quando si selezionano i vari “riding mode” della Multistrada, in grado di variare radicalmente le caratteristiche di guida e le conseguenti sensazioni di chi è alla guida.

Comfort pilota La Multi continua ad essere una crossover dal sapore molto sportivo e questo appare già dalla posizione di guida. La sella, non troppo alta e con i fianchi piuttosto scavati nella parte anteriore, lascia il pilota molto ben inserito nel corpo moto, mentre il manubrio, pur apparendo largo, non ha un grosso dislivello rispetto alla sella, inducendo a una posizione di busto e braccia adatta alla guida sportiva, ma pur sempre comoda e rilassante. Le pedane sono piuttosto distanti dalla sella e lasciano le gambe poco piegate, molto adatte alle lunghe percorrenze, risultando solo un po’ basse alle andature sostenute.

Vibrazioni Il desmodromico Ducati non è mai stato l’eccellenza in tema di vibrazioni, ma passo dopo passo, la Casa bolognese lo sta continuamente migliorando, tanto che quest’ultima versione del Testastretta 11° risulta ancora migliore della precedente. Sotto ai 4.000 giri capita spesso che il sistema di scorrimento del parabrezza emetta rumorose vibrazioni e che la visuale nei retrovisori sia poco nitida, specialmente di notte, ma basta salire sopra tale regime perché l’archiettura a 90° del bicilindrico si autobilanci in maniera efficace, facendo scomparire ogni fastidioso tremolio.

Sospensioni Il sistema Skyhook non è facile da percepire durante la guida e per farlo bisognerebbe avere la versione base da confrontare sullo stesso tratto di strada. La sensazione è comunque quella di un reparto sospensioni integerrimo, capace di non incappare mai in fondocorsa anche su asperità molto accentuate e improvvise. Il bilanciamento della Multi è neutro in tutte le situazioni, e questo aiuta tantissimo nel misto, veloce o stretto che sia, dove si può sempre contare su reazioni sincere e gustose da gestire.
Prestazioni a parte, ci pare di aver inteso la grande attenzione posta anche alla sicurezza di guida, che è sempre stata un punto cardine dello sviluppo dello Skyhook. Dopo una giornata in sella abbiamo trovato impagabile la possibilità di variare il comportamento di mono e forcella con la semplice pressione di un tasto, da sfruttare, per esempio, tornando a casa dopo ore di curve affrontate all’attacco, impostando modalità Urban per ottenere massima dolcezza e grande comfort.
Protettività Sinceramente il cupolino della precedente versione già ci pareva perfetto, ma effettivamente le dimensioni leggermente maggiori e la nuova conformazione di quello attuale migliorano la sensazione di protezione senza infastidire affatto la visuale della strada. Dall’alto dei nostri 175 cm di statura non abbiamo sentito l’esigenza di sollevare il parabrezza dalla posizione più bassa, anche in autostrada, visto che il casco è stato solo lambito superiormente dall’aria, così come le spalle. L’ottimo inserimento del pilota nella moto regala anche una discreta protezione alle gambe, che ricevono direttamente aria solo nella parte più esterna di ginocchia e cosce.

Manovrabilità I 224 kg effettivi a secco sono un grande risultato, anche riferiti alle avversarie del segmento. Considerando di avere pur sempre a che fare con una 1.200 cm3, tutte le manovre da fermo risultano piuttosto facili, a patto di non avere le borse montate, che allargano prepotentemente le misure dell’altrimenti snello codone. La funzionale forma della sella aiuta ad allungare le gambe per avere un pratico appoggio a terra ed effettuare manovre senza troppe difficoltà anche restando in sella.

Comandi Nulla da eccepire sui comandi al manubrio e su quelli a pedale, che sono curati e pratici da utilizzare. L’eccessiva escursione del pedale freno posteriore, più volte riscontrata sul vecchio modello, è stata eliminata, mentre le pratiche regolazioni sulle leve al manubrio permettono di adattarle bene alle preferenze del pilota.
Anche i blocchetti elettrici, ridisegnati per l’occasione, risultano pratici ed ergonomici e tra questi è da notare l’interruttore a slitta di accensione e spegnimento motore, dalla forma nuova e più pratica.
Cavalletti La versone Touring, da noi provata, è dotata di due cavalletti. La stampella laterale, che ci siamo trovati a utilizzare per la maggior parte delle occasioni, è pratica da aprire e chiudere, sia in sella, sia restando accanto alla moto. La lunghezza è perfetta per ottenere la giusta inclinazione della moto anche su terreni non perfettamente pianeggianti. Il cavalletto centrale, peraltro di peso veramente irrisorio, richiede poco sforzo per issarvi la moto e durante la guida non abbiamo registrato alcuna interferenza col tacco del piede sinistro, come a volte accade su altre moto.

Retrovisori Molto belli nella forma e molto pratici da utilizzare, gli specchi sono pratici da regolare e permettono ottima visuale posteriore, mostrando qualche vibrazione di troppo solo sotto ai 4.000 giri. Anche l’eventuale smontaggio e rimontaggio risultano comodi, grazie alla singola vite di fissaggio e all’auto-centraggio del supporto a sezione rettangolare.

Rumorosità Il suono di scarico non è cambiato rispetto al vecchio modello e questo ci ha lasciati un po’ stupiti. Quello che non ci garba è che la Multi non ha un suono sontuoso come le altre Ducati, ma risulta piuttosto metallica e poco corposa. Per cambiarle voce non basta sostituire il doppio terminale, ma va cambiato lo scarico completo, perché il catalizzatore e silenziatore sono nella parte sotto al motore.

Illuminazione Ci piace il nuovo sistema a led, perché capace di fornire un fascio luminoso potente e largo, molto utile nei tratti di montagna alla sera. Bello e pratico è anche il deviatore anabbagliante/abbagliante, da comandare con il dito indice invece che col classico pollice. Anche il led della luce posteriore e dello stop risulta molto luminoso e ben visibile, anche di giorno in piena luce.

Capacità di carico Guidando in solitario la preferiamo priva delle borse laterali e con una borsa rigida legata sul sedile posteriore e sul piccolo portapacchi, facendo affidamento ai 4 comodi gancetti sotto al codone per fissarlo con gli elastici. Viaggiando in coppia, invece, tornano utili le due comode borse rigide, dotate di un pratico sistema di aggancio integrato al codone. La capienza di quella sinistra è più che sufficiente, mentre quella di destra, oltre ad essere dotata di un pesante paracalore in metallo, offre limitata possibilità di stivaggio. Non troppo funzionale si è rivelato il sistema di chiusura delle borse, che sfrutta due scomode fibbie laterali, che contribuiscono a tenere comunque ben serrata la borsa.

Maneggevolezza Parlando di una delle migliori doti della Multi, non possiamo che elogiarne la facilità e la solidità con cui la ciclistica si lascia indirizzare in curva e nei cambi di direzione. Qui entra in gioco anche il lavoro delle sospensioni semi-attive, che contribuisce a ridurre le veloci escursioni tipiche del cambio direzione, riuscendo ad ottenere maggior reattività e mantenendo sempre l’assetto ottimale.

Frenata L’ABS configurabile su tre livelli è un accessorio che ci è molto piaciuto, anche se non dotato della configurazione che esclude l’intervento al posteriore, come sulla Panigale. A livello 3 risulta piuttosto invasivo e adatto alle situazioni di scarso grip su asfalto, mentre a 2 o a 1 offre prestazioni decisamente migliori, permettendo decise staccate senza farsi notare più di tanto con dolci pulsazioni sulle leve. Nulla da dire sull’eccellente qualità dell’impianto, rigorosamente marchiato Brembo, che offre grande potenza sull’anteriore, senza però intervenire in modo violento.
Guidando con molta decisione tra le curve, abbiamo notato la tendenza della leva sul manubrio ad allungare la propria corsa, cosa che non ci aspetteremmo da un impianto di questo livello. Abbiamo inoltre molto gradito la possibilità di disabilitare l’ABS memorizzandolo su uno dei riding mode, senza che si resetti ad ogni riavvio.

Stabilità Questa è un’altra ottima dote della Multi, che risulta irreprensibile a ogni andatura. Veloci rettilinei, anche sconnessi, e i curvoni autostradali della Bologna-Firenze, spesso costellati di raccordi sui viadotti, non rappresentano alcun problema per la moto bolognese. Solo la presenza delle borse, anche se prive di carico all’interno, riesce a sporcarne leggermente il comportamento, facendosi notare anche alle andature più lente, dove si perde leggermente in precisione.

In Piega Gustosissima a ogni inclinazione, unisce la grande fluidità nello scendere in piega a una perfetta gestione della traiettoria in percorrenza di curva. Pur non leggendo l’inclinazione della moto, anche qui lo Skyhook fa la sua parte, aiutando a mantenere assolutamente neutro l’assetto anche in presenza di avvallamenti o sconnessioni. La facilità e l’intuitività con cui si riesce a condurre la Multistrada tra le curve rasentano la perfezione e nemmeno il notoriamente scivoloso asfalto dell’Elba è riuscito a toglierci il gusto di disegnare traiettorie precise.

Erogazione Al primo contatto il Testastretta bolognese è impressionante per coppia e potenza, specialmente se lo si prova dopo aver guidato un’altra moto dello stesso segmento. Dai 4.000 giri comincia a spingere in modo notevolissimo, salendo in modo impetuoso fino ai circa 9.000 giri indicati. Risulta difficile trovare tratti di strada in cui spalancare il gas e arrivare al limitatore, perché a quel punto si è estremamente veloci anche solo in seconda marcia. Costantemente sorvegliati dal controllo trazione DTC, ci siamo permessi di aprire il gas senza troppa cautela anche a moto inclinata e con scarso grip, godendo di una corposissima erogazione che lancia letteralmente moto e pilota verso la curva successiva.
Il bello è che anche volendo essere molto veloci, non importa tirare troppo le marce, ma bastano veloci cambiate intorno ai 7.500 giri. In questa nuova versione abbiamo notato una maggior pulizia ai bassi regimi, che minimizza la tendenza a strappare notata sul vecchio modello.

Cambio Il cambio non è mai stato la punta di diamante della Multistrada e benché su questa nuova versione risulti preciso negli innesti e piuttosto rapido nell’utilizzo, mantiene sempre una leggera pastosotà nel movimento, come se lavorasse con un olio eccessivamente viscoso all’interno.
Questo non causa alcun reale problema durante la guida, ma toglie quel minimo di sensibilità che servirebbe per apprezzarlo appieno.

Frizione Il comando idraulico al manubrio risulta modulabile e non particolarmente faticoso da azionare e questo lo rende gestibile anche nelle situazioni urbane fatte di frequenti ripartenze da fermo. Non appena le andature aumentano, il funzionamento diventa perfetto e quando si guida tra le curve il sistema antisaltellamento si fa molto apprezzare.
Infatti con ABS attivato evita che questo intervenga con troppa frequenza nelle scalate, mentre con ABS disattivato regala grande gusto nella gestione del posteriore in staccata.

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