        Un nuovo, curioso, capitolo delle "cinesate" vede protagonista una Harley-Davidson. O meglio, quella che all'apparenza potrebbe sembrare una Low Rider ST o una Street Glide, ma che non &egrave; prodotta a Milwaukee, bens&igrave; in Cina. Si chiama Jedi 250 L, e ovviamente non ha il bicilidrico 2 litri della vera Harley, semmai un comune monocilindrico da 250 cc da 18 cv e 18 Nm di coppia, per una velocit&agrave; massima di 105 km/h. E anche il prezzo non &egrave; quello che si pensa. HARLEY-DAVIDSON V-ROD: IL CLONE CINESE HL 1250-A PER IL MERCATO USA Ma le curiosit&agrave; non finiscono qui. Se guardate attentamente la zona davanti al motore noterete una grande griglia che sembra ospitare un radiatore, ma non si tratta n&eacute; di una griglia n&eacute; di un radiatore, dato che il motore &egrave; raffreddato ad aria. In realt&agrave; quello spazio ospita una coppia di altoparlanti. Il serbatoio ha una capacit&agrave; di 20 L e, dato il basso consumo, lo Jedi 250 L potrebbe raggiungere addirittura un'autonomia fino a 700 km. La sella &egrave; posizionata molto in basso, a soli 690 mm.  Jedi 250 L, un prezzo super concorrenziale Si tratta di una moto utilizzata dalla polizia cinese, sebbene la velocit&agrave; massima di 105 km/h e i 18 cv sconsigliano un utilizzo per inseguimenti. Comunque, non lo vedremo in Europa. Peccato, perch&eacute; il prezzo avrebbe fatto gola a tutti gli appassionati di custom in stile Harley-Davidson: 15.400 yuan, ovvero 1.989 euro. Decisamente meno dei 40mila euro circa necessari ad acquistare una vera Low Rider o Street Glide. HARLEY-DAVIDSON MIDNIGHT JOE, UN CUSTOM "SPOGLIATO DEL SUPERFLUO"       

Dalla Cina una custom che replica in tutto e per tutto una Low Rider o magari una Street Glide: peccato abbia soltanto un monocilindrico 250 cc e 18 cv

Jedi 250 L, l'Harley-Davidson che costa 2.000 euro

Le case motociclistiche della Cina stanno avanzando rapidamente rispetto alle loro &quot;rivali&quot; occidentali e giapponesi. Il fenomeno &egrave; stato evidente al recente Salone CIMA, dove sono stati presentati diversi nuovi modelli e molti con lo schema del motore 4 in linea. Una configurazione ormai quasi snobbata dai giapponesi ma che sembra trovare nuova linfa con le Case cinesi, note o emergenti. Tra questi, Voge e QJMotor stanno particolarmente attirando l&#39;attenzione a livello internazionale con le loro nuove proposte e presto (2024) - in qualche caso - le vedremo anche correre nel mondiale SS600.&nbsp;  Scopriamole insieme:  LA CINA &Egrave; PRONTA A PRENDERSI IL MERCATO DELLE SBK?  &nbsp;  QJMotor SRK800RR    La QJMotor SRK800RR &egrave; il primo nome sulla lista delle moto sportive cinesi da tenere d&#39;occhio. Presentata ufficialmente al Salone CIMA, impressiona con un motore a quattro cilindri da 778 cc, il quale sembra trarre ispirazione dal propulsore della Honda CBR650R, anche se con alcune modifiche significative. La potenza dichiarata &egrave; di 100 CV a 10.000 giri/min. Il telaio della SRK800RR mostra somiglianze con la CBR650R e un design che evoca Honda. QJMotor ha dimostrato ambizioni nel mondo delle corse, sponsorizzando il team Gresini Moto2 e punta a omologare la SRK800RR per competere nel campionato mondiale Supersport.  &nbsp;  Voge RR666S    Si tratta della prima quattro cilindri di Voge, con un motore da 660 cc che eroga 100 CV, sfidando cos&igrave; la QJMotor SRK800RR con una cilindrata inferiore. Dettagli specifici sulla moto devono ancora emergere, ma si sa che &egrave; in grado di superare i 240 km/h e dispone di freni Brembo, telaio in alluminio e monobraccio posteriore.  &nbsp;  Cyclone RC680R    Il marchio Cyclone, noto per la collaborazione con il Gruppo Piaggio, entra nella competizione con la RC680R. Anche questo modello punta sul 4 in linea, in questo caso da 680 cc con potenza dichiarata di 100 CV. La moto &egrave; leggermente pi&ugrave; leggera rispetto a competitor come la SRK800RR e offre tecnologia di ultima generazione, tra cui ABS, controllo di trazione e un cruscotto TFT a colori, oltre a una telecamera frontale integrata.  &nbsp;  Vinto GP660    Vinto &egrave; un marchio relativamente sconosciuto, anche in Cina, ma sta cercando di farsi strada con la GP660. Questa moto adotta un telaio doppio trave in alluminio e motore 4 cilindri di circa 100 CV di potenza massima. La GP660 presenta elementi tipici delle moto sportive, tra cui freni Brembo e alette (ormai immancabili) &quot;MotoGP style&quot;, ma sorprende con l&#39;uso delle pinne &quot;stegosauro&quot; sul codone. Anche qeusta una soluzione che arriva dalla Top Class del Motomondiale.  &nbsp;  Yingang 400RR    La Yingang 400RR &egrave; avvolta nel mistero. Questa moto adotta un motore a quattro cilindri da 400 cc, ma la maggior parte dei dettagli &egrave; ancora sconosciuta. La potenza per&ograve; &egrave; nota: quella dichiarata &egrave; di 54 CV.  DUCATI, IN CINA UNA NOTTE TUTTA DEDICATA AL DIAVEL V4 

QJMotor, Voge, Cyclone, Vinto e Yingang stanno velocemente guadagnando terreno nei mercati internazionali, puntando ad essere concorrenti agguerrite delle europee e giapponesi con uno schema di motore che ad oggi sembrava quasi sepolto

Moto sportive cinesi: il 4 cilindri in linea torna alla ribalta

        All'ultimo Salone di Pechino, Benda ha presentato una nuova bobber dal design grintoso e dal nome altisonante che pare quasi una dichiarazione ambiziosa: Napoleon. Il mercato europeo delle custom accoglier&agrave; un nuovo modello? PONTE CINA-EUROPA: L'INTRECCIO DEGLI AFFARI CON L'ORIENTE Benda Napoleon, V2 da 50 cv  Il motore &egrave; un V2 da 448 cc (63,6 x 67 mm di alesaggio) raffreddato a liquido per una potenza massima di 50 cv a 8.500 giri/min e 45 Nm di coppia a 7.000 giri/min, per un peso di 190 kg. Ricorda la Triumph Bonneville L'aspetto &egrave; chiaramente ispirato alla Triumph Bonneville Bobber, con una parte posteriore molto pulita e una sella a sbalzo. Non c'&egrave; spazio per il sottotelaio, mentre la sospensione posteriore &egrave; completamente nascosta. Spicca anche la sospensione anteriore, che simula una forcella di tipo Hossack, cio&egrave; con bracci rigidi e sistema di sospensione differenziato. In realt&agrave;, per&ograve;, si tratta di una forcella telescopica convenzionale coperta da un rivestimento che simula, appunto, il sistema Hossack. Le ruote larghe in pieno stile bobber, cos&igrave; come il disegno del battistrada dei pneumatici e l'elegante combinazione di colori nero e oro completano il quadro. BENDA DARK FLAG, DALLA CINA UNA CRUISER CON V4 DA 500 CC       

Motore V2 da 448 cc e 50 cv, per un aspetto ispirato alla Bonneville di Triumph

Benda Napoleon, nuova bobber dalla Cina

        L&rsquo;ultima realizzazione di Hengjian, produttore cinese di moto con cilindrata massima di 500 cc, consiste in una copia dell&rsquo;Honda Africa Twin, ma solo per quanto riguarda il design. Infatti, invece di avere una cilindrata di oltre 1000 cc e pi&ugrave; di 100 CV, la Dahaidao 500 ha la met&agrave; della cilindrata e solo 48 CV. Motore comunque ripreso dalla casa giapponese in quanto imitazione dei modelli CB 500.&nbsp;L'adventure cinese monta un bicilindrico raffreddato ad acqua, a iniezione, 471 cc, 4 valvole per cilindro e una potenza di 48 CV (35 kW) a 8.500 giri/min e coppia massima di 43 Nm a 7.500 giri/min. Questo la rende una moto adatta alla patente A2.  Caratteristiche della Dahaidao 500 Particolare &egrave; la presenza di 2 serbatoi con una capacit&agrave; di 20 litri&nbsp;ciascuno per&nbsp;un totale di 40 litri ed un autonomia dichiarata di circa 1000 chilometri (immaginando di fare 25 km con un litro, cosa abbastanza fattibile con questi motori). Il secondo serbatoio nella parte posteriore, insieme al tappo del serbatoio, ricorda una soluzione ripresa dai modelli BMW serie F. Anche a pieno carico, comunque,&nbsp;il peso dichiarato &egrave; di solo 205 chilogrammi, quindi resta abbastanza leggera. La tecnologia presente nell'adventure cinese Se il telaio in acciaio lascia spazio al contenimento dei costi, la tecnologia sembra andare in altra direzione. Il display touchscreen a colori da 7 pollici si trova sopra un secondo computer di bordo sottile e, oltre ad indicare la velocit&agrave;,&nbsp;mostra anche la marcia inserita, la pressione dei pneumatici, il meteo, la temperatura dell'acqua, un altimetro e la quantit&agrave; dell'olio motore. L'indicatore del carburante, il contachilometri e il voltmetro, invece, sono visualizzati nel display sottostante.In pi&ugrave; ha due telecamere montate nella parte anteriore e posteriore registrano tutto ci&ograve; che succede durante il viaggio.  Quanto costa la Dahaidao 500 Il prezzo dell&rsquo;adventure cinese &egrave; di 4.800 euro, che pu&ograve; salire fino a 5.200 euro in base agli optional scelti.Molto probabilmente non arriver&agrave; in Europa, e nel caso contrario, sicuramente sar&agrave; senza il logo GS, per motivi di propriet&agrave; del marchio.In conclusione,&nbsp;la Dahaidao 500, per quanto sia una copia delle adventure pi&ugrave; famose, &egrave; dotata comunque di aspetti interessanti come il doppio serbatoio, che potrebbe permettere un&rsquo;autonomia di 1000 chilometri, il fatto che rientra nella categoria della patente A2 e le due telecamere.       

HJMoto mette insieme il design Honda, il motore Honda Loncin e i loghi BMW GS per realizzare un clone dell&rsquo;adventure giapponese, per&ograve;, con solo 48 CV

Dahaidao 500: ecco la versione 500 dell’Africa Twin (cinese)

H-D ci prova ancora una volta e si butta nel segmento delle piccole cilindrate con un prodotto esteticamente gradevole e con chiari richiami a quelle che sono le linee e i colori delle Harley-Davidson &quot;vere&quot;. La X350 debutter&agrave; in Cina a breve e carrozzeria e dettagli a parte, non &egrave; altro che una Benelli BN 302. In futuro verr&agrave; presentata anche la X550, sempre su base QJ/Benelli (in questo caso piattaforma Leoncino) e siamo curiosi di vedere se per la prima volta nella storia avremo dei modelli Harley-Davidson di successo... perch&egrave; tutti i progetti &quot;piccoli&quot; di Milwaukee hanno avuto sempre una certa sfortuna.  Da Aermacchi HD alla Street 750    Facciamo un salto nel passato, anche due. Nel 1960 il marchio di Milwaukee decise di aprire una nuova societ&agrave; con l&#39;italiana Aermacchi per produrre moto di piccola cilindrata a marchio Harley-Davidson, sfruttando la base meccanica dei modelli italiani. Il risultato fu una gamma di moto che oggi riteniamo iconiche proprio perch&egrave; rappresentano qualcosa di unico, ma tutti i modelli prodotti in USA e Italia con marchio Aermacchi HD (o semplicemente Harley-Davidson) non hanno avuto il successo sperato, all&#39;epoca.  Nonostante la decennale collaborazione fra le due case costruttrici, nessun modello ha davvero preso la via del successo e nel 1973 Aermacchi decise di chiudere il reparto di produzione moto - poco remunerativo - per dedicarsi unicamente alla produzione aeronautica e industriale. Gli americani presero quindi il controllo della fabbrica di Schiranna rinominando le moto AMF-HD, ma fu per un periodo abbastanza limitato perch&egrave; nel &#39;78 l&#39;azienda venne messa in liquidazione e Harley ricominci&ograve; a produrre unicamente big&nbsp;twin e unicamente a Milwaukee.  Pi&ugrave; di recente abbiamo visto un altro tentativo di proporre moto economiche e popolari con l&#39;ingresso sul mercato della Street 750. Questo modello - prodotto in India e sviluppato soprattutto per i paesi asiatici - &egrave; stato proposto come il primo esempio di &quot;world bike&quot; targato Harley-Davidson. Il motore a V era raffreddato a liquido e c&#39;era parecchia plastica per contenere i costi, cosa che ha fatto storcere il naso a molti affezionati del marchio. Inoltre un&#39;estetica poco riuscita (per i canoni occidentali) ha decretato il flop del progetto. &Egrave; raro vederne una in giro in Europa e in USA, e in Asia le vendite sono state inferiori alle aspettative.    &nbsp;  Con il futuro cinese c&#39;&egrave; speranza?    In sostanza Harley-Davidson non si pu&ograve; permettere di prendere troppo alla leggera le piccole cilindrate. L&#39;immagine del marchio, la tradizione tanto cara agli Harleysti e l&#39;aspettativa di qualit&agrave; che gira attorno al brand hanno fino ad oggi messo grossi limiti alla diffusione di Harley &quot;diverse&quot; da quelle che il mondo ha sempre conosciuto.&nbsp;  Con l&#39;ingresso nel mercato cinese di prodotti a base QJ vediamo un po&#39; lo stesso approccio che l&#39;azienda ebbe negli anni &#39;60 con la collaborazione fra HD e Aermacchi, ma questa volta rischiando molto meno. In effetti realizzare una joint venture (come ce ne sono tante, oggi, nell&#39;automotive) ricarrozzando una Benelli BN non &egrave; rischioso quanto costituire una nuova azienda al 50 e 50 con un&#39;altra casa produttrice.&nbsp;  Il tentativo &egrave; lecito e ci troviamo in un periodo storico nel quale Harley sperimenta soluzioni al di fuori del canonico concetto di moto americana. Con il motore Evolution Max sono arrivate nuove tecnologie, nuove prestazioni e molta pi&ugrave; plastica, quindi non &egrave; detto che lo sbarco nelle piccole cilindrate sia uno shock cos&igrave; pesante da far fallire il progetto, come accaduto in passato.&nbsp;Diamoci un paio di anni per capire se finalmente i tempi sono maturi per permettere ad Harley-Davidson un futuro multigamma e multiprodotto o se ancora una volta il brand sar&agrave; vittima della sua fortissima e immutabile identit&agrave;.    Harley Davidson Topper: negli anni &#39;60 a Milwaukee si costruivano scooter 

Compare all&#39;orizzonte una nuova gamma di piccole Harley in collaborazione con QJ. Riuscir&agrave;, questa volta, ad avere successo in un segmento dove ha sempre fallito?

Harley-Davidson, c&#39;&egrave; speranza con la X350?

Non possiamo tapparci gli occhi, parte della produzione cinese che vediamo nei listini (anche qui da noi) &egrave; fortemente ispirata dalle linee di moto famose in occidente. Ci sono copie di europee e giapponesi, solo di recente abbiamo messo la lente d&#39;ingrandimento sull&#39;opinione pubblica che - a quanto pare - sta cambiando e inizia ad accettare anche le pi&ugrave; palesi &quot;ispirazioni&quot;, ma tutto questo &egrave; legale? Perch&egrave; le case proprietarie dei design delle moto copiate non avanzano denunce e non fanno in modo di togliere questi prodotti dal mercato? Prendiamo in esame alcuni &quot;cloni&quot; della BMW GS per capirci qualcosa.  Il problema delle GS &quot;non BMW&quot; del mercato&nbsp;  Prendiamo la crossover pi&ugrave; amata d&#39;Europa e, forse, del mondo: la BMW R1250GS. Sul mercato esistono diverse moto che traggono libera ispirazione - a volte molto spinta - dalle sue linee e ci&ograve; nonostante condividono gli stessi mercati. Stiamo parlando dell&#39;ultima Vinto GS 525, che non si accontenta di riprendere alcune delle linee tipiche della bavarese, ma ne copia anche il nome.&nbsp;  Come lei, c&#39;&egrave; la KL 500X Raticosa, e questa s&igrave; che &egrave; una copia della GS in miniatura: basta guardare andamento del becco e delle fiancatine, una palese copiatura difficile da interpretare come semplice somiglianza. La KL &egrave; regolarmente venduta sul nostro mercato, tanto da portare il nome &quot;Raticosa&quot; in modo fiero sulle carene, mentre la &quot;GS 525&quot; di cui sopra potrebbe trovare qualche difficolt&agrave; d&#39;omologazione con quel nome che viola palesemente le regole di copyright. Non dimentichiamo che anche Benelli e la sua TRK, inizialmente, sono state accusate di plagio della GS, ma qui le similitudini sono molto meno evidenti degli altri due casi presi in esame.    &nbsp;  Copyright, una faccenda molto complicata  Se loghi, nomi e grafiche specifiche godono di una particolare tutela dei diritti d&#39;autore, il design di un mezzo - bench&egrave; molto pi&ugrave; identificativo del suo nome - non sempre ha la possibilit&agrave; di essere tutelato a livello internazionale. Non esiste, di fatti, una legge internazionale che tutela i diritti d&#39;autore in modo globale, ma ogni paese applica le sue personali interpretazioni del concetto.&nbsp;  La Cina &egrave; molto meno stringente per quanto riguarda la protezione dei design dei suoi mezzi o della sua produzione industriale, e questo gli &egrave; stato utile proprio per far decollare l&#39;industria delle &quot;copie&quot; di prodotti esteri famosi nel mercato interno, senza la possibilit&agrave; di venire attaccati da una denuncia da parte dell&#39;azienda che per prima ha pensato a quelle linee. Semplicemente se BMW dovesse rivendicare il diritto d&#39;autore sulle linee della GS, tutto finirebbe in un buco nell&#39;acqua perch&egrave; basta un &quot;non abbiamo copiato&quot; come risposta all&#39;accusa per chiudere la questione, secondo le leggi cinesi.    &nbsp;  Si pu&ograve; proteggere l&#39;autorato artistico, non quello industriale  Esiste, per&ograve;, una &quot;Convenzione universale dei diritti d&#39;autore&quot; firmata a Berna nel 1886 che &egrave; ancora in vigore e protegge il copyright delle opere artistiche siano queste quadri, musica o altre forme d&#39;arte. In questo caso la produzione industriale non &egrave; contemplata ma esiste un&#39;eccezione di cui dovremmo andare molto fieri, la Vespa.  Infatti il Tribunale di Torino ha sentenziato nel 2017 che la Vespa ha valore artistico in quanto opera di design creativa ed originale. &Egrave; per questo che Piaggio &egrave; riuscita in diverse occasioni a far ritirare dal mercato italiano diversi cloni cinesi del suo prodotto pi&ugrave; famoso (vi ricorderete i &quot;blitz&quot; della Guardia di Finanzia a diversi EICMA). Questo, per&ograve;, non vieta a questi copioni di vendere le finte Vespa all&#39;estero e infatti uno degli scooter 50 pi&ugrave; venduti in Turchia &egrave; il Kuba Blueberry, palese copia della Vespa 946.  Per tornare alla domanda del titolo, s&igrave;, &egrave; tutto legale fin quando il prodotto non &egrave; riconosciuto come &quot;opera d&#39;arte&quot;, e anche in questo caso si pu&ograve; far ritirare dalla vendita i mezzi copiati solo ed esclusivamente nel paese che applica quel tipo di riconoscimento, negli altri paesi le regole cambiano e non ci si pu&ograve; fare nulla. Quali mezzi a due ruote, oltre alla Vespa, sarebbero degni di essere riconosciuti come &quot;arte&quot;. Anche il GS rientrerebbe in questa categoria?    Ma oggi le case cinesi copiano, o no?  &nbsp;  &nbsp; 

Ci sono diverse moto sul mercato che dalla enduro tedesca non riprendono solo il concetto, ma ne copiano proprio l&#39;estestica in maniera pi&ugrave; o meno palese. Fin dove si pu&ograve; spingere il &quot;plagio&quot;? &Egrave; tutto in regola?

&quot;Liberamente ispirate&quot; alla BMW GS: ma &egrave; legale?

Prima li abbiamo derisi, mentre ci copiavano, poi li abbiamo accolti e ora&hellip;ci fanno paura. Stiamo parlando dei costruttori di moto cinesi, ormai capaci di proporre moto in linea con i gusti europei. Basta guardare la classifica delle moto pi&ugrave; vendute in Italia: la Benelli TRK 502 regna incontrastata, e anche se porta il nome di un&rsquo;azienda italiana &egrave; realizzata in Cina.  Non chiamatele pi&ugrave; &quot;cinesate&quot;    Un po&rsquo; scopiazzando, un po&rsquo; investendo, il risultato &egrave; che oggi le aziende cinesi sono tutt&rsquo;altro che una nicchia, e sempre pi&ugrave; si affermeranno nel mercato. Abbiamo stilato una lista di moto&nbsp;(in ordine cronologico) da tenere sottocchio nel 2023, includendo non solo quelle esplicitamente cinesi ma anche le aziende che, appoggiandosi ad aziende colossali, producono tutto nel far east.  In Moto (nel) 2023: le novit&agrave; che non vediamo l&#39;ora di provare 

Ben lungi dall&rsquo;essere una nicchia, il mercato delle moto cinesi &egrave; una realt&agrave; ormai consolidata e lo sar&agrave; sempre di pi&ugrave; nei prossimi anni

Le 10 moto cinesi da tenere sottocchio nel 2023

Ben lungi dall’essere una nicchia, il mercato delle moto cinesi è una realtà ormai consolidata e lo sarà sempre di più nei prossimi anni. Ecco quali sono le moto cinesi da tenere d’occhio nel 2023. Ecco le foto

Le 10 moto cinesi da tenere sottocchio nel 2023, LE FOTO

Come &egrave; cambiata la percezione dei marchi cinesi negli ultimi anni? E come ci stiamo comportando quando un prodotto che abbiamo definito &quot;clone&quot; di una moto famosa viene introdotto sul nostro mercato e venduto a un prezzo concorrenziale? Con la Cina ormai cos&igrave; presente sui nostri listini sta cambiando la percezione di tutto quello che arriva dall&#39;oriente, e la razionalit&agrave; di un acquisto conveniente spesso scalvalca il pregiudizio che accompagna come sempre &quot;il nuovo che avanza&quot;.  Quanti articoli trovate su internet in riferimento a moto prodotte in cina ma palesemente copiate da modelli di successo in occidente? Si perdono nell&#39;infinit&agrave; delle pagine di ricerca di google e in un periodo di tempo che scorre fino all&#39;inizio del decennio scorso, quando le foto delle prime CFMoto spudoratamente ispirate alle Kawasaki ER-6n (in foto) hanno fatto il giro del mondo. Quella moto non arriv&ograve; mai sulle nostre strade, ma ora CFMoto &egrave; un colosso che fa moto tutt&#39;altro che copiate, anzi, ha un team di designer tutto italiano.    Cloni, copiate, ispirate, poco originali  Stessa cosa accadde nel 2015, quando le foto di una certa Benelli TRK hanno iniziato a girare su forum e siti internet. Si trovano ancora discussioni datate 2016 in merito alla prima comparsa della crossover regina del mercato, nelle quali lo scetticismo regnava sovrano e veniva definita dalla maggior parte degli utenti un Frankenstein di moto europee di successo, principalmente Ducati Multistrada e BMW GS. La recente KL 500 X Raticosa &egrave; realizzata sulla base della TRK ma le linee sono ancora pi&ugrave; marcate verso la GS, soprattutto nelle fiancatine, nel becco e nel cupolino. Nessuno, per&ograve;, avanza pi&ugrave; confronti e ci si limita a valutare la moto per quello che &egrave; tecnicamente.  La moto che, invece, ha stimolato il mio ragionamento &egrave; la recente Rieju Aventura 500 Legend, un&#39;altra moto con bicilindrico parallelo da 500cc prodotta in Cina, che questa volta &egrave; palesemente ispirata alla Honda Africa Twin. Nel nostro articolo di presentazione, pubblicato nel periodo di EICMA 2022, non abbiamo fatto alcun riferimento alla somiglianza con l&#39;Africona, ma un anno prima abbiamo pubblicato le foto della stessa moto con la denominazione originale per il mercato interno cinese, Dahaidao 500 GS-ADV, additandola prima come &quot;clone dell&#39;Africa Twin&quot; e solo dopo come nuovo modello con queste e quelle caratteristiche.  &nbsp;  &nbsp;  Come cambia il &quot;pregiudizio&quot; quando diventa quotidianit&agrave;  E allora? Era un clone e ora non lo &egrave; pi&ugrave;? Consentitemi di fare autocritica, questa volta, e di estenderla anche a tutta la stampa internazionale e nazionale che nella maggior parte dei casi ha trattato questo particolare modello nella stessa, identica maniera.  La popolarit&agrave; dei modelli dei nuovi brand e il generale affievolimento del pregiudizio verso tutto quello che arriva dalla Muraglia sta trasformando anche la capacit&agrave; degli appassionati di riconoscere cosa &egrave; clonato e cosa no? O semplicemente avere delle moto copiate anche sul nostro mercato rende la pratica normale e quindi ci sentiamo liberi di &quot;passarci sopra&quot; perch&egrave;, alla fine, questo &egrave; il capitalismo e non possiamo farci nulla?  Qualunque risposta stiate costruendo nel vostro cervello, potete vedere con i vostri occhi quanto il mondo delle moto stia cambiando. Lo sta facendo cos&igrave; rapidamente da creare confusione, attivando meccanismi di difesa come pregiudizio e prese di posizione dettate dalla paura del nuovo e del diverso, per poi far crollare il muro del distacco appena diventa realt&agrave; di tutti i giorni. Cos&igrave; &egrave; successo con la TRK e cos&igrave; sta accadendo con la nuova Reiju Aventura, anche fra gli addetti ai lavori.  &quot;Ma sai, alla fine &#39;ste cinesi non sono cos&igrave; male, e per questo prezzo!&quot;&nbsp;  &quot;Ok sar&agrave; pure copiata, ma &egrave; fatta bene&quot;  Due frasi tipiche che si sentono di recente, in un mondo dove si rinuncia all&#39;originalit&agrave; pur di spendere pochi soldi... e non &egrave; detto che questo sia il male assoluto.    Moto sportive stradali, stanno tornando  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;&nbsp;  &nbsp; 

Nuovi marchi orientali stanno invadendo il mercato europeo e quelli che definivamo &quot;cloni cinesi&quot; stanno entrando sul nostro mercato per vendere e avere successo. Come cambia l&#39;opinione degli appassionati quando la Cina &egrave; cos&igrave; vicina?

Ma oggi le Case cinesi copiano, o no?

Jedi Motor &egrave; un brand che qui in italia non si &egrave; mai sentito. Si tratta di un&#39;azienda cinese che &egrave; in attivit&agrave; dal 1975 con il nome di Jinan, ed &egrave; famosa in patria per essere la casa produttrice delle moto della polizia per tutto il paese. Nel 2021, per&ograve;, &egrave; iniziato un percorso di trasformazione che ha portato dapprima alla presentazione di una serie di concept (sportiva carenata, GT e naked) dotati di bicilindrico parallelo 750, e poi nella concretizzazione dei primi due modelli che rispondono al nome di Sport GT 750 e di K750, con caratteristiche davvero interessanti per il mercato europeo.  Perch&egrave; si tratta di un nuovo player?  Tra i numerosi marchi che stanno arrivando dal lontano oriente, non tutti sono in grado di soddisfare le esigenze e le aspettative del nostro mercato. Gli standard qualitativi richiesti dai nostri motociclisti sono piuttosto alti, e finora gli unici brand cinesi che sono riusciti a fare &quot;il salto di categoria&quot; in Europa sono quelli che hanno saputo proporre prodotti al livello della nostra offerta, con investimenti davvero importanti e un reale interesse all&#39;espansione globale.&nbsp;  Se i vari CF Moto e QJ ormai sono nomi di casa anche qui, Jinan &egrave; ancora nella fase di avvicinamento all&#39;occidente. Impossibile proporre da noi le piccole moto 250 e 300 che vengono fornite alla polizia cinese da Jinan Jedi Motor, ma i passi avanti fatti con la nuova piattaforma 750 sono enormi. Lasciando stare, per il momento, il motore bicilindrico parallelo DOHC da 730cc che rappresenta il (modesto) step verso le cilindrate maggiori, &egrave; la ricerca di collaborazione con brand europei a dimostrare la vera intenzione di questo brand.  Suter, in primis, &egrave; partner nello sviluppo di questa nuova gamma di moto, e supporta Jedi con consulenze e tecnologia. Ovvio, non si tratta di un colosso della produzione moto, ma &egrave; un polo tecnologico importante in europa per ricerca e innovazione. Sui nuovi modelli 750 il telaio &egrave; in alluminio (raro fra le moto cinesi, anche dei grandi brand) e nei concept abbiamo visto sospensioni di qualit&agrave; e freni Brembo.&nbsp;    &nbsp;  &nbsp;  Che potenziale hanno?  L&#39;estetica? Se la versione definitiva della K750 sar&agrave; realmente quella vista di recente, si tratta di un passo avanti enorme, perch&egrave; per certi versi riesce ad essere originale e personale senza copiare troppo dai top player del settore delle sportive. La Sport GT ha anch&#39;essa un design particolare - personalissimo e che non pu&ograve; piacere a tutti - ma sembra ben fatta ed equilibrata nelle forme. La naked JFR 750 (che finora &egrave; ancora un concept) ha anch&#39;essa uno stile particolare, ma che si pu&ograve; per lo meno offrire anche nel nostro mercato.&nbsp;  Tenere d&#39;occhio questo brand &egrave; doveroso, perch&egrave; ha le potenzialit&agrave; per diventare qualcosa di pi&ugrave; grande a livello mondiale. La visione c&#39;&egrave;, la volont&agrave; di provare a uscire dai confini della Muraglia pure, e si tratta di un&#39;azienda che produce moto in totale autonomia sia come motori che come ciclistica. Le partnership con nomi importanti del motociclismo in Europa e il potenziale supporto del governo cinese (ripetiamo, sono loro i fornitori delle moto per le forze dell&#39;ordine locali) potrebbero garantire anche la stretta di accordi tecnico-economici per un ingresso in grande stile nel mercato globale. Stiamo a vedere.    PFMoto: il nuovo produttore cinese ha gi&agrave; su carta i primi modelli 

Sta gi&agrave; facendo parlare di s&egrave; per le caratteristiche di alcune sue nuove moto. Dietro c&#39;&egrave; lo zampino dell&#39;azienda che produce mezzi&nbsp;per la polizia cinese e&nbsp;altri brand europei

Jedi Motor: un marchio cinese da tenere d&#39;occhio

&Egrave; in arrivo una sportiva cinese con motore turbo? Sembrerebbe&nbsp;di s&igrave;, a giudicare dai brevetti apparsi sul web e dalle indiscrezioni che hanno cominciato a circolare su internet relativamente alla nuova Benda VTR-300. La Casa cinese, di cui abbiamo conosciuto gi&agrave; la cruiser BD300 Sporty e la &quot;sorella&quot; LFC700, ha rilasciato le immagini del suo nuovo modello. Tali brevetti in realt&agrave; non rilevano esplicitamente la presenza di un turbo, il che potrebbe far pensare che tale tecnologia sia &quot;nascosta&quot; all&#39;interno.    UNA 300 DA 50 CV GRAZIE AL TURBO?    Non si conoscono ancora le specifiche tecniche, ma i rumors indicano come la VTR-300 monter&agrave; il motore BD2V58MN un 2 cilindri DOHC da 298 cc (58 mm di alesaggio e 56,4 mm di corsa) da circa 30 cv: con la spinta di un turbo si arriverebbe facilmente fino a 50 cv. Non male per un 300.  LE PRIME INFORMAZIONI    I brevetti la fanno inoltre apparire come una sportiva dalle caratteristiche premium. Qualcuno l&#39;ha gi&agrave; accostata stilisticamente alla Yamaha R3. Mostra forcella a steli rovesciati, impianto frenante Brembo con disco singolo all&#39;anteriori e al posteriore e ruote a 10 raggi. Il telaio dovrebbe essere confermato a traliccio e in acciaio tubolare. Sul frontale, oltre al singolo faro anteriore - probabilmente a LED - probabile spazio per altre luci di posizione. Da notare come la coda sia in posizione pi&ugrave; rialzata del solito.  Attendiamo nuovi aggiornamenti su questa moto, e se mai arriver&agrave; in Europa. A livello di tempistica, si ipotizza possa arrivare sul mercato verso la fine del 2022.  BENDA, ESCALATION MOTORI DALLA CINA: ARRIVA UN V4 DA 152 CV 

Di base un bicilindrico da 30 cv, che possono arrivare a 50 con una spinta extra dalla sovralimentazione: ecco brevetti e indiscrezioni sulla nuova sportiva asiatica

Benda VTR-300, la Cina mette... il turbo

        &Egrave; bastato un controllo dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, insieme alla Guardia di Finanza, a scovare i mezzi arrivati al porto di Vado a bordo di un cargo: 38 motociclette di una nota Casa italiana sono arrivate in Liguria in alcuni container. I mezzi erano dichiarati di origine cinese, ma alcuni loghi sulla carrozzeria avrebbero potuto confondere i clienti sembrando davvero fabbricate nel nostro Paese. Vespa false dalla Cina: il maxi sequestro delle dogane MULTA E SEQUESTRO Non c'era nessuna indicazione che attestasse la produzione sul territorio cinese, mentre il numero identificativo del telaio suggeriva una fabbricazione su quello italiano. Le indagini delle forze dell'ordine hanno cos&igrave; portato al maxi sequestro dei mezzi (tutti di cilindrata 650cc) e della documentazione secondo quanto disposto dalla legge 350 del 2003 secondo cui chi utilizza marchi in modo tale da portare il consumatore a ritenere che un prodotto sia di origine italiana &egrave; punito con una sanzione. La multa, salatissima, ammonta a 30mila euro ed &egrave; stata subito pagata dall'importatore che ha per&ograve; chiesto il dissequestro e l'inserimento dell'adesivo "Made in PRC" (ovvero, "fabbricato nella Repubblica Popolare Cinese") sia sul telaio, che sul libretto d'uso e manutenzione degli stessi veicoli. CONTRAFFAZIONE ONLINE A EICMA 2021: UN&rsquo;INSERZIONE SU QUATTRO &Egrave; ILLECITA       

L'importatore, multato per 30mila euro, ha chiesto il dissequestro dei motoveicoli e l'apposizione della dicitura "Made in PRC"

Savona, sequestrate 38 moto cinesi spacciate per italiane

Ha fatto discutere, ed acceso un bel dibattito tra gli appassionati, l&#39;articolo a firma del nostro Nicola Andreetto &quot;Abbiamo davvero bisogno delle moto cinesi?&quot;. Tante le mail arrivate in redazione da voi lettori. Ne abbiamo selezionate alcune che pubblichiamo insieme alla risposta del Direttore di InMoto, Andrea Padovani e che trovate subito sotto in apertura di questo articolo. Ovviamente il tema &egrave; di quelli che fa e far&agrave; discutere ancora a lungo. Ben vengano quindi le vostre mail o commenti. Un ottimo confronto tra appassionati. Noi e voi.  La risposta del Direttore    I temi trattati dal&nbsp;Nicola Andreetto nel suo articolo, sono tanti, di vasta portata e interconnessi, a svariati livelli, tra loro. In pi&ugrave; hanno a che fare con un contesto socio-culturale di difficile interpretazione: non stiamo infatti parlando semplicemente di Italia o di Cina, ma di un mondo globalizzato senza confini, spesso regolato dalle soli leggi del mercato. Basta guardare a quello che sta accadendo in questo momento con i semiconduttori, con la rete globale dei trasporti, con il rincaro dei combustibili. Una tentacolare crisi globale che non risparmia il mercato delle due ruote.&nbsp;  Le vostre lettere &ndash; tante, appassionate, interessanti - sollevano tematiche importanti e introducono concetti nuovi nella discussione &ldquo;moto cinesi s&igrave;, moto cinesi no&rdquo;. Uno degli elementi chiave della discussione sembra essere il &ldquo;prezzo&rdquo; dei prodotti che iniziano ad arrivare dall&#39;oriente (Giappone escluso, ovviamente): c&#39;&egrave; una grande fetta di appassionati che non pu&ograve; permettersi mezzi da 15.000-20.000 euro. Sono gli stessi che iniziano a guardare con curiosit&agrave; e attenzione i nuovi prodotti &ldquo;made in Cina&rdquo;, decisamente pi&ugrave; abbordabili. &Egrave; un problema reale questo? Non lo crediamo. La competizione &ndash; regola base di un mercato libero &ndash; &egrave; un vantaggio per il cliente finale a cui verranno offerti prodotti dal rapporto qualit&agrave;/prezzo sempre pi&ugrave; elevato.&nbsp;  Un concetto che va analizzato con attenzione: l&#39;Oriente sta arrivando. I prodotti che trovano spazio nelle nostre concessionarie non sono pi&ugrave; quelli (un po&#39; risibili) di dieci anni fa. Nelle cilindrate intermedie la faccenda si fa interessante e si iniziano a vedere moto di spessore. Manca, e questo &egrave; forse il pi&ugrave; grande limite dei prodotti cinesi (anche di quelli &ldquo;ibridi&rdquo; tipo Benelli e Moto Morini), quell&#39;attrattiva emotiva da ricondurre al blasone del marchio. Ecco, l&igrave; c&#39;&egrave; ancora tanta strada da fare... Il fascino di una moto &egrave; una caratteristica che non si struttura in un paio di stagioni di vendita. Ha bisogno di tempo per sedimentarsi nelle &ldquo;pance&rdquo; degli appassionati.  Passando ad un altro aspetto, molti sottolineano con una certa acrimonia il fatto che la Cina ci ha invaso e ci ha portato via Case costruttrici prestigiose, vedi Benelli, Morini, SWM... Niente di pi&ugrave; sbagliato. &Egrave; proprio grazie agli investimenti orientali che queste aziende sono state rilanciate e non sono scomparse, inghiottite da un mercato spietato. Certo, si &egrave; delocalizzato, ristrutturato, si sono ottimizzati all&#39;esasperazione i flussi produttivi. Ancora... &egrave; il mercato a dettare le regole e i business plan dei manager a dire dove e come produrre in modo pi&ugrave; efficiente ed economico possibile. Anche a discapito di quel famoso &ldquo;Made in Italy&rdquo; che tanto abbiamo sbandierato in giro per il mondo per anni. Efficienza, modernizzazione degli impianti, ricerca tecnologica, investimenti: sono questi i capisaldi su cui una moderna realt&agrave; industriale dovrebbe poggiare le sue basi. Regole non scritte spesso ignorate in Italia. E la Cina (ma anche altre nazioni) &egrave; arrivata; con i suoi prezzi, i suoi soldi da investire. Qui potremmo e dovremmo aprire un capitolo sull&#39;etica del lavoro e del capitalismo cinese... Cos&igrave; come sulla questione ambientale e geopolitica. Ma non credo sia la sede adatta.&nbsp;  Andrea Padovani  A seguire pubblichiamo alcune delle lettere arrivate in redazione:  &nbsp;  Salve, voi chiedete se &egrave; giusto o meno acquistare moto cinesi poi bla, bla, bla... il sistema mercato delocalizzazioni, bla bla... Ma se la paga di chi lavora in alcuni servizi pubblici &egrave; arrivata a 7 euro netti all&#39;ora come pretendere che si possa mantenere in piedi la macchina economica occidentale, dove prodotti come molte Marche conosciute arrivano a costare fino a 26/27 mila euro.&nbsp;  Massimiliano Pinciotti  Grazie, ciao!   Buongiorno, ho letto l&#39;articolo e posso dire tranquillamente che continuer&ograve; a chiamarle &quot;cinematografica&quot;. Sono possessore di una Moto Guzzi Bellagio del 2007, ho avuto anche Honda e penso che continuer&ograve; a comprare moto che non abbiano nulla a che fare con la Cina tipo Benelli o anche certe BMW. A 62 anni suonati penso di finire la mia carriera di motociclista senza dover accettare il compromesso o imposizioni cinesi. Cordiali saluti.  Fiorenzo Radaelli&nbsp;  &nbsp;  Ho letto con interesse il pezzo di Andreetto sulle moto cinesi. Le osservo attentamente da anni, all&rsquo;EICMA, e posso affermare che hanno fatto passi da gigante, sia come qualit&agrave; costruttiva sia in termini di estetica. Manca loro ancora qualcosa in termini di immagine e &ldquo;aspirazionalit&agrave;&rdquo;. Nulla che, grazie alla loro strapotenza economica, non possano in pochi anni rimediare. Hanno gi&agrave; in mano Marchi dal blasone prestigioso (Benelli e AJS, per menzionarne due). Possono contare su uno sterminato mercato domestico che permette loro di instaurare quelle economie di scala che permetteranno di creare una base produttiva al top e una gamma per tutte le tasche. Penso che l&rsquo;avvento dei costruttori cinesi sia una realt&agrave; ineluttabile. Quale pu&ograve; essere la risposta delle Case occidentali? Cercare di mantenere una leadership nello stile e nell&rsquo;immagine di prodotto, che di certo non si improvvisa n&eacute; si pu&ograve; comprare. Quindi proporre nuove idee e creare nuovi segmenti di mercato. In questo abbiamo un vantaggio ancora difficile da colmare.  Antonio Canizzaro  &nbsp;  Premetto che ho 20 anni, pochi soldi e che guido tutti i giorni un KTM SMC 660 e che quindi il massimo confort che ho sulle moto &egrave; il decompressore al manubrio e la massima tecnologia &egrave; il tachimetro. Non credo che l&#39;avvento delle moto cinesi sia un male per il mercato e per il motociclismo in s&eacute;, anzi credo che sia una via per entrare o rientrare nel mondo delle moto. Le altre opzioni sono comprare una costosa moto nuova dei produttori canonici o guardare all&#39;usato con annessi pro e controo. Prima di puntualizzare bisogna ricordare che costano la met&agrave; di una loro ipotetica rivale blasonata e che comunque hanno superato tutte le omologazioni quindi si sono sicure. Secondariamente vorrei marcare la differenza tra due tipi di moto cinesi: quelle per il mercato asiatico (125, 150, 200, 250) e quelle per il mercato europeo (qualche 125 e 500).  Se quelle del mercato asiatico sono tanto economiche quanto eterne nel tempo, riparabili con qualsiasi cosa, sono anche brutte esteticamente e di infima qualit&agrave; costruttiva, scarne e dalle prestazioni pietose. Quelle del mercato europeo tutt&#39;altro: rimangono sempre economiche e affidabili ma ottengono anche una qualit&agrave; costruttiva decente e delle buone doti ciclistiche.  Sconsiglio le moto del mercato asiatico tanto quanto consiglio quelle per il mercato Europeo.  Per&ograve; prima di fare paragoni con moto nipponiche e Europee bisogna tenere a mente una cosa: il prezzo. Detto ci&ograve; credo che siano ottime moto per chi non insegue la performance e la sportivit&agrave;, si accontenta di non avere menate varie e che non voglia chiss&agrave; che oggetto di stile che non cerchi solamente un mezzo per fare da A a B perch&eacute; comunque sono moto vere e proprie e possono benissimo togliere grandi soddisfazioni sia nel giro domenicale sia nel viaggio estivo.&nbsp;Inoltre il fatto che costano poco di manutenzione fanno s&igrave; che siano veramente una fonte di libert&agrave;. Ultimo motivo per cui sia una buona cosa nel mercato, meno diretto al singolo acquirente, se dovessero diffondersi, pareggiando magari anche le rivali &quot;purosangue&quot; per performance ma restando immutate di prezzo ci sarebbe inevitabilmente un crollo dei prezzi delle moto nuove attualmente ingiustamente e ingiustificabilmente care.  Matteo Picchio  &nbsp;  Lo dico con orgoglio patriottico, sono italianissimo anche nella scelta dell&#39;acquisto delle moto... Evviva il made in Italia (e non Italy). Sono possessore felicissimo di una Ducati Multistrada V4, costruita dalla nostra gente. Sinceramente non riesco a vedere di buon occhio le cosiddette cinesate, in special modo sapendo le differenze di gestione della sicurezza, dei rapporti di lavoro, dell&#39;ambiente. Qualcuno mi dir&agrave; che tanti nostri imprenditori si approvvigionano in Cina ma questo, purtroppo non possiamo fermarlo noi.  Buon lavoro e speriamo che i nostri imprenditori siano in grado di sopportare e supportarci.  D&#39;Arpino Angelo   Credo che ci vogliano le cinesate... hanno senso le quotazioni di 28.000 euro per una moto? Chi vive del proprio stipendio in questo paese ormai alla deriva, come pu&ograve; fare due curve in serenit&agrave;? Come pu&ograve; permetterselo? Tutto ci&ograve; che gira intorno alla moto &egrave; abbastanza caro... tanto chi ha la passione per la moto spende. Viva la concorrenza, da qualunque parte arrivi. Ve lo dice un povero artigiano motociclista da 50 anni, 122 moto possedute, strada e fuoristrada.  Paolo Boninsegna&nbsp;   Buongiorno. Ho 55 anni. Tante moto e scooter. A un certo punto mi sono potuto permettere lo scooter per necessit&agrave; e le moto per divertimento. Dopo tanta esperienza, per muovermi tutti i giorni per Roma, 80 km circa con ogni tempo, serve un mezzo sicuro ed affidabile. Yamaha o Honda non mi hanno mai tradito. Majesty 400: 120.000 km, venduto per upgrade a Integra 750 (60.000 km) e ancora perfetto. Mai il pi&ugrave; piccolo problema. La moto &egrave; un&#39;altra cosa, viaggio o pista deve essere bella anzi no, deve piacere, emozionare, &egrave; una passione una vertigine che non si spiega e non si ragiona. Ne ho avute diverse, le 4 Giapponesi e alcune italiane. Adesso ho una Guzzi e una Ducati, sono le mie amanti, mi emoziona guidarle, guardarle, toccarle. Si pu&ograve; fare anche con una cinese? Non so, l&#39;amante non si sceglie, se non capita bene, se capita ci si pu&ograve; fare poco ed &egrave; inutile provare a resistere.  Sandro Massari  &nbsp;  Purtroppo i prodotti cinesi ci hanno invasi con una concorrenza sleale. In pi&ugrave; hanno comprano i nostri marchi per poi portarseli in Cina lasciando noi nei casini. Purtroppo l&#39;Europa ha solo pensato ai conti limitando cosi lo sviluppo dei prodotti a differenza dei cinesi che hanno migliorato i loro prodotti. Io sono pesarese e vedere la Benelli con la sua storia in mano cinesi mi fa un po di rabbia. Io ho comprato una moto italiana.  Giovanni Errico&nbsp;   Caro Nicola, alcuni anni fa desideravo di una piccola scrambler 250 giapponese ma questa tipologia di moto non veniva offerta e ho scelto una Mash 250 Two Fifty. Poi ho cercato una 350 ma ho dovuto &ldquo;scramblerizzare&rdquo; una kawasaki ER5. Al momento se desidero un prodotto giapponese devo aspettare la probabile commercializzazione della Honda CB350 mentre sul mercato sono gi&agrave; presenti Benelli Imperiale, Royal Elfield Meteor e Brixton. A mio parere, esiste un vuoto di offerta da parte delle marche giapponesi che ha favorito e indotto molti motociclisti a scegliere prodotti con componentistica cinese. Nel tuo articolo concludi che nel nostro mercato non manca la scelta. La mia esperienza sembra dire il contrario. Cordiali saluti  Salvo Livigni&nbsp;  &nbsp;  Sono un appassionato motociclista da 30 anni. Possiedo 10 moto. Tutte usate, adoro il Ducati Monster, quindi quasi tutte sono ducati tranne due giapponesi. Ci sono vari aspetti che si possono valutare, ma per me la cosa pi&ugrave; importante &egrave; la longevit&agrave; di una moto.  I mitici modelli come il GS e il Multistrada Ducati, hanno ancora un valore commerciale dopo 10 anni, quindi c&#39;&egrave; interesse nel mantenere in vita una moto di questo valore. Quindi facendo dei calcoli economici, in caso di guasti o manutenzioni pesanti, si preferisce spesso fare un intervento di sistemazione. Con una moto cinese che ha dieci anni, pagata 5.990 euro, molto probabilmente si valuta di buttarla e di acquistare un altra moto cinese. Costa meno, quindi si crea immondizia spreco di risorse. Consideriamo che al giorno d&#39;oggi a livello globale, sprecare risorse diventa un grosso problema per il futuro dei nostri figli e non solo. Concludo con questa riflessione. Meglio una moto che costa 24.000 euro, ben costruita, un mito quando la compri? (Il concessionario ci guadagna meglio quando la vende, magari ci lavorano operai europei. E fra 10 anni &egrave; ancora un mezzo che ha mercato). Oppure una moto che fa guadagnare poco a chi la vende, che fra dieci anni non avr&agrave; molto valore, rischiando di diventare un rifiuto? Occhio allo spreco.  Buon lavoro  Moreno Manfroi&nbsp;  &nbsp;  Premetto di essere un motociclista da relativamente poco tempo quindi posso benissimo dire cose non esatte per&ograve; penso che queste moto cinesi, che adesso esteticamente riescono meglio a raggiungere il pubblico, per le piccole cilindrate possano andar bene. Discorso cambia a mio avviso quando si va a prendere cilindrate pi&ugrave; importanti e conseguente aumento di CV, come detto nell&#39;articolo sono moto economiche, io mi domando su cosa e quanto vadano al risparmio?  Mi spiego meglio: se prendo una carenata da 1000 cc ed oltre 100 CV vorrei anche avere le dovute dotazioni tecniche, impianto frenate con i crismi, sospensioni di qualit&agrave; e tutte quelle cose che mi aiutano a non farmi male. E queste cose sfortunatamente costano come tutta la componentistica di un certo livello.  Quindi a mio avviso se creeranno moto con componenti premium ben venga, la competizione fa sempre bene, in caso contrario spero non arrivino mai da noi.  Andrea D&#39;Arrigo  &nbsp;  Buongiorno, sono Daniele Vallisi, titolare di Vallisi srl che dal 1969 costruisce telai per moto nel bolognese. Nei decenni passati Bologna era la capitale nella costruzione dei telai per moto. Ora le aziende rimaste sono poche e piccole. &Egrave; pi&ugrave; facile trovare Made in Italy su moto giapponesi che su una Ducati. Ma vi pare possibile che una Ducati, che costa almeno il 50 per cento in pi&ugrave; di una pari giapponese abbia i telai costruiti in Vietnam, e si fregi di essere la moto made in Borgo Panigale?  Daniele Vallisi  &nbsp;  Articolo molto interessante, quindi complimenti innanzitutto per l&#39;onest&agrave; e la linearit&agrave; del discorso.  Io sono un motociclista di 53 anni che ha passato buona parte della sua vita in moto, dividendosi tra moto giapponesi tra i 20 e i 35 anni e Harley Davidson dai 39 ad oggi, con qualche escursione in KTM e BMW. Il lavoro non &egrave; pi&ugrave; lo stesso, i soldi nemmeno e bisogna accontentarsi. Oggi possiedo ancora una vecchia Harley del &#39;99 e un SuperT&eacute;n&eacute;r&eacute; del &#39;91. Non giro pi&ugrave; con moto da 30.000 euro (HD e BMW), non ne ho pi&ugrave; la possibilit&agrave;. Ma per quanto potr&ograve; ancora girare con moto euro 0?  Allora sono andato a vedere la Moto Morini X-Cape. 7.500 euro in strada per un 650, quando la concorrenza europea o giapponese &egrave; sui 15/18 e pi&ugrave;. Molto bella. La prenderei? Forse no. Sedendomi sopra ho capito perch&eacute; costa quella cifra: plastiche che scricchiolano appena ti muovi sopra. Dettagli finiti male o &quot;pensati&quot; male. Su un KTM, che ho avuto, o BMW, certe cose non le vedi. Quello che alla fine per&ograve; mi rammarica molto non &egrave; tanto la moto cinese, ma vedere certi marchi italiani in mano ai cinesi perch&eacute; glieli abbiamo serviti su un piatto d&#39;argento. Allora allargando il discorso mi viene da dire: ma l&#39;Europa non doveva servire a tutelarci da questa concorrenza insostenibile? Cosa abbiamo ottenuto? Alla fine ci hanno invaso lo stesso e con la beffa di sventolare pure una bandierina tricolore. Morale, insister&ograve; sull&#39;usato, forse altri 15 anni li tiro prendendo un usato che mi piace, e dopo chiss&agrave;, magari la moto non sar&agrave; pi&ugrave; un piacere o un&#39;esigenza.  Luca Lindemann  &nbsp;  Gentile redazione,  mi chiamo Mori Carlo ho 58 anni e vivo in un piccolo paese polesano. Anch&#39;io come Voi mi sono fatto e mi faccio attualmente la domanda se vale la pena aquistare una moto cinese e la notizia di questi giorni che per la prima volta nella storia motociclistica cinese &egrave; stato costruito un motore quadricilindrico ci dice che perlomeno loro ci credono fermamente.  Per quanto mi riguarda invece nutro molti dubbi anche se devo ammettere che per prodotti diciamo cos&igrave; ibridi e cio&egrave; costruiti con una profonda influenza italiana come Moto Morini il risultato e non solo quello economico &egrave; molto coinvolgente, se poi la stessa moto la confrontiamo con l&#39;Aprilia Tuareg visto che hanno pi&ugrave; o meno la stessa cubatura beh... allora forse c&#39;&egrave; da pensarci veramente.  Si potr&agrave; obbiettare che in favore della Tuareg ci sono prima di tutto un motore pi&ugrave; performante una elettronica pi&ugrave; evoluta, sospensioni pi&ugrave; specialistiche... ma alla fine quello che fa la differenza sono circa 5.000 euro che rimangono in tasca e scusate se &egrave; poco.  La moto Veneta &egrave; rivolta a un popolo pi&ugrave; specialistico certo, ma sono i grandi numeri di mercato a fare o meno il successo non solo economico di un prodotto (vedi Benelli TRK). Concludendo Vi dico: no, non comprerei mai una qualsiasi moto cinese, ma se (e questo dimostra quanto sono oramai avanti commercialmente) la moto &egrave; ben costruita specialmente se questo avviene in Italia e il prezzo &egrave; molto interessante come in questo caso allora s&igrave;, pi&ugrave; di un pensiero lo posso fare. Cordialmente.  Carlo Mori&nbsp; 

A voi la parola: alcune delle mail arrivate in redazione fanno capire il pensiero oggi pi&ugrave; ricorrente sulle moto che arrivano dalla Cina. Ma per alcuni sono comunque una valida alternativa alla proposte delle Case &quot;tradizionali&quot; a volte troppo costose

Moto cinesi: &quot;Preferisco un usato. Ma la qualit&agrave; cresce e costano poco&quot;

        Una moto sportiva, divertente da guidare, pronta ad aggredire l'asfalto, e di piccola cilindrata. Una streetfighter nuda e cruda. A voleri inserirsi nello stesso mercato di modelli come Honda CB300R, KTM 250 Duke, Yamaha MT-03, ci pensa la cinese Zongshen con la sua G250R.  LA KTM 250 DUKE CINESE? Zongshen &egrave; noto in Cina per la produzione di scooter e moto di piccola cilindrata, ma &egrave; anche un partner strategico di Piaggio, per il quale il Gruppo di Pontedera esternalizza la produzione nel territorio. La G250R, dal punto di vista stilistico, somiglia molto alla KTM 250 Duke: il design &egrave; affilato e aggressivo, ma serbatoio, coda e faro ricordano nettamente quelli della moto austriaca, senza dimenticare la vivacit&agrave; dei colori della carrozzeria. PRESTAZIONI Dal punto di vista delle prestazioni, la G250R &egrave; spinta da un monocilindrico da 249cc da circa 25 cavalli. Il display TFT a colori e l'illuminazione a LED completano il quadro della piccola naked pepata, che verr&agrave; presto lanciata in Cina per poi piombare sugli altri mercati asiatici e, chiss&agrave;, provare a "invadere" il territorio occidentale. Cyclone RA9: naked Hi-Tech ispirata alla Shiver       

Concettualmente molto simile alla 250 Duke di KTM, la naked asiatica monta un 2 cilindri da 249cc e 25 cavalli. La vedremo anche nel mercato occidentale?

Zongshen G250R, dalla Cina la streetfighter pepata

Durante la sua partecipazione al 18&deg; China International Motorcycle Trade Expo tenutosi a Chongqing, citt&agrave; della Cina centro-meridionale, oltre a presentare la LFC700, futuristico modello cruiser, Benda Motorcycles ha tolto i veli anche a due motori V4 che con tutta probabilit&agrave; andranno ad alimentare i futuri modelli in uscita nel 2022.  Moto cinesi, sempre pi&ugrave; motori di grossa cilindrata: in atto una rivoluzione?  Il motore cinese pi&ugrave; potente di sempre  Tra i due motori per&ograve;, quello che pi&ugrave; ha attirato l&rsquo;attenzione di curiosi e addetti ai lavori &egrave; stato il grosso propulsore da 1.198 cc, DOHC, raffreddato ad acqua con quattro valvole per cilindro e una potenza dichiarata di 152 cv. Il motivo? I suoi numeri, a quanto pare, gli conferiscono lo scettro di motore motociclistico di fabbricazione cinese pi&ugrave; potente di sempre.  Secondo motore da 496 cc  Tuttavia, non soddisfatti, gli ingegneri Benda hanno voluto proporre al Motor Expo di Chongqing anche una versione dello stesso motore con cilindrata minore. A prima vista il layout resta lo stesso, ma sotto sotto la cilindrata cala fino ad arrivare a 496 cc.  Differenza, questa, che di conseguenza si ripercuote anche sulle prestazioni. Se il primo motore da 1.198 cc pu&ograve; infatti permettersi di sviluppare una potenza importante, il pi&ugrave; piccolo - chiamato DB453, le cui foto sono state divulgate dai colleghi di Bennetts) deve accontentarsi di raggiungere picchi di 56 cv a 10.000 giri/min e una coppia massima di 45 Nm a 8.000 giri/min.    Riusciremo mai a vederli in Europa?  Al momento, secondo alcuni rumors, dato che Benda ha gi&agrave; iniziato a sviluppare una rete di concessionari nel Vecchio continente, le probabilit&agrave; che le sue moto e i suoi nuovi motori raggiungeranno prima o poi in nostri mercati si fanno sempre pi&ugrave; concrete.  Staremo a vedere&hellip;  La prima (vera) Superbike cinese: se non ora quando? 

Tra i due, quello che pi&ugrave; ha attirato l&rsquo;attenzione di curiosi e addetti ai lavori &egrave; stato il grosso propulsore da 1.198 cc. Motore motociclistico di fabbricazione cinese pi&ugrave; potente di sempre. Ma non &egrave; l&#39;unica novit&agrave; sul fronte propulsori a V

Benda, escalation motori dalla Cina: arriva un V4 da 152 CV

Le due ruote &ldquo;Made in China&rdquo; sono ormai diventate una realt&agrave; ben consolidata. Realt&agrave; che sta trovando terreno fertile anche dalle nostre parti soprattutto con Zontes, una delle maggiori Case motociclistiche cinesi che in Italia &egrave; presente sul mercato con ben otto diversi modelli.  Gamma di modelli, per&ograve;, che presto potrebbe arricchirsi di una novit&agrave;&nbsp;in stile Scrambler, caratterizzata da un design a met&agrave; tra il moderno&nbsp;e il retr&ograve;. Stiamo parlando della Zontes 350 GK, di cui un po&rsquo; di tempo fa sono stati diffusi i primi bozzetti creati da JJ Design.  Moto cinesi, sempre pi&ugrave; motori di grossa cilindrata: in atto una rivoluzione?  Nuova&hellip; eppure gi&agrave; vista  L&rsquo;indiscrezione arriva direttamente dai colleghi di Motorrad, gli stessi che hanno notato un importante particolare. La futura scrambler&nbsp;cinese, infatti, sembra non discostarsi poi tanto in termini di design dalla gi&agrave; nota Zontes 125 G1 e dalle altre moto del Marchio.  Infatti, stando anche alle foto comparse in rete, la nuova 350 GK sembra proprio essere nata dalla costola di alcuni modelli gi&agrave; presenti in listino. L&rsquo;esempio pi&ugrave; lampante si vede gi&agrave; a partire dal posteriore, molto simile alla caf&egrave; racer presente in listino con motore da 125cc, e sullo scarico alto, molto simile a quello delle moto della gamma 310 T1, T2 e R.  Le indiscrezioni dalla Cina  Tuttavia, nonostante un rendering abbastanza completo, che fa pensare ad una moto gi&agrave; pronta per il lancio, le specifiche tecniche ancora non sono state rivelate. Tralasciando questo, dalla Cina giungono comunque forti rumors sulla possibilit&agrave; di vederla proprio con cerchi a raggi, gomme tubeless, forcella a steli rovesciati all&rsquo;anteriore, forcellone in&nbsp;alluminio&nbsp;, scarico con doppio silenziatore sovrapposto gi&agrave; visto sulle 310 e un motore monocilindrico raffreddato a liquido da 350 cc di cilindrata e 43,5 cv.  Zontes 125 Hyper Trial: piccola avventuriera   

Non ancora&nbsp;note le specifiche, n&eacute; indicati&nbsp;prezzi o tempistiche di arrivo in Italia. Tuttavia, le prime indiscrezioni parlano di&nbsp;un motore monocilindrico da 43,5 cv

Zontes 350 GK: una nuova scrambler dalla Cina

Un tempo era &quot;la Cina&nbsp;&egrave; sempre pi&ugrave; vicina&quot; ma oggi? Pi&ugrave; che vicina appare non solo di fianco ma sempre pi&ugrave; lontana. E non perch&eacute; &egrave; rimasta indietro...&nbsp; Dalle&nbsp;proteste&nbsp;di piazza Tienanmen tempo ne &egrave; passato e nuove &quot;rivoluzioni&quot; sono in atto, soprattutto per quel che riguarda l&#39;industria. Nel nostro piccolo mondo delle due ruote la cosa &egrave; ormai lampante.  Mentre mezza Europa sta ancora riflettendo sulla proposta lanciata dall&rsquo;UE, ovvero quella di dire definitivamente stop ai motori termici entro il 2035, l&rsquo;ormai enorme industria cinese delle due ruote non sembra porsi il problema, anzi, tutto il contrario, perch&eacute; il trend sembra orientato in maniera vigorosa verso la creazione di motori termici di pi&ugrave; robusta cilindrata.&nbsp;  Le giovani case orientali infatti, che oggi spesse volte investono e acquisiscono aziende occidentali, stanno gradualmente passando dalla produzione di piccole monocilindriche alle cosiddette &quot;big bike&quot;; e la cosa sta avvenendo in tempi rapidissimi.  Mercato moto: quel ruggito delle tigri asiatiche  &nbsp;  Zontes    Per anni si sono prodotto piccole motociclette monocilindriche poco interessanti, poco prestazionali e molte volte poco originali anche nel design (leggi qua i cloni cinesi pi&ugrave; clamorosi). Tuttavia, poich&eacute; la clientela &egrave; ormai sempre pi&ugrave; esigente, e ben disposta economicamente, il mercato si sta adeguando; le nuove Case cinesi &ndash; giovani, con una fortissima base economica e con consistenti investimenti nella ricerca - stanno rapidamente passando all&#39;idea di creare moto pi&ugrave; importanti, pi&ugrave; veloci e con motori pi&ugrave; grandi. Una storia che ricorda (quasi scontato ripeterlo) l&#39;ascesa poderosa delle aziende giapponesi a cavallo tra gli anni &#39;60 e &#39;70.  Il primo esempio &egrave; Zontes - azienda che da tempo &egrave; impegnata nella produzioni di motociclette che spaziano dai 125 ai 300 cc -, che ha recentemente presentato un nuovissimo motore tre cilindri. Lo stesso che far&agrave; presto parte di una famiglia di propulsori che potrebbero arrivare fino a 800 cc di cilindrata.  Tuttavia, Mentre Zontes pu&ograve; definirsi un produttore completo - produce da sola proprie moto e propri motori -, la Cina vanta anche diverse altre case specializzate nella progettazione e costruzione di motori da vendere ad altri produttori.  &nbsp;  Gaokin    &Egrave; il caso di Gaokin, altro grosso produttore che ha da poco aperto la strada ai motori con cilindrata maggiore. La Casa, infatti, gi&agrave; da tempo produce bicilindrici paralleli e bicilindrici a V, ma &egrave; da poco trapelata la notizia di un bicilindrico in linea, probabilmente di grossa cilindrata come quello della Triumph Boneville T120, che potrebbe presto essere il cuore pulsante della nuova due ruote targata Brixton, attualmente costruita e prodotta proprio da Gaokin.  &nbsp;  Zeths    Altra azienda cinese che sta entrando nel mercato delle moto di grossa cilindrata &egrave; Zeths, Casa che fin dal 2013 ha prodotto e venduto esclusivamente motori da un massimo di 250 cc. Eppure, proprio recentemente la stessa ha presentato un motore bicilindrico a V di 60&deg; raffreddato a liquido da 1.000 cc, lo ZT 1000.  Insomma, un qualcosa che si discosta molto dai propulsori della sua gamma attuale formata solo da piccole custom e piccole sportive stradali.  &nbsp;  Weisenke Power Technology    Allo stesso modo, Weisenke Power Technology, ennesima protagonista cinese che ha recentemente tolto i veli a un nuovo quattro cilindri in linea da 800 cc. Altro segnale, questo, che mostra come la produzione in Cina stia effettivamente &ldquo;migliorando&rdquo; e &ldquo;aumentando&rdquo;, con l&rsquo;obiettivo di raggiungere e stare al passo delle aziende europee, americane e giapponesi.  &nbsp;  CFMoto    Poco da dire su CFMoto e sulla sua MT800, esempio lampante dell&rsquo;intera analisi. Nata dalla collaborazione austro-cinese con KTM, anche la gemella della 790 Adventure si basa su motore molto pi&ugrave; grande rispetto a quello che in Cina sono abituati a vedere: un bicilindrico in linea da 799 cc, per gentile concessione proprio della Casa di Mattighofen che ha messo a disposizione di CFMoto know-how e materiali in cambio della produzione in Cina dei suoi modelli di piccola cilindrata.  Insomma, se da una parte c&rsquo;&egrave; chi spinge dall&rsquo;Oriente verso l&rsquo;Europa per cercare di produrre moto di grossa cilindrata, c&rsquo;&egrave; anche chi dall&rsquo;Europa spinge verso l&rsquo;Oriente per cercare di inserirsi in un mercato da tempo abituato a piccole moto monocilindriche.  Le moto e la nuova Cina: una realt&agrave; che forse non conosciamo 

La Cina ha prodotto per anni piccole monocilindriche poco interessanti, poco prestazionali e molte volte poco originali nel design. Oggi il trend sembra invertirsi, sempre pi&ugrave; Case orientali stanno sviluppando motori dalle grandi capacit&agrave;

Moto cinesi, sempre pi&ugrave; motori di grossa cilindrata: in atto una rivoluzione?

        Altro giro, altra corsa e altra moto cinese che fa il verso alle grandi del mercato europeo o giapponese. Questa volta parliamo della Dayun Chi 302, letteralmente una naked cinese bicilindrica, ispirata alla Kawasaki Z1000. Zongshen, Cyclone RG3 dalla Cina con furore Bicilindrico da 285 cc Ma partiamo dal principio. Il Marchio Dayun &egrave; famoso nel suo paese per l&rsquo;impegno nel produrre, importare ed esportare motociclette, perlopi&ugrave; di piccola cilindrata, sin dalla sua fondazione nel 2004, a Guangzhou. Un impegno, questo, che ha permesso oggi alla Casa cinese di sviluppare l&rsquo;ultima nata: la Dayun Chi 302. Eppure, gi&agrave; ad un primo sguardo qualcosa attira la nostra attenzione. Non tanto perch&eacute; la nuova moto cinese porta in dote un motore bicilindrico parallelo da 285 cc raffreddato a liquido da 29 cv, forcelle a steli rovesciati regolabili nel precarico, monoammortizzatore posteriore, freni a disco, illuminazione a LED e un quadro totalmente digitale, tutte cose che non ci fanno di certo strizzare gli occhi, quanto per la sua estrema somiglianza con la Kawasaki Z1000. Inutile il paragone sulle prestazioni&hellip; Inutile ribadire, infatti, che la Chi 302 &egrave; chiaramente ispirata &ndash; per non dire altro &ndash; all&rsquo;apprezzata supernaked di Tokyo. Ovviamente, ispirazione che si ferma al lato estetico &ndash; e nemmeno troppo visto alcune chiare differenze sul design di scarico e codino - perch&eacute; qualsiasi paragone con le prestazioni fornite dal motore quattro cilindri in linea da 142 cv della Z1000 sarebbe poco pi&ugrave; che superfluo. Impossibile sapere se e quando uscir&agrave; dato che, secondo le indiscrezioni riportate dai colleghi di NewsBytes, al momento non &egrave; stato ancora nemmeno stabilito un prezzo di lancio per il mercato interno. TOP 8, Moto-copie: ecco i cloni pi&ugrave; clamorosi        

Ispirazione che si ferma esclusivamente al lato estetico, perch&eacute; la naked di Guangzhou porta in dote un piccolo bicilindrico 285 cc da 29 cv. Molti meno rispetto ai 142 cv della Z1000

Dayun Chi 302: sosia cinese della Kawasaki Z1000

La crescita dei produttori di moto cinesi &egrave; sotto gli occhi di tutti, impossibile dire il contrario. Tra questi c&rsquo;&egrave; anche Zeths, azienda fondata nel 2013, che oggi pi&ugrave; che mai mira a sviluppare diversi tipi di veicoli di fascia alta, tra cui spiccano moto EV, piccole custom e anche moto sportive da strada.  Tuttavia, nell&rsquo;ultimo periodo, l&rsquo;impegno della Casa cinese si &egrave; focalizzato principalmente sullo sviluppo di un motore bicilindrico a V di 60&deg; con raffreddamento a liquido: lo ZT 1000.  Mercato moto: quel ruggito delle tigri asiatiche  Zeths sfida le rivali  Secondo quanto giunto fino a noi dalla Cina e riportato dal sito Sunnews.cc, il nuovo propulsore di Zeths si presenta con un peso di 93 kg, distribuzione bialbero, un albero di equilibratura&nbsp;incorporato &ndash; per&nbsp;eliminare fastidiosi rumori e i problemi di vibrazione -, potenza di 82 cv a 8.000 giri/min e una coppia di 90 Nm a 5.500 giri/min.  Non certo un motore da pelle d&rsquo;oca. Tuttavia, lo ZT 1000 si fregia lo stesso del titolo di primo motore bicilindrico a V con una cilindrata di 1000 cc dell&rsquo;intera industria motociclistica cinese e, secondo le indiscrezioni, verr&agrave; montato quasi sicuramente su alcuni futuri modelli cruiser del Marchio.  Insomma, la rivoluzione cinese &egrave; iniziata e con questo nuovo motore Zeths &egrave; forse pronta a lanciare la sfida a CFMoto, Zontes, Benda, Zongshen e le altre tigri asiatiche.  Benda LFC7000: presentato il futuristico modello cruiser cinese  &nbsp; 

Il nuovo propulsore della piccola Casa cinese si presenta con un peso di 93 kg, distribuzione bialbero, un albero di equilibratura e potenza di 82 cv a 8.000 giri/min

Zeths ZT 1000: il V2 cinese per sfidare le rivali asiatiche

        Imitazioni, forme di adulazione, omaggi o semplicemente ispirazione. In qualunque maniera la vogliamo mettere sono sempre di pi&ugrave; le motociclette che dalla Cina si sono mostrate ai nostri occhi con molto pi&ugrave; di qualcosa in comune &ndash; solo a livello estetico, certo &ndash; con alcuni modelli ben pi&ugrave; blasonati di matrice europea o giapponese. Sono tante, infatti, le &ldquo;gemelle&rdquo; cinesi che si stanno facendo largo nell&rsquo;aggrovigliato mondo a due ruote, talmente tante che abbiamo deciso di selezionarne alcune per mostrarvi definitivamente quanto tra la semplice ispirazione e la consapevole &ldquo;copia&rdquo; ci sia un filo sottilissimo. Zongshen, Cyclone RG3 dalla Cina con furore &nbsp; Motrac Unicorn - MV Agusta Superveloce 800  L&rsquo;estetica &egrave; un pilastro fondamentale del Centro Stile MV Agusta e sembrano averlo capito molto bene anche in Cina. S&igrave;, perch&eacute; diverso tempo fa Motrac present&ograve; al pubblico una due ruote che tanto ha cercato di imitare la Superveloce al livello estetico. Stiamo parlando della Unicorn, una due ruote made in Cina in cui avantreno e retrotreno sembrano davvero troppo simili alla supersportiva di Casa MV. Che dire, a voi il giudizio finale&hellip; &nbsp; Moto S450RR &ndash; BMW S 1000 RR  L'aspetto non lascia scampo a dubbi, anche se sotto la carrozzeria non c&rsquo;&egrave; nulla di paragonabile: Moto S450RR &egrave; in poche parole il clone prodotto in Cina &ndash; a livello di design - della BMW S 1000 RR. La cosa che tuttavia stupisce di pi&ugrave; &egrave; che il Marchio asiatico non ha fatto nulla per nasconderlo o camuffarlo, tanto che anche il logo assomiglia in maniera inconfondibile a quello della Casa tedesca. &nbsp; &nbsp; Moxiao 500 RR &ndash; Ducati Panigale V  Altro giro, altra corsa. In effetti, osservandola da lontano, la 500 RR potrebbe facilmente essere confusa con la Panigale V2. Tuttavia, man mano che ci si avvicina si iniziano gi&agrave; ad intravedere alcune sostanziali differenze. Nonostante l&rsquo;aspetto muscoloso da vera dura, infatti, la Moxiao 500 RR presenta contorni pi&ugrave; ruvidi e una potenza nettamente inferiore rispetto alla supersportiva di Borgo Panigale da cui prende &ldquo;ispirazione&rdquo;. Ma su questo non avevamo certo dubbi&hellip; &nbsp; Yayama R6 &ndash; Yamaha R6  Neanche il nome &egrave; poi tanto diverso e ci&ograve; la dice gi&agrave; lunga sulle intenzioni del brand cinese. La Yayama R6, infatti, non copia solo nelle forme e nei colori la ben pi&ugrave; nota Yamaha R6, ma ne imita in maniera quasi divertente anche il nome. Insomma, un copia e incolla senza compromessi. &nbsp; Hanway G30 - Royal Enfield Himalayan&ugrave;  Tra le due moto l&rsquo;aspetto estetico &egrave; praticamente identico. L&rsquo;adventure bike targata Royal Enfield, infatti, &egrave; stata riprodotta in maniera fedele in ogni suo particolare. Tuttavia, la Hanway G30 &ndash; come del resto tutte le altre copie &ndash; non ha nulla a che vedere con l&rsquo;originale sotto l&rsquo;aspetto tecnico. Differenze che si notano soprattutto a partire dal motore, inferiore rispetto alla Royal Enfield (250 cc la G30 e 410 l&rsquo;Himalayan). &nbsp; Dahaidao 500 GS-ADV - Honda Africa Twin  Il Marchio costruttore del modello, Chongqing Hengjian, aveva gi&agrave; realizzato l'Hengjian 500X, praticamente una replica della CB500X. Eppure, nonostante una primo tentativo, il brand cinese ha deciso di riprovarci con un nuovo modello, la Dahaidao 500 GS-ADV, copia nelle forme della ben pi&ugrave; famosa regina delle enduro nipponiche Honda Africa Twin. Guardare per credere&hellip; &nbsp; Xinshiji Finja 500 - Kawasaki ZX-10R  Da Ninja a Finja il passo &egrave; breve, basta cambiare una consonante. E cos&igrave; hanno fatto gli uomini di Xinshiji, ennesimo brand cinese che ha avuto l&rsquo;idea di &ldquo;omaggiare&rdquo; una delle motociclette sportive pi&ugrave; iconiche di sempre. Ancora una volta poca fantasia nel nome, come poca &egrave; stata la fantasia nel design. &nbsp; Tairong TR 400 Trailblazer: tra Panigale e T-Max  Chiudiamo la speciale raccolta con uno scooter. Si tratta del TR 400 Trailblazer prodotto da Tairong, Casa motociclistica cinese che per fare le cose in grande e non lasciare nulla al caso ha addirittura preso ispirazione da due mezzi diversi: una Ducati Panigale (per il frontale e il gruppo ottico) e un T-Max per quanto riguarda le linee laterali. Felo FW06: scooter hi-tech che strizza l'occhio al Kymco F9       

Ispirazione o plagio? Ecco alcuni esempi di quando una motocicletta-copia arriva ad assomigliare fin troppo ad alcuni dei modelli pi&ugrave; iconici del mercato

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