Montalcino si svela ai miei occhi sotto un cielo plumbeo che è ben distante dall’iconografia comune della ridente campagna toscana.
Ma varcato il cancello dell’azienda agricola Le Potazzine tutto passa in secondo piano: questa realtà a conduzione familiare produce, nel rispetto della tradizione del consorzio, un Brunello di Montalcino tra i migliori, apprezzato anche da personaggi quali – scusate se è poco - il presidente Obama.
Merito degli oltre quaranta mesi di invecchiamento in botte, ma anche di una metodologia classica utilizzata con maestria e tanta cura per le cose fatte bene.
La famiglia è composta da Giuseppe Goretti, sua moglie Gigliola Giannetti e le loro figlie Viola e Sofia, soprannominate “le potazzine” ed ispiratrici del nome dell’azienda di famiglia.
L’ora di colazione è passata da poco ma i padroni di casa insistono per farmi assaggiare un sorso del loro miglior Brunello, per scaldarmi prima di indossare l’antipioggia e dirigermi alla volta di Suvereto, in provincia di Livorno.
Dopo aver puntato per
Grosseto ed aver imboccato l’Aurelia raggiungiamo Suvereto e la sua frazione San Lorenzo Alto: qui sorge Petra, una realtà che definire “azienda agricola” è riduttivo. Di proprietà della famiglia Moretti, costruita su progetto della archistar Mario Botta a ridosso di un costone di roccia all’interno del quale è stata ricavata parte della costruzione, questa struttura-scultura-azienda-opera d’arte è un luogo difficile da descrivere.
Tutto è pensato per avere la massima funzionalità e il miglior impatto visivo: così tutti gli impianti lavorano per gravità in un ciclo che è pensato per svolgersi dall’alto verso il basso, le migliori tecnologie hanno sposato la tradizione è il risultato è un rosso prestigioso, affinato in barrique e poi lasciato riposare ancora in bottiglia prima di essere venduto ed apprezzato in tutto il mondo.
Lasciamo i filari rigogliosi della campagna toscana sotto l’ormai immancabile pioggia: ci accompagnerà, lungo l’Aurelia, fino alla destinazione di oggi: Pisa.
Daniele Massari