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LISTINO

Triumph Thruxton 900 by Motocicli Speciali

Realizzata sulla base di una moderna Thruxton 900, questa Triumph interpreta correttamente il concetto di café racer, rifacendosi ai dettami più classici, pur con la sua meccanica attuale   Ha varcato i cancelli della fabbrica inglese in conformazione Thruxton, ossia la versione “pompata” della Bonneville odierna, e quando è uscita dal concessionario Galli Moto di Parma l’ha fatto col preciso intento di partecipare al trofeo monomarca Thruxton Cup. Poi è arrivato Agostino, l’attuale proprietario, che l’ha vista e se l’è portata a casa con in testa delle idee ben chiare. A questo scopo si è rivolto a Davide, titolare di Motocicli Speciali di Cremona, grande appassionato e conoscitore di moto inglesi. L’idea base del proprietario era di realizzare una café racer su una meccanica inglese attuale e la Thruxton si prestava a meraviglia a questo progetto. Il motore vitaminizzato di serie e salito a 865 cm³ con una compressione di 10,2:1 vanta un’erogazione particolarmente fluida, inoltre la ciclistica della moto consente una guida precisa anche sul veloce. La ricetta, quindi, si è limitata ad amplificare queste doti. I due carburatori Keihin di 36 mm Ø previsti originariamente sono stati modificati con un kit di molle spilli e getti e la scatola filtro di serie ha ceduto il posto a due filtri conici della K&N, parzialmente celati dai fianchetti. In abbinamento all’alimentazione maggiorata è stato previsto anche uno scarico più libero. Sono stati quindi montati dei bellissimi collettori in inox della Shark che nella forma si rifanno ai mitici Swept-Back che un tempo dilagavano sulle café racer. A questi sono stati abbinati dei terminali Mecatwin a cono e controcono che assicurano un tono di voce consono alle fattezze della special. Il brio aggiunto al motore è stato notevole – sono dichiarati 85 CV all’albero – e a supporto del tutto è stato auspicabile montare un kit frizione Barnett con molle rinforzate. La ciclistica è stata migliorata montando delle molle WP sulla forcella originale e usando un olio specifico. Al retrotreno, invece, la coppia di ammortizzatori di serie è stata sostituita da due unità Bitubo regolabili. Per quanto riguarda l’impianto frenante, all’anteriore il disco singolo è stato sostituito con un Mecatwin flottante di pari diametro (320 mm), mantenendo la stessa pinza e montando delle pastiglie sinterizzate della EBC. Se propulsore e ciclistica hanno ricevuto pochi interventi mirati, viceversa, l’estetica è stata ampiamente rimaneggiata. La parte di maggior impatto visivo è sicuramente il sagomato serbatoio realizzato artigianalmente in lamiera di alluminio dal tecnico Nadalutti. Oltre a una splendida linea, dispone di due tappi “Monza” ed è ancorato mediante una cinghia asolata (anch’essa in alluminio, con base in cuoio) disposta longitudinalmente sul dorso del serbatoio, come si usava un tempo sulle macchine da competizione. A sostenerne la linea c’è un cupolino a campana di forma aerodinamica. Poi c’è il codino usato per la Thruxton Cup, debitamente modificato e abbinato ad una corta sella con clip costruita a mano. I parafanghi realizzati in alluminio dalla Mass Engineering sono appena essenziali e i comandi arretrati sono quelli proposti da Walter Moto per la Thruxton Cup. Gli ultimi tocchi di carattere comprendono i carter motore micropallinati, i soffietti sugli steli della forcella, lo specchietto Halcyon appeso all’estremità sinistra del semimanubrio e il contagiri montato in posizione centrale e affiancato da un tachimetro di dimensioni ridotte.