Home

Test

Special

Scooter

Green

Turismo

Accessori

Abbigliamento

InMoto

LISTINO

I motorini: i "Social" di un tempo

C’è stato un tempo in cui il “motorino” rappresentava la libertà, ossia la possibilità di essere indipendenti e di potersi muovere a proprio piacimento. I fatidici quattordici anni, necessari per poterlo guidare, erano un traguardo atteso e agognato, un momento che rappresentava uno spartiacque tra il prima e il dopo. Cantava bene Vasco Rossi: “E adesso che non ho più il mio motorino, che cosa me ne faccio di una macchina...”. Oggi non è più così – purtroppo – ma per chi è stato un teenager negli anni ‘70 e ‘80 questi amici a due ruote sono stati il trampolino di lancio verso l’indipendenza, la possibilità di ritrovarsi con gli amici. Insomma quello che sono per molti i Social oggi.

I MODELLI STORICI

Impossibile elencare tutti i cinquantini che sono transitati sulle nostre strade o sono finiti nelle mani dei giovani di ieri. Di certo alcuni sono stati delle vere e proprie pietre miliari che hanno lasciato più di un ricordo. Il Fifty della Malaguti, prodotto a San Lazzaro di Savena dal 1974 al 1997 in svariate versioni, è stato uno dei modelli più amati dagli adolescenti degli Anni ‘90. Sicuramente è stato anche uno dei più identificativi rientrando nella tipologia dei “tuboni”, così definiti in gergo per la forma particolare del telaio realizzato intorno a un unico tubo di grossa sezione (che funge anche da serbatoio) a cui inferiormente è appeso il motore.

Ma se questo è stato un modello di culto negli Anni ‘90, sono della partita anche altri mezzi storici che hanno segnato la strada già negli anni Sessanta, come il Ciao della Piaggio, sicuramente il ciclomotore più famoso insieme ai suoi discendenti come il e il Bravo. A fine Anni 60 c’è stato anche un altro marchio che ha identificato alla grande i ciclomotori di stampo utilitaristico. Si tratta della Garelli, che dopo il successo del Mosquito e del modello M, nel 1969 sforna il moderno Gulp, la cui versione Flex (monomarcia) sarà il motorino di casa per moltissime famiglie italiane. Accanto a queste primedonne c’è stato il Moto Guzzi Trotter, i vari Califfo della Atala Rizzato, e molti altri, compreso il francese Velosolex, la conosciutissima bici a motore fabbricata fin dal 1946 con un motore dalla trazione a rullo collegato alla ruota anteriore.

FORME FANTASIOSE

Oltre a questi conosciutissimi modelli, ce ne sono stati altri dall’aspetto più esotico e dalla forme alquanto originali, come la pieghevole Moto Graziella della Carnielli, ormai diventata oggetto di collezionismo. Di questa categoria fa parte anche il geniale Italjet Pack, di cui una versione è stata esposta anche al Moma, il museo d’arte moderna di New York. Dalla vulcanica mente di Leopoldo Tartarini, oltre al Pack, sono usciti diversi motorini, moto e scooter innovativi ed esclusivi: uno di questi è il Go-Go, un cinquantino a ruote basse, simpatico e originalissimo, presentato alla fine degli anni Sessanta e subito amato anche dai personaggi in vista dell’epoca.

Sempre della frangia a ruote basse fanno parte il Mini Bat della Garelli, il Mini Cross della Benelli e il singolare Mobix della Motobécane. A partire dagli Anni ‘60, il Dingo, invece, è stato il 50 di maggior spicco per la Moto Guzzi, declinato dapprima in versione utilitaria a tre marce con telaio in lamiera stampata e poi anche in versione a quattro marce con telaio tubolare nelle tipologie Cross, GT e Super. Copiando se stessa (ossia il Trail), nel decennio successivo la Testi ha prodotto il Militar, un mezzo singolare ed estroso che poteva essere equipaggiato con quattro marce ridotte – oltre alle quattro standard – badile pieghevole e perfino sci molleggiati. La storia di questa tipologia di mezzi è lunga e variegata e ha segnato intere generazioni di adolescenti. Un fenomeno che ha subito uno stop all’inizio del nuovo millennio anche per le più restrittive (ma indubbiamente giuste) normative legate all’utilizzo di questi veicoli. Leggi casco, patentino e assicurazione obbligatoria. Il ricordo, e le emozioni legate a quell’epoca, rimangono tuttavia vive nella memoria dei tanti che hanno messo piede nel mondo delle due ruote, entrando dalla porta dei cosidetti "motorini".

Prova Piaggio Medley 125 e 150: la giusta via di mezzo