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Elettriche: le top e i flop

MILANO - EICMA, anche nel 2016, è stato l'ennesimo teatro dove è andato in scena lo spettacolo delle moto alimentate con propulsori elettrici (che per comodità chiameremo elettriche). Un'opera senza fine che sembra non volere mai debuttare davvero davanti al grande pubblico. Numerosi piccoli costruttori stanno cercando di spiegare al mondo che il futuro senza motori a scoppio è prossimo e che presto sarà possibile spostarsi a costo zero. Ogni anno la stessa storia, ogni anno… ci siamo quasi ma bisogna aspettare ancora dodici mesi. La verità è che le elettriche, nella maggior parte dei casi, sono delle favole senza lieto fine perché si stanno utilizzando le tecnologie attualmente disponibili per cercare di raggiungere obiettivi troppo ambiziosi.

NON È TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA - Per molti le elettriche sono un business attraverso cui richiedere fondi dalle istituzioni. Soldi con i quali sviluppare tecnologia o dimostrare di provarci. Le elettriche, inoltre, non sono a costo e a emissioni zero, dato che bisogna pagare la corrente per effettuare le ricariche delle batterie e per smaltirle, alla fine del loro ciclo di vita. Quindi, quando le elettriche diventeranno davvero “di massa” ci saranno diversi problemi da risolvere...

LA GIUSTA APPLICAZIONE - Le elettriche, nonostante i continui sviluppi delle batterie, sono ancora moto destinate all’uso urbano, l'unico contesto nel quale hanno molto da dire. Una moto elettrica, infatti, garantisce maggiore libertà ai designer, ha un'accelerazione pazzesca e all'interno dei centri storici non dà fastidio, perché non è rumorosa e non inquina (almeno, non in modo diretto). Insomma, se ben studiata, un’elettrica è perfetta per fare bella figura davanti al bar e al semaforo, dove è in grado di tenere testa anche alle sportive. È questa l'interpretazione (corretta) che In Moto e Aldo De Giovanni hanno dato alla moto elettrica. La Aero Racer, oltre ad essere estremamente curata, è “intelligente”, perché nasce intorno ai concetti giusti. 

LA MANCANZA DELLA RETE - Ostinarsi a costruire delle elettriche adatte all’uso extra urbano o delle elettriche che devono competere con le moto sportive dotate di motori a combustione interna ha poco senso. Perché? Semplice. Manca la rete di ricarica ed anche ammettendo che i governi riescano a realizzarla in breve tempo (bisognerebbe anche chiedere ai petrolieri cosa pensano di questo progetto...), nel frenetico mondo di oggi chi si può permettere di perdere ore delle proprie giornate a ricaricare le batterie? Inoltre, per incrementare molto l’autonomia di un’elettrica bisogna utilizzare pacchi batterie voluminosi e pesanti, non certo sinonimi di guidabilità.

LE CASE AUTO INSEGNANO CHE... - La Toyota è una delle Case automobilistiche più grandi e potenti del mondo e costruisce veicoli ibridi. Non elettrici. Ibridi. Con una Toyota ibrida l’autonomia non è un problema, non si resta mai a piedi e per questo è possibile utilizzare la macchina come un vettura equipaggiata con un propulsore diesel o a benzina. Inoltre con una Toyota ibrida non bisogna attaccare la spina alla presa di corrente, così, anche chi non ha un garage o non ha una postazione di ricarica vicino a casa può vivere nel presente senza disagi.

ELETTRICHE? MEGLIO IBRIDE - Oggi le elettriche dovrebbero essere qualcosa che vive e si sviluppa nelle R&D delle grandi Case (oppure delle special come la Aero Racer), mentre nelle concessionarie dovrebbe esserci qualcosa di diverso e più versatile. C’è la tecnologia per realizzare una moto elettrica abbinata a un piccolo motore a scoppio (non vice versa), ottimizzato per lavorare costantemente a bassissimi regimi. Un mix in grado di estendere l’autonomia e trasformare tante elettriche fin troppo futuristiche in qualcosa di utile, anche nell’uso extra urbano.