Triumph Trophy 1200 SE - Yamaha FJR 1300 A

Triumph Trophy 1200 SE - Yamaha FJR 1300 A
Due regine della strada, costruite per accompagnarvi ovunque, sempre, comodamente. Costano care, valgono tanto, hanno tutto. Differenti, quasi opposte: ecco come due grandi Case vedono il turismo in moto

Redazione - @InMoto_it

01.05.2013 ( Aggiornata il 01.05.2013 14:04 )

Da Fermo

TRIUMPH TROPHY 1200 SE

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Con la Trophy 1200 la Triumph ha, volutamente, puntato alto. E a conti fatti, poco importa se nel volere a tutti i costi eccellere in un segmento quasi monopolizzato da BMW, si sia vagamente ispirata alla cultura tedesca. Lo spirito, cioè quello che conta, è nascosto dalle giunoniche sovrastrutture ma è innegabilmente figlio della recente storia motociclistica inglese. Non manca infatti il propulsore a tre cilindri in linea, derivato da quello impiegato sulla Tiger Explorer 1200, e non manca quel feeling, istantaneo, che si instaura immediatamente a bordo di tutte le moto di questa Casa.
La linea è moderna, ricercata, opulenta e le dimensioni sono di conseguenza. La Trophy è larga, pesante, rifinita con la cura che ci si aspetta da una moto che sfiora i 20.000 Euro. Basta però salire in sella e percorrere i primi metri per capire come tutto sia stato amalgamato con l’attenzione che una moto di questo rango merita.
L’elettronica regna sovrana e rende tutto più facile e divertente, più godibile. Non manca nulla: le sospensioni a controllo elettronico, il cruise control, una completissima strumentazione e tutti gli accessori che fanno la differenza quando si sogna di andare lontano. Il parabrezza regolabile elettricamente, le manopole e la sella riscaldate (quest’ultima bi-zona), un capientissimo tris di valigie rigide e prese di corrente sparse (intelligentemente) ovunque ne sono un esempio e fanno parte della ricchissima dotazione di serie. Il resto è cuore, e della sua bontà potete leggerne i numeri.

YAMAHA FJR 1300 A

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In casa Yamaha la sigla FJR significa, da decenni, turismo ad alte prestazioni e anche l’ultima nata di questa stirpe perpetua quel filo rosso che ha sempre contraddistinto le giapponesi di questa famiglia. Protagonista è il propulsore a quattro cilindri in linea, prodigo di coppia e cavalli e decisamente portato ad affrontare trasferte a lungo raggio. Docile se trattato con i guanti quanto aggressivo se stuzzicato, è proprio il motore a plasmare il carattere di questa moto che fa della sobrietà e dell’eleganza le sue armi più affilate. C’è anche l’elettronica, sia chiaro, ma la quantità di “orpelli” non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello della Triumph.
Sì, nonostante non manchi nulla per affrontare serenamente ogni tipo di trasferta, la FJR strizza l’occhio a un genere di motociclisti più tradizionalisti. A chi sa rinunciare all’impianto stereo e alle sospensioni elettroniche (nonostante Yamaha abbia in listino anche il modello dotato di questo accessorio) ma non rinuncia al calcio nel sedere a ogni manata del gas. E non rinuncia a tutti quegli accorgimenti che sono immancabili: il parabrezza regolabile elettricamente, il cruise control, la doppia mappatura, il controllo di trazione e, manco a dirlo, l’ABS. È però il contorno a fare la differenza e rispetto alla Trophy tutto è minuto, comprensibile, facile e immediato.
Le linee sono figlie della tradizione e la modernità è evidente solo dai tagli netti della carrozzeria e dalla dotazione tecnologica. I colori, gli scarichi cromati che corrono quasi paralleli al suolo e il motore grigio, nascosto ma evidentemente presente, sono un aspetto cui Yamaha, a ragione, non ha voluto rinunciare. Gli appassionati del marchio e del modello ritroveranno nella nuova FJR tutto quello cui sono abituati, anche nelle rifiniture.

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