Porsche AMK: quando a Stoccarda ci... provarono con la moto

Porsche AMK: quando a Stoccarda ci... provarono con la moto

Costruita attorno alla Yamaha SR500, la “Alternative Motorrad Konzept” si presenta ancora oggi come una moto monoposto insolita, tutta carenata, con un grande faro anteriore integrato nella scocca

Redazione - @InMoto_it

15.09.2021 ( Aggiornata il 15.09.2021 15:55 )

Due o quattro ruote non ha importanza: quando le menti dei designer di un marchio sono in fermento, spesse volte si bada poco alla tradizione di quella stessa Casa e si sconfina pericolosamente in campi poco esplorati. Fu il caso di Lamborghini, che nel 1986 presentò la sua Design 90, moto su base Kawasaki 1000 a cui venne affidato l’arduo compito di incarnare sulle due ruote lo spirito di Sant’Agata e lo è stato per Porsche, che nel 1980 presentò al pubblico la sua stravagante AMK (Alternative Motorrad Konzept).

Ed è proprio su quest’ultima che vogliamo concentrarci, perché, a distanza di 40 anni, la strana moto pensata dal Porsche Design Studio ancora oggi sembra arrivare dal futuro tanto da suscitare tuttora un po’ di stupore.

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Design avveniristico e carena avvolgente

Ogni modello Porsche ha lo stesso luogo di nascita: il Weissach Development Center, centro di sviluppo che ha iniziato ad operare nel 1971 e dove anche la AMK venne accuratamente progettata. Costruita attorno alla monocilindrica Yamaha SR500, la Porsche AMK si presenta ancora oggi – nel suo unico esemplare prodotto – come una moto monoposto insolita, tutta carenata, anche le ruote, con un grande faro anteriore integrato nella scocca, un parabrezza con indicatori di direzione incorporati e un design talmente avveniristico che oggi, nel 2021, sembra ancora in anticipo sui tempi.

Custodita al Porsche Museum

Tralasciando il suo design futuristico, sotto la scocca la AMK di Porsche presenta dettagli tecnici che dovevano renderla all’epoca il più facile possibile da guidare. Insieme al suo stile minimal infatti, la moto tedesca si presenta con un cambio automatico senza frizione, variatore CVT, un’unica leva freno, trasmissione finale a cardano e sospensione posteriore di tipo Cantilever.

Dettagli che di certo non le hanno fatto lasciare il segno in termini di prestazioni, tanto che ad oggi in pochi la ricordano, anche se in Germania resta ancora gelosamente custodita all’interno del Museo Porsche.

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