25 anni di Suzuki Hayabusa: la storia del falco pellegrino

25 anni di Suzuki Hayabusa: la storia del falco pellegrino

Nel 1999 debuttava una delle moto più iconiche di questo inizio millennio, velocissima e disegnata dal vento, un sogno di tanti appassionati

11.07.2023 ( Aggiornata il 11.07.2023 10:05 )

La storia della moto più veloce del ventesimo secolo non comincia nell'anno del debutto, ma nel 1996, quando Honda immise sul mercato la CBR 1100 XX, moto studiata per fendere l'aria e spostare il pilota a velocità folli senza batter ciglio. Si tratta di una sport tourer grossa, lunga e più capace di andare dritta che in curva, ma il fascino che emana è incredibile. Le viene affidato il soprannome Blackbird, in riferimento all'SR-71 Blackbird della Lockheed Martin, l'aereo più veloce mai realizzato. In effetti la sua velocità di punta di 290 km/h era semplicemente impressionante.

Il sasso è stato gettato nello stagno e appena l'onda è arrivata a riva, Suzuki ha preso la decisione di gettarne uno ancora più grosso. Dopo un paio d'anni di sviluppo ecco arrivare, nel 1999, la GSX-R 1300: è più potente, più grossa, più aerodinamica e più cattiva della XX di Honda, volutamente studiata per diventare la moto più veloce del secolo e di conseguenza la più veloce di sempre. Il soprannome Hayabusa richiama il nome giapponese del falco pellegrino, ovvero il più veloce animale presente sul pianeta terra. Non è un caso che alla nuova arrivata sia stato affidato questo nome: in natura il falco pellegrino va ghiotto di corvi... in inglese "blackbird".

Prima Serie dal 1999 al 2007

Il gentlemen agreement fra le case produttrici giapponesi ha limitato la velocità massima raggiungibile dalle motociclette prodotte in patria a 299 km/h, una top speed che la "Busa" senza limitatore elettronico riusciva facilmente a superare, arrivando fino a 312 km/h. Lo scettro di moto più veloce del secolo non glielo avrebbe tolto più nessuno. Tecnicamente era tutto votato alla massima stabilità a velocità elevate, quindi il telaio doppio trave in alluminio era lungo e avvolgente e portava l'interasse al valore di 1.485 mm.

Il motore da 1299 cc era ovviamente un 4 in linea che erogava la mostruosa potenza di 175 CV a 9.800 g/min, per una coppia altrettanto strabiliante di 138 Nm a 7.000 g/min. Con peso di soli (per la stazza) 215 kg poteva garantire accelerazioni brucianti.

La parte più innovativa del mezzo era, comunque, l'aerodinamica. Non si era mai vista prima una moto con queste forme, sviluppate in galleria del vento per consentire a l'aria di scivolare attorno a moto e pilota nella maniera più efficiente possibile. Ora siamo abituati ad alette e deportanza, al tempo c'era solo la ricerca della velocità pura e ogni curva era funzionale alla pulizia assoluta del flusso d'aria attorno al mezzo. Il suo stile bulboso e abbondante l'ha senza dubbio resa un'icona del design che è rimasta un vero e proprio unicum nel panorama motociclistico.

1 di 3

Avanti
  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento