        David Mucci &egrave; un appassionato che ha studiato Design Industriale e dei Trasporti a Detroit e poi si &egrave; dedicato ad operare &lsquo;sul campo&rsquo;: oltre dieci anni nel settore del design industriale, sei anni di fabbricazione di metallo certificato, e una vita di lavoro nel campo della meccanica. SEMPRE OLTRE IL LIMITE - &ldquo;Qualche anno fa ho capito che la strada che stavo seguendo non mi avrebbe mai dato le soddisfazioni che cercavo&rdquo;, racconta David Mucci. &ldquo;Ho chiuso quel capitolo della mia carriera e mi sono dedicato solo al design delle moto. Preferisco trattare le moto come un mezzo artistico e un mezzo per esprimere se stessi. Trovo gran soddisfazione nel trasformare drasticamente il carattere di una moto. Con ogni progetto spingo avanti il limite delle mie capacit&agrave;. Per questo alle volte impiego pi&ugrave; del previsto&hellip; ma voglio che la riuscita sia unica&rdquo;, spiega ancora David Mucci, che ha la sua sede a Portland, nell&rsquo;Oregon. E la sua ultima creazione, la Street Tracker Moto-Mucci, non &egrave; passata inosservata all&rsquo;One Motorcycle Show di quest'anno a Portland. David Mucci ha esposto una KTM 300 XC-W Six Days trasformata appunto in una Street Tracker.  A notarla sono stati i colleghi di Asphalt&amp;Rubber,com, che hanno scattato una serie di fotografie mentre era in esposizione, e che riportiamo nella nostra gallery. COM&rsquo;E&rsquo; FATTA - La carrozzeria &egrave; in alluminio ed &egrave; particolarmente originali ai fianchi, dove il design &egrave; stato studiato per facilitare il passaggio dell'aria verso i radiatori. Il faro &egrave; anche degno di nota, dove l'alloggiamento &egrave; realizzato in plastica utilizzando una tecnica di produzione additiva. Il sottotelaio posteriore ospita un fanale posteriore personalizzato, che &egrave; stato lavorato da un blocco di policarbonato trasparente e utilizza LED. Quel che &egrave; certo &egrave; che Moto-Mucci cattura l&rsquo;attenzione per il suo design pulito, minimalista. Fin troppo: sul manubrio infatti manca qualcosa, come si pu&ograve; vedere dalle foto acceleratore, frizione e freni che devono ancora essere installati... ma rende l&rsquo;idea! &nbsp; &nbsp; &nbsp;       

Nasce nell'Oregon, sulla base di una KTM 300 XC-W: una due-tempi da offroad diventa una stradale, protagonista di One Motorcycle Show di Portland

La Street Tracker di Moto-Mucci

Sulla base della monocilindrica, i customizzatori giapponesi di Wedge Motorcycles hanno realizzato una special rivoluzionaria  

BMW G310R Street Tracker

La base &egrave; la BMW G 310 R e a customizzarla &egrave; stata la Wedge Motorcycles di Tokyo. Il lavoro maggiore &egrave; stato intorno al motore, che, per via della posizione degli scarichi, era vicino alla ruota anteriore. E se BMW lo ha fatto per una questione di bilanciamento di pesi, per Takashi Nihira si &egrave; trattato di una interessante sfida di design: le uscite del terminale sono state ruotate e la posizione del motore variata all&rsquo;indietro.    Mantenere invariato il telaio &egrave; stata un&rsquo;altra sfida, perch&eacute; il telaio ovviamente detta molte regole su come dovr&agrave; essere la moto. Vedere il radiatore montato al lato del telaio, anzich&eacute; dietro alla ruota anteriore, &egrave; una scelta interessante che aggiunge un tocco di sportivit&agrave; alla moto.  I cerchi custom da 19&rsquo;&rsquo; sono obbligatorie per una &ldquo;street tracker&rdquo;, e cos&igrave; sono andate a sostituire quelli di serie da 17&rsquo;&rsquo;. &nbsp;Il forcellone posteriore &egrave; stato realizzato ad hoc.  Insomma, la BMW G 310 R &nbsp;ha segnato l&rsquo;ingresso della Casa bavarese nel segmento delle piccole cilindrate e quest&rsquo;anno &egrave; stata presentata a EICMA anche nella versione GS, ma con questa elaborazione ne &egrave; risultata una moto dal look decisamente personale. E chiss&agrave; che non diventi un modello di serie. 

<p>Sulla base della monocilindrica, i customizzatori giapponesi di Wedge Motorcycles<br /> hanno realizzato una special rivoluzionaria.</p> 

BMW G 310 R... che Street Tracker!

Si chiamano Venom e Tracker e sono due nuove special su base Bonneville che Triumph ha presentato a Londra &nbsp;  Triumph ha sfruttato il maestoso palcoscenico di Londra per presentare due magnifiche special su base Bonneville. Si tratta di due esemplari unici, magnificamenti realizzati e curati che celebrano due importanti avvenimenti che hanno vista protagonista la Casa inglese.  Si tratta infatti della Bonneville Venom, svelata MCM Comic Con di Londra, e della BIT1 Street Tracker , presentata al Bike Shield della capitale del Regno Unito.  La Bonneville Venom celebra il nuovo videogioco prodotto da Konami: METAL GEAR SOLID V: THE PHANTOM PAIN. La special rende omaggio al protagonista Snake, grazie a dettagli unici e sofisticate modifiche.  La BIT1 Street Tracker celebra invece la nascita di un'importante partenrship che vede legata Triumph alla leggendaria casa di abbigliamento Barbour International. Le due Aziende hanno infatti lavorato insieme per la realizzazione di una nuova linea di abbigliamento pensata per i motociclisti. La BIT1 Street Tracker adotta dettagli che richiamano la storia dei due Brand ed &egrave; arricchita da uno stile unico che rappresenta la migliore espressione dei valori di entrambe le Aziende.  Giulia Cassinelli  [gallery ids="22697,22696,22695,22694,22693,22692,22691,22690"]  &nbsp;  &nbsp;

Bonneville Venom e BIT1 Street Tracker: ecco due special "speciali". La prima omaggia Metal Gear Solid, la seconda il legame fra Triumph e Barbour

Bonneville Street Tracker e Venom: 2 "special" speciali

Yamaha MT-09 Street Tracker

Pare che H-D Europa abbia dovuto fare molte pressioni sulla Casa madre perch&eacute; facesse nascere la XR1200, tributo che da tempo la Casa di Milwaukee avrebbe dovuto rendere alla leggendaria flat-tracker XR750 che, nata nel 1972, continua ancora oggi a collezionare titoli.  Meglio tardi che mai, anche se alla fin fine la XR1200 altro non era che una Sportster modificata per assomigliare alla XR, con un motore dotato di una ventina di cavalli in pi&ugrave; rispetto all&rsquo;XL1200 da cui deriva. I suoi 250 kg, per lo pi&ugrave; dovuti al telaio standard, avevano il loro impatto sulle prestazioni, e l&rsquo;assenza sul propulsore ad iniezione (con aspirazione attraverso air-box) dei caratteristici carburatori e relativi filtri aria sporgenti dal lato destro ne diminuiva nettamente l&rsquo;evocativit&agrave;. Gli scarichi sovrapposti poi sono sul lato sbagliato&hellip; insomma, la fedelt&agrave; all&rsquo;originale &egrave; paragonabile a quella di una Yamaha R1 con albero Crossplane rispetto alla M1 MotoGP di Jorge Lorenzo, divertente da guidare, ma non esattamente la stessa cosa&hellip; Qui entra in scena Mert Lawwill: se vi state chiedendo chi &egrave;, vi basta guardare &ldquo;On Any Sunday&rdquo;, il miglior film a tema motociclistico di tutti i tempi, o consultare l&rsquo;albo d&rsquo;oro dell&rsquo;AMA Grand National, dove il nome di Lawwill, oggi tranquillo signore di 68 anni, vinse il titolo nel 1969. In una carriera professionistica lunga 15 anni Mert ha disputato 161 gare vincendone 15 in tutte le discipline previste (TT Steeplechase, miglio, quarto di miglio, mezzo miglio) tranne che nella velocit&agrave; dove il suo miglior risultato ammonta ad un secondo posto nella 200 Miglia di Daytona del 1965. Lawwill divenne poi uno dei pi&ugrave; quotati tecnici statunitensi per i telai da gara prima di dedicarsi al settore in vertiginosa crescita delle mountain bike, per cui ha sviluppato una sospensione posteriore che ha letteralmente sconvolto il settore. I prodotti per bicicletta di Lawwill sono diventati ambitissimi da tutti i top rider, e le sue bici hanno vinto diversi titoli nazionali e mondiali. Non contento, Mert si &egrave; dedicato allo sviluppo di una protesi che si avvita al manubrio di qualunque mezzo a due ruote &ndash; con o senza motore &ndash; per permettere a chi ha subito amputazioni di ritornare in sella, dotata poi di ammortizzatore per la mano protesica che consente al pilota di assorbire meglio gli impatti violenti. Prossimo passo: una protesi per il gomito. Infine, Lawwill si &egrave; dedicato alla creazione di una moto stradale, non solo per s&eacute;, ma una moto che i clienti potessero comprare. &laquo;La gente mi ha chiesto per quasi 10 anni di costruire questa Street Tracker, una moto che sembri davvero una dirt-tracker da gara ma regolarmente targabile e guidabile anche in citt&agrave; &ndash; spiega Mert. &ndash; Per molto tempo non ho creduto che ci fosse un mercato sufficientemente ampio per giustificare un mezzo del genere, fino a quando nel 2005 ho iniziato a pensare &ldquo;ehi, &egrave; il momento giusto, c&rsquo;&egrave; una finestra aperta&rdquo;. Ho iniziato a sviluppare la Lawwill Harley Street Tracker, di cui da allora ho realizzato 17 esemplari partendo dalla base di XL1200 Sportster nuove. Il prezzo era partito da 29.900 dollari, per salire poi a 34.000 a causa dell&rsquo;intensa manodopera necessaria. Poi per&ograve; Harley ha adottato l&rsquo;iniezione sulla Sportster a partire dal 2007, per cui oggi i clienti mi devono fornire una Sportster pre-2007 come base di partenza su cui io realizzo una Street Tracker per 26.500$. I pezzi originali restano a loro, possono venderli su eBay!&raquo; Se mai &egrave; esistita una moto stradale nuda senza vergogna e dotata di una grande presenza scenica si tratta di questa: la primissima replica fedele di una flat-tracker XR750 dotata di targa, fanali e numero di telaio registrato alla motorizzazione. Non stiamo parlando di una ex moto da gara a cui qualcuno ha montato in qualche modo fari e clacson per andarci in giro sperando che la polizia non se ne accorga, n&eacute; di una special con una vaga somiglianza estetica con le Harley-Davidson che hanno mietuto e continuano a mietere successi sugli ovali statunitensi. Questa &egrave; una vera replica nell&rsquo;anima.  La creazione di una Street Tracker parte dallo smontaggio dal telaio di un propulsore Harley XL1200 Evolution, manubrio e cablaggio completo. Il V2 raffreddato ad aria mantiene le misure caratteristiche a corsa lunga, ma adotta teste speciali realizzate dalla STD di Los Angeles che riposizionano i condotti di aspirazione e scarico rispettivamente a destra e sinistra come sulla XR750. Segue l&rsquo;adozione di due carburatori Mikuni a valvola piatta di 38 mm &Oslash;, entrambi sul lato &ldquo;giusto&rdquo;, il destro, e dotati di filtri aria K&amp;N. I condotti d&rsquo;aspirazione vengono anche alzati sensibilmente per migliorare il flusso della miscela nelle camere di scoppio, che anche grazie a camme speciali Andrews consentono alla Street Tracker di erogare 92 CV alla ruota. L&rsquo;accensione viene sostituita da una Screamin&rsquo;Eagle racing, e lo scarico rimpiazzato con un SuperTrapp in acciaio &ndash; citando lo stesso Mert, trattandosi di un 1200 non c&rsquo;&egrave; bisogno di molto lavoro per tirare fuori diversi cavalli, anche se partendo da un motore che eroga 65 CV c&rsquo;&egrave; un po&rsquo; da fare. I pistoni di serie vengono lavorati per adattarli alle valvole d&rsquo;aspirazione di diametro maggiorato, che assieme a quelle di scarico (invariate) lavorano all&rsquo;interno di condotti totalmente nuovi. Il resto del comando della distribuzione resta invariato, motivo per cui il propulsore della Street Tracker risulta meno rumoroso di molte moto da gara e richiede molta meno manutenzione. Invariata anche la trasmissione con cambio a cinque marce, primaria a catena triplex e finale a cinghia dentata. Il leggero telaio a doppia culla in acciaio al cromo-molibdeno e il serbatoio dell&rsquo;olio in alluminio sono realizzati da un ex meccanico di Lawwill, Jim Belland, nella sua officina, ed accoglie il bicilindrico rivisitato sugli stessi attacchi dotati di silent-block della moto di serie. La forcella &egrave; una Showa a steli rovesciati adottata anche sulle Buell Firebolt, inclinata di 27&deg; grazie a piastre A&amp;A realizzate su misura che offrono un&rsquo;avancorsa di 99 mm. Il freno anteriore &egrave; un Brembo a disco singolo con pinza a quattro pistoncini, anche se gli attacchi pinza sull&rsquo;altro stelo vengono mantenuti per consentire eventuali upgrades. I cerchi a raggi sono formati da mozzi Excel e piste Kosman calzanti gomme Maxxis da dirt track in mescola studiata per l&rsquo;uso stradale; il serbatoio in alluminio da 3,5 galloni &egrave; finito in arancione sfumato come tutte le Street Tracker. Il faro anteriore &egrave; una piccola unit&agrave; quadrata appena sufficiente per riportarvi a casa quando cala il sole incastonata nel portanumero allungato su cui campeggia l&rsquo;immancabile numero 1. Tutte le staffe e piastre necessarie vengono realizzate al tornio da Dave Garoutte di DKG, che ha anche contribuito alla creazione della sospensione posteriore a quadrilatero derivata dal sistema sviluppato e brevettato da Lawwill sulle mountain bikes dopo essersi reso conto di quanta della pedalata andava sprecato comprimendo l&rsquo;ammortizzatore. Il sistema si basa sulla presenza di due forcelloni sovrapposti e vincolati fra loro: il tiro catena ha l&rsquo;effetto di tirarne uno verso l&rsquo;alto e l&rsquo;altro verso il basso, annullando cos&igrave; la compressione della sospensione e scaricando tutta l&rsquo;energia della pedalata (o in questo caso del motore) sulla ruota posteriore senza alterare l&rsquo;assetto della moto. Sulla Street Tracker Lawwill &egrave; andato oltre, posizionando i quattro perni del quadrilatero in maniera tale che l&rsquo;interasse relativo al pignone resti costante ed eliminando cos&igrave; le fluttuazioni nella tensione della cinghia tipiche delle Harley. L&rsquo;unit&agrave; ammortizzante, un mono Penske realizzato su richiesta per la Street Tracker date le caratteristiche particolarissime della sua sospensione posteriore, &egrave; completamente flottante e collega soltanto i due forcelloni essendo di fatto svincolato dal telaio. L&rsquo;altezza del retrotreno resta comunque regolabile attraverso un registro sul forcellone inferiore. Mettiamoci finalmente in sella. Iniziamo con il dire che non &egrave; una moto comoda: la posizione di guida vi impedisce di poggiare entrambi i piedi a terra al semaforo a causa della sporgenza dei carburatori sul lato destro e dei leggermente meno intrusivi scarichi sul sinistro. Ergonomicamente parlando &egrave; una moto difficile da guidare in citt&agrave; o alle basse velocit&agrave; &ndash; ma non &egrave; certo nata per questo. Accendete il motore, godetevi il tuonare dei due scarichi SuperTrapp sgasando per tenerla accesa (pratica necessaria, perch&eacute; la Street Tracker si rifiuta categoricamente di tenere il minimo) poi innestate la prima, alzate il regime e partite alla volta del misto di montagna. Vi aspetta pi&ugrave; di una sorpresa. Ai bassi regimi la moto di Lawwill &egrave; relativamente trattabile a patto di stare sopra i 2.000 giri, altrimenti si lamenter&agrave; con singhiozzi e strappi della trasmissione. Quando per&ograve; la strada si apre e potete farla cantare, la Street Tracker cambia faccia: non appena l&rsquo;ago del contagiri tocca i 4000 arriva una gloriosa ondata di coppia che vi costringer&agrave; a controsterzare mentre la gomma Maxxis posteriore perde aderenza. Una volta riportate le ruote in linea, questa Harley sfreccia in avanti con una spinta robusta e muscolare, accompagnata da un vivace ruggito di scarico. Impossibile non esaltarsi, anche se a 6.000 giri lo spettacolo termina bruscamente ed &egrave; necessario innestare la marcia superiore alla ricerca di quella magica grinta agli alti appena provata. Mentre la Street Tracker accelera ci si rende di colpo conto di come il retrotreno si alzi, invece di abbassarsi, grazie alla sospensione posteriore a quadrilatero di Lawwill. Ancora meglio, &egrave; possibile prendere gobbe e buche in accelerazione, ancora piegati, senza innescare saltellamenti della ruota posteriore o vibrazioni particolari come accade sulla maggior parte delle moto dotate di questo genere di muscoli. Le irregolarit&agrave; della strada si sentono sulla forcella, ma sorprendentemente non si trasmettono con lo stesso vigore al retrotreno, che invece copia la superficie dell&rsquo;asfalto con dolcezza sorprendente. La qualit&agrave; della guida &egrave; incredibile per una special tanto estrema. I freni Brembo fermano bene la Street Tracker, anche se bisogna lavorare molto sul posteriore per aiutare l&rsquo;anteriore a far rallentare un mezzo da oltre 200 kg dalla velocit&agrave; massima. Una simile pratica su molte grosse bicilindriche sarebbe ricetta sicura per far saltellare la ruota posteriore, mentre qui no: la sospensione posteriore a quadrilatero non si limita ad eliminare le impennate, ma separa anche le forze frenanti dai movimenti della sospensione &ndash; il freno posteriore &egrave; flottante, e l&rsquo;asta di reazione ne scarica le energie sul telaio invece che sulla ruota posteriore. Il che significa che si pu&ograve; usare il freno posteriore pi&ugrave; forte che su altre moto, ed utilizzare cos&igrave; un solo disco all&rsquo;avantreno riducendo l&rsquo;inerzia giroscopica &ndash; lo sterzo diventa pi&ugrave; svelto, morbido e preciso, contrastando cos&igrave; la pesantezza derivante dall&rsquo;adozione di una gomma larga come la Maxxis da dirt-track. La Street Tracker si guida bene sul duro, &egrave; agile in curva grazie al manubrio largo ed offre un ottimo feedback grazie alla forcella Showa che lavora con la stessa efficacia che sulla Buell da cui &egrave; stata prelevata. Al retrotreno lo schema particolare utilizzato consente una taratura molto morbida del mono. L&rsquo;unica cosa che mi ha messo di cattivo umore &egrave; stata la scarsa stabilit&agrave; &ndash; a velocit&agrave; superiori ai 110 all&rsquo;ora la Tracker inizia ad ondeggiare, lentamente ma con decisione. A quanto pare &egrave; una caratteristica inevitabile derivante dall&rsquo;uso di vere gomme da dirt track. Basta sacrificare un po&rsquo; di autenticit&agrave; montando normali Dunlop stradali e il problema svanisce magicamente. Il tributo di Lawwill ai decenni di dominio H-D nel dirt-track &egrave; una moto vera, autentica e performante. In cui i benefici derivanti dall&rsquo;uso della sospensione posteriore a quadrilatero sono peraltro tali da meritare l&rsquo;attenzione di pi&ugrave; di una Casa costruttrice, magari alle prese con i 200 e passa cavalli delle loro sportive&hellip;  

La replica, vera e omologata, della moto che ha vinto pi&ugrave; di tutte negli States, realizzata da un pilota che &egrave; lui stesso una leggenda