Dall’Asia centrale all’Italia, il viaggio del Cicca e la Sere #1

Dall’Asia centrale all’Italia, il viaggio del Cicca e la Sere #1

Un viaggio affascinante e avventuroso, un lento "ritorno" in moto attraverso le 1000 suggestioni dell’Asia centrale. La prima tappa, dai preparativi al Kirghizistan

Francesco Ciccarello (pubblicazione a cura di Diego D'Andrea)

04.09.2018 10:54

ARRIVIAMO IN KIRGHIZISTAN ALL'ALBA e già notiamo, ad ogni incrocio, strani individui dotati di un manganello luminoso, che impareremo a conoscere molto presto. Biškek, città da più di un milione di abitanti, fino a poco più di un secolo fa piccolo presidio russo, offre una bella piazza che la sera diventa il centro della vita cittadina. Diverse le fontane che creano giochi di acqua e luce, mentre donne in abiti tradizionali aiutano bambini a mangiare gelati enormi, dopo una giornata davvero molto calda.

CI EMOZIONA RIVEDERE LA NOSTRA MOTO parcheggiata davanti ad un hotel, in compagnia di molte altre, provenienti da mezza Europa. Incontriamo alcuni motoviaggiatori e, parlando parlando, cerchiamo di raccogliere informazioni sulla condizione di alcune strade. Un consiglio, se vi capiterà di ripetere la nostra esperienza: non chiedete troppo. Spesso ci hanno descritto come impraticabili strade rivelatesi bellissime e viceversa. Le sterrate cambiano con il passare del tempo e con il meteo, e ognuno ha termini di paragone troppo diversi, dettati spesso da esperienze e gusti personali.

IL TEMPO DI FISSARE I BAGAGLI e indossare le “divise”, che mi ritrovo a guidare in pieno centro città. In realtà, come spesso accade, il caos non è quello di cui avevo letto in alcuni racconti. Torniamo rapidamente al nostro albergo, dove passiamo la serata a sistemare i bagagli. La mattina dopo, il tempo non promette nulla di buono e noi vogliamo raggiungere il lago Song Kol. Per arrivarci, ci aspettano i primi 50 km di off del viaggio. Anzi, ci aspetterebbero. Perché appena imboccata la strada sterrata, inizia il diluvio e vince la paura. Primo cambio di programma e ci dirigiamo verso Naryn. Qui, invece, la strada è bellissima e, attraversati i 3.030 m slm del passo Dolon, ci ritroviamo davanti agli occhi lo spettacolo dei pascoli di alta quota del Kirghizistan: colli verdissimi punteggiati di yurte bianche, centinaia di cavalli al pascolo e cascate, fanno da scenario alla strada che stiamo percorrendo. All'ufficio turistico scopriamo di poter raggiungere il lago Chatyr Kol al confine con la Cina, praticamente privo di turisti, con un permesso ottenibile in meno di un'ora. Quando abbiamo programmato il viaggio, avevamo escluso questa tappa perché pensavamo che ottenere il permesso sarebbe stato troppo difficile. Perfetto, non tutto il male vien per nuocere.

IL GIORNO DOPO ci ritroviamo su una strada asfaltata nuova di pacca, lungo un altopiano a quota 3.500 m slm. È lì che abbiamo la conferma di aver fatto centro, cambiando il programma all'ultimo. Il lago è enorme e ci accompagna fino al confine, dove su una roccia consumiamo il nostro picnic. Il silenzio è rotto solo dai pochi TIR targati Cina. Sulla strada del ritorno, 15 km di deviazione sterrata ci portano a uno dei caravan serragli meglio conservati sulla via della seta: Tash Rabat.

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