Dopo Gilera e Honda non possiamo che passare al marchio dell'elefantino, che con le sue piccole sportive ha fatto sognare un paio di generazioni di 16enni con il carattere e la tecnica di alcuni intramontabili cult

Top5: le Cagiva 125 sportive che hanno fatto storia

<p><strong>Dici Cagiva 125 e pensi Mito!</strong> E' un parallelismo immediato e scontato, ma non tutta la storia delle 125 varesine è stata scritta da quel solo modello. Ci sono una manciata di altre moto che prima di lei hanno rafforzato la presenza del marchio nel segmento delle ottavo di litro sportive e che hanno messo le basi per quello che è il capolavoro di cui tutti abbiamo memoria. Dopotutto con Giovanni Castiglioni come presidente e Massimo Tamburini come designer non potevamo aspettarci altro se non qualcosa di iconico! <strong>Ma andiamo per gradi e in ordine di tempo...</strong></p>

<h2>Aletta Oro</h2>

<p>Correva l'anno 1984 e il mercato richiedeva nuove moto 125 capaci di soddisfare i pruriti sportivi dei più giovani. In quel periodo fu presentata la NS125F di Honda e tutti si accorsero che i giovani volevano mezzi veloci, raffinati e belli, proprio in un periodo in cui i portafogli dei papà erano belli gonfi grazie al benessere economico degli '80. Situazione perfetta per un prodotto come la <strong>Aletta Oro S1, che riprendeva il nome di un modello da corsa degli anni sessanta e il design dalle maxi giapponesi dell'epoca</strong> (tipo Yamaha FZ e Kawasaki GPZ), in un mix ben riuscito che la faceva sembrare una moto più grossa. Tecnicamente era un mezzo in linea con la tecnologia dell'epoca e poteva garantire<strong> 21CV e una velocità massima di 140 all'ora</strong>. Nel 1986 la sua evoluzione S2 portò in dote l'avviamento elettrico di serie e piccoli nuovi dettagli come taratura sospensioni e colorazioni. Purtroppo l'assenza della valvola allo scarico le faceva pagare qualcosa in merito a capacità di elaborazione e prestazioni generali. </p>

<p></p>

<div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div>

<h2>Freccia C9</h2>

<p></p>

<p>Per sostituire l'Aletta Oro serviva una rivoluzione tecnologica e prestazionale, fare il salto da una moto sportiva a una supersportiva in miniatura e l'occasione arrivò nel 1987 con la Freccia C9 (<a href="https://www.inmoto.it/news/epoca/2021/12/03-4990360/rewind_cagiva_freccia_c9_dritta_al_cuore" title="Rewind Cagiva Freccia C9">qui il nostro Rewind</a>), che lasciò tutti di stucco per il suo stile particolare e le sue ottime prestazioni. <strong>Quel tale Massimo Tamburini che l'ha disegnata ha pensato a un mezzo estremamente aerodinamico e armonioso</strong>, con il grandissimo parafango anteriore a coprire la ruota e il profilo della carena "sigillata" che crea un'unica linea fino al posteriore, che a sua volta integra l'impianto di scarico con doppia uscita ai lati dello stop. Prestazioni? Niente da eccepire: <strong>24 CV, 128 kg e 155 all'ora</strong> erano in linea con le concorrenti dell'epoca, così come la ciclistica, che poggiava su un inedito telaio in tubi quadri in acciaio, e che era chiaramente ispirata dalle competizioni garantendo un ottimo comportamento su strada.</p>

<p></p>

<div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div>

<h2>Freccia C10/C12</h2>

<p></p>

<p>La Freccia colpì il bersaglio e dopo appena un anno dal debutto della C9 arrivò la C10, che cambiò i connotati dell'estetica e l'avvicinò allo stile della <strong>Ducati Paso</strong> di recente presentazione. Questo significa<strong> faro anteriore rettangolare più grande, specchietti ai lati del cupolino con frecce integrate</strong> e (purtroppo) scarico in posizione tradizionale e non più nel codino. Con queste nuove <em>features</em> è ancora molto gradita e continua a vendere, benchè la base tecnica è rimasta fondamentalmente la stessa della prima serie. Con la C12 del 1989 si ebbero importanti modifiche tecniche volte ad aggiornare le prestazioni: arrivò un nuovo motore da 29 CV con il <strong>mitico cambio a 7 rapporti</strong> che fu anche la chicca tecnica (tra le tante) della moto che l'anno dopo andò a sostituire la serie... la mitica Mito.</p>

<div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div>

<h2>Mito</h2>

<p></p>

<p>Non ha bisogno di presentazioni... ora, ma la Mito fu mostrata per la prima volta nel 1990 in versione naked e fu molto apprezzata da tutti. In realtà il progetto era carenato fin dall'inizio, ma un problema nella fornitura delle carene delle preserie ha costretto Castiglioni a scegliere questa strana soluzione per la presentazione ufficiale del modello, in soldoni per no perdere il treno delle vendite, molto favorevoli tradizionalmente ad inizio estate.<strong> </strong></p>

<p><strong>La Mito fu una rivoluzione su tutti i fronti, sembrava una GP con la targa e i fari tondi</strong>, e anche tecnicamente era strettamente derivata dalle moto da corsa. Semimanubri spioventi, telaio (sviluppato da Gilberto Milani) con travi in estruso, forcellone a "banana" e sospensioni tarate a puntino. I numeri messi in campo erano notevoli:<strong> i 31,4 CV alla ruota a 10.500 giri</strong><span> ed una coppia massima di 2,16 kgm a 10.000 giri, rappresentarono i migliori valori della categoria. La velocità massima ottenuta grazie anche ad una buona aerodinamica è di </span><strong>172,716 km/h. Era la 125 più veloce del mondo. </strong><a href="https://www.inmoto.it/news/approfondimenti/indimenticabili/2020/08/24-3295242/rewind_cagiva_mito_125_90_semplicemente_mitica_" title="Rewind: Cagiva Mito 125">Qui la nostra prova Rewind del 1990</a>. Nei suoi 4 anni di carriera ha visto diverse versioni tra cui la speciale Denim, la Racing, la Lawson "7" Replica e la corsaiola SP.</p>

<p><strong></strong></p>

<div style="page-break-after: always"><span style="display: none;"> </span></div>

<h2>Mito EV</h2>

<p>Nel 1994 c'era bisogno di un aggiornamento alle linee e Massimo Tamburini - fresco di gloria con la presentazione della Ducati 916 -<strong> decise di convertire la Mito in una Ducati Superbike in miniatura</strong>. La Mito EV è senza dubbio bella, equilibratissima nelle linee e così come la prima serie riuscì ad attirare i giovani grazie alle linee ispirate alle 500 di Cagiva, così <strong>la EV riuscì ad attrarre con l'ispirazione della più bella supersportiva della storia</strong>. La EV non portava particolari aggiornamenti tecnici se non un nuovo ammortizzatore di sterzo e sospensioni Marzocchi riviste. Rimane il mitico cambio a 7 marce che porterà questa moto fino al termine della sua carriera, o meglio fino al termine della gloria delle 125 carenate, perchè ci fu anche una <strong>versione finale chiamata SP525</strong> (affettuosamente ribattezzata "maialino") con estetica ammodernata di ispirazione Cagiva C594 da GP. Qui il motore è un 6 marce da 15 cavalli come la legge impone, ed infatti fu il canto del cigno della serie. </p>

<p></p>

<p><a href="https://www.inmoto.it/news/approfondimenti/migliori-moto/2022/06/16-5485705/top5_le_honda_125_sportive_che_hanno_fatto_storia" title="Top5: le Honda 125 sportive che hanno fatto storia">Top5: le Honda 125 sportive che hanno fatto storia</a></p>

<p><a href="https://www.inmoto.it/news/approfondimenti/migliori-moto/2022/06/09-5465038/top5_le_gilera_125_sportive_che_hanno_fatto_storia" title="Top5: le Gilera 125 sportive che hanno fatto storia">Top5: le Gilera 125 sportive che hanno fatto storia</a></p>

Con il lancio di questa piccola sportiva Cagiva colpì nel segno. Una 125 dall'estetica originalissima che prima del 1987 mai si era vista. 

Cagiva Freccia C9 FOTO

<p>L'ottavo di litro di Schiranna riprendeva la linea della Cagiva C588 di Randy Mamola. Disegnata da Massimo Tamburini, nel 1990 fu - e lo è ancora oggi - un vero capolavoro in termini di linee e di tecnica, e non solo tra le piccole cilindrate.</p>


Cagiva Mito 125: semplicemente... mitica! |FOTO

<p>Dopo Gilera e Honda non possiamo che passare al marchio dell'elefantino, che con le sue piccole sportive ha fatto sognare un paio di generazioni di 16enni con il carattere e la tecnica di alcuni intramontabili cult</p>
