        Ci sono Only Fans, Paris Hilton, Grace Jones, Playboy e ancora Vin Diesel, Michael Jackson e Justin Bieber, e tutti hanno qualcosa in comune. Detta cos&igrave; potrebbe sembrare l&rsquo;inizio di una barzelletta, e invece tutti&nbsp;questi soggetti trovano il loro punto d&rsquo;incontro proprio nelle moto e negli scooter. Strano a dirsi, ma &egrave; cos&igrave;. VASCO ROSSI IN TESTA AGLI "HARLEYSTI": "DURO E PURO AL MUGELLO" &nbsp; Tutti fans... dell'America Team Racing  Partiamo da Only Fans, la piattaforma che offre un servizio di &ldquo;intrattenimento&rdquo; tramite abbonamento. Non siamo ovviamente qui per dare giudizi su Only Fans, ma a quanto pare l&rsquo;America Team Racing (che gareggia in Moto2) lo ha ritenuto un ottimo sponsor per le sue moto, e infatti il logo ormai celebre sfreccia in pista durante le gare. &nbsp; Paris Hilton, "reginetta" della MotoGP  Nel lontano 2011 anche l&rsquo;ereditiera Paris Hilton ha avuto il suo momento moto. Non &egrave; chiaro il motivo, ma la bionda americana ha sostenuto un team di corse 125GP per un po' nel 2011, il team Blusens, chiamato anche BQR, o anche Avintia Racing. Con tutta probabilit&agrave; per&ograve;, la ragazza non aveva capito che seguire gli eventi motociclistici non &egrave; come assistere ad una delle sue amate sfilate di moda, per questo non ha rispettato i suoi obblighi da contratto di partecipare a cinque corse nel corso dell'anno. Paris si &egrave; infatti fatta vedere solo durante il MotoGP di Catalunya... avvinghiata a Maverick Vinales. &nbsp; Lo scooter Honda di Grace Jones  Grace Jones e Honda, un binomio inaspettato diventato una grande trovata pubblicitaria dell'azienda giapponese per presentare uno scooter dall'aspetto particolare ed eccentrico, cos&igrave; come quello della cantante americana. Questo spot &egrave; stato realizzato in un periodo in cui il settore pubblicitario di Honda stava lavorando insieme ad un numeroso gruppo di celebrit&agrave; chiamato "goffamente alternativo", con Lou Reed, Miles Davis, Devo e Adam Ant e appunto, Grace Jones. &nbsp; Tutto il "Love" di Michael Jackson  Forse in pochissimi sanno che Michael Jackson &egrave; comparso nella pubblicit&agrave; di uno scooter e non uno qualsiasi: Suzuki Love vi dice qualcosa? Il modello non ha riscosso proprio il successo sperato dalla Casa nipponica che, pur di accaparrarsi il Re del Pop per il suo spot avr&agrave; speso miliardi e miliardi di dollari. Il cantautore compare in pochissimi frame insieme ad una bella bionda che ricorda vagamente Marylin Monroe, vestita con un mini abito rosso glitterato che fa pendant proprio con lo scooter rosso...amore. &nbsp; Coniglietti sulla Honda MotoGP  Chi l'avrebbe mai detto che una livrea possa rendere una moto estremamente sexy? In realt&agrave;, pi&ugrave; che le grafiche con tanto di celebre coniglietto di Playboy, a rendere piccanti le modo Honda sono piloti e pin-up dai fisici scolpiti e dalle pochissime curve nascoste. &nbsp; Bieber preferisce il made in Italy  Justin Bieber, star internazionale della musica con milioni di fan in tutto il mondo, e&nbsp;Vespa&nbsp;hanno svelato&nbsp;JUSTIN BIEBER X VESPA, l'esclusivo modello dell'iconico scooter Piaggio pensato e disegnato personalmente dalla popstar canadese. "La prima volta che ho guidato una Vespa &egrave; stato da qualche parte in Europa, probabilmente a Londra o a Parigi&nbsp;- ha raccontato Bieber, super appassionato del modello italiano - "Ricordo di aver visto una Vespa e di aver pensato: voglio guidarne una! Un'esperienza unica. Il vento che mi attraversava i capelli, l'incredibile sensazione di libert&agrave;&hellip; &egrave; stato divertente". &nbsp; Vin, non Diesel, ma elettrico  Fa un po' strano vedere Vin Diesel passare da uno di quei bolidi potentissimi di Fast And Furious a uno scooter ideale per sfrecciare tra le trafficate vie cittadine, ma non si pu&ograve; mica pensare di andare a 200 km/h ovunque. E poi, in un mondo sempre pi&ugrave; rivolto al green, anche le star del cinema devono adeguarsi: l'ha fatto anche lui, posando per uno spot pubblicitario dell'elettrico Yadea G5. "IL LIBANESE SULLA TRIUMPH": MONTANARI PAZZO DELLA SUA SCRAMBLER       

Comprereste mai una moto con il coniglietto di Playboy sulla carenatura? E la Vespa "firmata" da Justin Bieber? Eppure questi spot hanno avuto un discreto successo!

Celebrità, moto e scooter: le trovate pubblicitarie da Vin Diesel a... Only Fans

        In Francia i produttori di veicoli elettrici dovranno prestare maggiore attenzione alle loro dichiarazioni sulle emissioni di anidride carbonica. Una nuova legge infatti vieta loro di dichiarare che un veicolo &egrave; "neutrale" dal punto di vista delle emissioni dal momento in cui per produrlo e ricaricarlo il processo non &egrave; cos&igrave; ecologico. DAL 2024 LE DOLOMITI AVRANNO UN LIMITE D'ACCESSO PER I VEICOLI La nuova norma Molti produttori di veicoli elettrici beneficiano dei programmi governativi che offrono ai clienti incentivi e riduzioni, oltre ad accessi speciali come corsie per il carpooling e zone a basse emissioni. Tuttavia, molti di questi mezzi non sono in grado di rispettare il parametro "emissioni zero", poich&eacute; durante i processi estrattivi e produttivi vengono emesse comunque delle quantit&agrave; di CO2, cos&igrave; come la ricarica dei veicoli elettrici non attinge esclusivamente a fonti elettriche. La nuova legge francese prende di mira le pratiche pubblicitarie adottate da molti marchi di mobilit&agrave; elettrica, che non potranno pi&ugrave; affermare che un veicolo &egrave; neutrale dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica se non forniscono al pubblico anche un rapporto sulle emissioni di gas serra (dirette e indirette). Inoltre, l'azienda dovr&agrave; dichiarare come ha evitato, ridotto e compensato le emissioni di anidride carbonica, oltre ai metodi di compensazione dei gas serra residui. Se un produttore continuasse a utilizzare dichiarazioni ingannevoli, le autorit&agrave; potrebbero multarlo fino a 100mila euro ai sensi dell'articolo L229-69. In caso di citazione per non conformit&agrave;, l'azienda ha un mese di tempo per dimostrare le sue affermazioni. IDROGENO PER I NUOVI MOTORI, DALL'AUSTRALIA L'IDEA PER LA PRODUZIONE LOW COST       

La nuova legge mette fine ai dati ingannevoli dei produttori di veicoli elettrici in materia di emissioni: le aziende dovranno dimostrare le loro affermazioni

La Francia vieta la pubblicità ingannevole dei veicoli elettrici

Nel panorama delle automotive, la donna è sempre stata una figura cardine per poter promuovere una moto e, al tempo stesso, fungere da rottura dei tabù. Tanti sono stati i marchi che nelle riviste le hanno scolpite accanto a sportive dai motori ruggenti per promuovere iconici modelli e lanciare dei messaggi.

Donne, moto e pubblicità

Qualche anno fa, entrando in un&#39;officina, ci saremmo imbattuti in un calendario con una ragazza nuda. Il pi&ugrave; delle volte con foto difficilmente difendibili con lo scudo del &ldquo;nudo artistico&rdquo;. Adesso, invece, in officina quasi non ci fanno pi&ugrave; entrare. Ci sono stati anni in cui il binomio donne e motori era inscindibile, in cui gli uffici marketing sapevano che una bella ragazza, magari non proprio in abiti idonei alla guida, attirava l&#39;attenzione e vendeva il prodotto. Ancora oggi le fiere sono quel posto dove si fotografano le motociclette e si fanno cartelle sul PC con i fondoschiena delle modelle.  TEMPI CHE CAMBIANO    Per&ograve; quel tempo &egrave; finito. Non in maniera progressiva, &egrave; finito improvvisamente. Siamo passati dalle risate grasse davanti ad un calendario di un marchio di ricambi al non poter pi&ugrave; usare l&#39;espressione &quot;zavorrina&quot; perch&eacute; non politically correct.  Avrei dovuto farlo prima ma lo faccio adesso, una premessa: a scrivere questo pezzo mi sento a mio agio come un artificiere che deve sminare un campo. Io ho la certezza di essere una persona per bene, che non solo non discrimina ma che cerca di essere attivo nell&#39;abbattere barriere.  Per&ograve; mi sento a disagio. Forse perch&eacute; il mondo che non c&#39;&egrave; pi&ugrave; era il mio mondo, fatto di ragazze sulle moto, pubblicit&agrave; in cui essere creativi voleva dire abbinare un perizoma al colore della moto.  Sicuramente c&#39;era qualcosa che andava corretto, sicuramente c&#39;era un sistema di valori che andava abbattuto e ricostruito. Eppure, ho la sensazione che l&#39;abbiamo fatto nel modo sbagliato. Abbiamo usato la leva del linguaggio per intervenire, abbiamo detto che il linguaggio, la comunicazione erano il mezzo di espressione dei nostri valori e siamo partiti da l&igrave;.    &nbsp;  PUBBLICIT&agrave; PROGRESSO?  Se ripercorriamo alcune campagne pubblicitarie del passato credo che in questo periodo di estremo politically correct abbiamo fatto la classica operazione di buttare via il bimbo con l&#39;acqua sporca. La motocicletta, in quanto simbolo di ribellione, anticonformismo, libert&agrave; si &egrave; caratterizzata con pubblicit&agrave; molto provocanti, cariche anche di messaggi. Se ripercorriamo la storia della pubblicit&agrave; delle moto troviamo alcune campagne geniali per innovazione e altre molto forti da un punto di vista comunicativo. Le leve legate al prodotto sono molto forti ed offrono materiale molto accattivante. L&#39;ideale della moto era gi&agrave; di per s&eacute; facile da comunicare. La moto era lo strumento ideale per provare a rompere dei tab&ugrave;, per forzare certi messaggi. Ci sono pubblicit&agrave; di Moto Guzzi, Lambretta e Gilera, risalenti a oltre cinquantanni fa, in cui troviamo fanciulle alla guida di motociclette e scooter a rivendicare la loro libert&agrave;, la loro indipendenza. La moto era il mezzo perfetto per accompagnare queste conquiste e la comunicazione funzionava.  Dopo questi primi decenni c&#39;&egrave; stato sicuramente un cortocircuito che ci ha portato a calendari opinabili e campagne in cui il ruolo della donna era far crescere il livello di desiderio percepito nell&#39;immagine. Moto pi&ugrave; donna in abiti succinti uguale desiderio a livelli massimi. Rompere i tab&ugrave;, forzare la societ&agrave; si &egrave; evoluto nel mostrare culi. Questo &egrave; quello che avremmo dovuto contrastare, avremmo dovuto voler tornare ad una campagna in cui l&#39;eventuale presenza di una donna fosse riconducibile a messaggi coerenti con la moto: libert&agrave;, ribellione, anticonformismo. Invece, quando siamo stati messi davanti all&#39;evidenza di campagne sessiste, presi dalla foga di dover smaltire i sensi di colpa abbiamo partecipato attivamente a buttare via il famoso bambino con l&#39;acqua sporca.  &nbsp;  La malizia &egrave; negli occhi di chi guarda?    E&#39; stata persa un&#39;occasione per sedimentare certi valori. L&#39;espressione liberatutti &ldquo;la malizia &egrave; negli occhi di chi guarda&rdquo; (forse di Michelangelo Buonarroti) ha permesso campagne pubblicitarie di cui avremmo dovuto vergognarci, invece che portarci a fare gretti commenti da caserma. L&#39;evoluzione ha fallito, direbbe qualcuno. Il risultato &egrave; il mostro del politically correct, dove non &egrave; pi&ugrave; permesso nulla. Dove chi se ne frega delle pubblicit&agrave; e della comunicazione sessista non percepisce il problema e chi se ne frega si sente, appunto, come un artificiere che deve sminare un campo.  C&#39;&egrave; stato un momento in cui la comunicazione si &egrave; impoverita e si sono tolte strisce di stoffa dalle modelle, perch&eacute; un nudo porta comunque risultati e la campagna &egrave; un successo. Ci si spingeva sempre oltre, ci sono stati alcuni decenni in cui l&#39;uomo non doveva chiedere mai e in cui la moto era per l&#39;uomo. Era uno strumento maschile, come il rasoio elettrico, il dopobarba, la cravatta e le sigarette. Dopo aver osato campagne in cui donne alla guida di motociclette sfrecciavano vicino a uomini intenti a fare l&#39;autostop, siamo finiti a trasformare la moto in un mezzo da invidia del pene, solo per uomini, prettamente maschile e machista.  Adesso il mondo &egrave; cambiato e siamo diventati schiavi dei limiti, limiti che abbiamo accettato come espiazione di quanto fatto nel passato. E cos&igrave; ci troviamo a chinare la testa colpevoli davanti a situazioni quasi grottesche. Un esempio in cui sono stato direttamente coinvolto, l&#39;uso del termine &quot;zavorrina&quot;. Un termine come &quot;zavorrina&quot; non si pu&ograve; pi&ugrave; dire, perch&eacute; squalifica il ruolo di passeggera. Perch&eacute; chi siede dietro di noi ha un ruolo attivo, partecipe alla guida che stona con l&#39;accezione di zavorra: statica e poco incline a reagire proattivamente. Perch&eacute; per alcuni assimila la donna a qualcosa da trasportare, silente ed immobile, a malapena consenziente ad un giro in moto.  Il problema &egrave; che noi lo sappiamo che un passeggero pu&ograve; togliere il 50% della fatica se collabora alla guida, forse chi si &egrave; accanito contro il termine zavorrina no. Per quel che mi riguarda il termine zavorrina ha sempre indicato un passeggero capace di stare in moto. Chi sale in moto e non &ldquo;collabora&rdquo; alla guida &egrave;, appunto, un passeggero. Per me &quot;zavorrina&quot; era un termine che suonava bene e che qualificava, indicava qualcuno appassionato e partecipe, non semplice spettatore o paziente accettatore del divertimento altrui.  &nbsp;  ESAGERAZIONI OPPOSTE  Abbiamo sicuramente esagerato, appese alle pareti delle officine sono finite fotografie di cui non ricordiamo neppure pi&ugrave; il brand promotore, abbiamo guardato con lussuria pubblicit&agrave; in cui la moto era il pretesto. Per&ograve; adesso ne stiamo pagando il prezzo. Non sar&agrave; un prezzo troppo alto, penseranno giustamente in molti ma il fatto &egrave; che non credo che abbia alcun volore di risarcimento.&nbsp; Bisognerebbe liberarsi delle ipocrisie, dovremmo imparare che non sempre l&#39;espiazione &egrave; la via per il miglioramento. Fortunatamente abbiamo intrapreso una strada, almeno dal punto di vista del mondo moto, virtuosa. Ancora una volta il DNA intriso di libert&agrave; e anticonformismo della motocicletta ha avuto il sopravvento. Le strade si sono riempite di motocicliste che sono tornate ad appropriarsi di un mezzo che &egrave; perfetto per rivendicare certi diritti. Il tentativo machista di privarle della libert&agrave; di un giro in moto &egrave; fallito e adesso finalmente si pu&ograve; rivendicare il proprio genere, la propria appartenenza senza alcun compromesso. La moto &egrave; il mezzo di tutti, per tutti. Non serve il politically correct per affermarlo, &egrave; insito nel mezzo.  Preserviamolo, lasciamo da parte mercificazione inopportune da un lato e limiti espressivi stringenti dall&#39;altro. La moto &egrave; libert&agrave; e in questo pu&ograve; essere un bell&#39;esempio per la societ&agrave;. Chiss&agrave;, forse il reale vantaggio &egrave; che finch&eacute; indossiamo un casco spesso &egrave; difficile capire chi ci sia sotto. 

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La pubblicit&agrave; delle moto: dal machismo di un tempo al politicamente corretto

Quanto la pubblicit&agrave; non da fastidio, anzi. Erano le pagine a cui migliaia di ragazzi affidavano i loro sogni. Sogni che avevano le forme ed i colori di quella&nbsp;piccola&nbsp;meraviglia che era, in molti casi, &quot;la prima moto&quot;&nbsp;

Le pubblicità, quelle che hanno fatto sognare i giovani motociclisti

Il fenomeno dei cavi metallici nel bosco, con il solo scopo di fermare le corse dei motociclisti, &egrave; davvero duro a morire. Una pratica barbara sempre pi&ugrave; diffusa, un comportamento che definire incivile risulterebbe quasi un complimento. Eppure, c&rsquo;&egrave; chi ha pensato bene di farci uno spot televisivo. Si tratta di Geldis, azienda italiana di prodotti per l&rsquo;igiene orale, che per promuovere il suo nuovo filo interdentale ha realizzato una pubblicit&agrave;, andata in onda in questi giorni, &ldquo;scherzando&rdquo; proprio sul fenomeno dei cavi/fili nel bosco.  Il contenuto dello spot    Nella pubblicit&agrave;, due uomini sono nel bosco e decidono di&nbsp;tendere una trappola ai motociclisti di passaggio, utilizzando proprio il filo interdentale, che viene legato a due alberi, teso, quasi invisibile. I due attendono poi l&rsquo;arrivo di una coppia in moto che, ignara della trappola, procede tra la vegetazione. Lo spot si conclude con il mezzo che avanza verso il filo, e l&rsquo;immagine si dissolve per lasciare spazio alla scritta &ldquo;Usalo nel modo giusto!&rdquo;.  Il video &egrave; stato rimosso  La frase finale, per&ograve;, non &egrave; sufficiente a giustificare il contenuto della pubblicit&agrave;. Ironizzare su un comportamento scorretto e disumano, come quello dei fili tesi nel bosco che ha provocato gravi incidenti (anche mortali) a diversi motociclisti, &egrave; davvero di cattivo gusto. Ma d&rsquo;altronde, il motivo dello spot era chiaro: provocare. Missione riuscita. Il canale YouTube di Gledis ha fatto un importante balzo avanti nelle visualizzazioni, ma non sono mancate le proteste (tra cui anche quella della FMI):  &quot;In seguito ad uno spot pubblicitario che gira su Youtube - recita la nota della Federazione - e che si annuncia di pi&ugrave; larga diffusione anche su altri canali e piattaforme televisive, la Federazione Motociclistica Italiana protesta energicamente per il messaggio contenuto nello spot.  Nel video infatti si vede come l&rsquo;oggetto reclamizzato, un filo interdentale, venga steso attraverso un percorso sul quale stanno arrivando due motociclisti. Sulla creativit&agrave; di dubbio gusto ci sarebbe gi&agrave; da discutere ma il&nbsp;fatto grave ed inaccettabile&nbsp;&egrave; che, purtroppo, molti motociclisti sono stati vittime di comportamenti analoghi con cavi e filo spinato, messi come trappole per impedire il libero accesso con&nbsp;conseguenze gravi ed anche mortali.  Per questo motivo e per il messaggio deprecabile e fortemente diseducativo che viene trasmesso, la FMI intende diffidare la societ&agrave; che ha realizzato lo spot e la stessa ditta produttrice del prodotto che lo ha approvato, riservandosi di intervenire presso le Autorit&agrave; competenti con le modalit&agrave; previste dalla legge&quot;.  Tante che il video &egrave; stato rimosso.  Ancora fili d&rsquo;acciaio contro le moto: per la FMI atti criminali 

La pubblicit&agrave; di Geldis sta facendo discutere perch&eacute; ironizza su una pratica barbara contro i motociclisti sempre pi&ugrave; diffusa. Il video &egrave; stato rimosso

Spot sul filo interdentale, la FMI: &quot;Creativit&agrave; di dubbio gusto&quot;

Oltre le righe, a volte: gli spot promozionali spesso sforano in&nbsp;immagini molto (poco)&nbsp;esplicite,&nbsp;ricorrendo a riferimenti sessuali per lanciare i prodotti

"Purché se ne parli", il lato Hot della pubblicità FOTO

Quanto ci avete pensato? Quanto l'avete voluto? Quanto avete sognato, stressato, chiesto, domandato, pregato, invidiato, desiderato...?  Avevate quattordici anni, ora qualcuno in pi&ugrave; forse, ma lo vorreste ancora... il cinquantino.  Era l'icona dell'emancipazione, dell'essere grandi, del poter andare dove si voleva quando si voleva. L'indipendenza e la libert&agrave; di intere generazioni in un "oggetto".  Molti l'hanno cercato, alcuni l'hanno avuto, tutti lo abbiamo ammirato nelle bellissime&nbsp;r&eacute;clame degli ultimi 30 anni (magari proprio sulla nostra rivista!).  E' la nostra storia in fondo, quella di un'Italia che era diversa: divertente e burlona, un po' ironica e sfacciata, che non si prendeva sempre sul serio, nemmeno&nbsp;nelle pubblicit&agrave;.&nbsp;  Guarda la gallery (clicca qui)  &nbsp;  Giulia Cassinelli  &nbsp;    &nbsp;  &nbsp;

"E' pi&ugrave; divertente di un disco volante", "Quattordici anni per guidarla": pubblicit&agrave; e slogan della nostra giovent&ugrave;

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Celebrità, moto e scooter: le trovate pubblicitarie da Vin Diesel a... Only Fans

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Donne, moto e pubblicità

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Spot sul filo interdentale, la FMI: "Creatività di dubbio gusto"

"Purché se ne parli", il lato Hot della pubblicità FOTO

Mi sono fatto... il cinquantino