        I monopattini elettrici sono sempre al centro di perenni discussioni. Nonostante vengano applicate delle sanzioni per chi incivilmente li abbandona, questo sembra non bastare. I turisti, infatti, se ne lamentano. In fondo, se ci pensiamo bene, non &egrave; bello visitare una citt&agrave; e dover camminare per le strade del centro concentrandosi a scansare monopattini abbandonati fuori posto o buttati a terra perch&eacute; altrimenti si rischia di farsi anche male. Sono lamentele lecite, e provengono in particolare da Roma, dove a quanto pare c'&egrave; una grande percentuale di questi veicoli che non facilitano gli spostamenti. Le polemiche Alcuni dicono che il problema sia proprio la loro elevata presenza, che impedisce a chi vuole girare in pace per le vie del centro - come Via del Corso, Altare della Patria, Colosseo o Piazza Navano &ndash; di avere un minimo di tranquillit&agrave; e spazio. Altri, invece, puntano il dito &ndash; giustamente &ndash; contro il &ldquo;parcheggio&rdquo; incivile, riferendosi a tutti coloro che una volta fatto uso del monopattino lo lasciano dove pi&ugrave; gli viene comodo e non dove effettivamente andrebbe riposto. Le multe ci sono per chi non rispetta le regole, il discorso in tal caso &egrave; che servono pi&ugrave; controlli. E quindi bisognerebbe aggiustare il tiro su questo punto. FERMATO IN MOTO PER UN CONTROLLO, LA PATENTE ERA FALSA: LA SANZIONE       

Chi fa un viaggio, di piacere o di lavoro, arriva in una citt&agrave; sperando di riscontrare meno noie possibili. Questi mezzi elettrici, invece, a Roma costituiscono un grande problema

Monopattini abbandonati: i turisti si indignano

        Diventare un personaggio pubblico &egrave; un'ambizione di tante persone e partecipare a programmi televisivi pu&ograve; essere un'opportunit&agrave; da cogliere al volo. Armando Incarnato, corteggiatore del trono "over" del programma Uomini e Donne ha per&ograve; dimenticato le responsabilit&agrave; che la notoriet&agrave; porta con s&egrave;, come dover dare il buon esempio ed essere un modello da seguire. Spavaldo e imprudente Il "Cavaliere" partenopeo &egrave; in questi giorni nel pieno di una bufera mediatica per un video pubblicato sui social che lo ritrae ad alta velocit&agrave; in sella alla sua moto. Senza un minimo di prudenza si &egrave; infatti ripreso alla guida inquadrando il contachilometri che pian piano (ma neanche troppo) &egrave; arrivato a 240 km/h. In sottofondo una musichetta dalla melodia estiva, in primo piano un segno della vittoria, un cuore fatto con le dita (anche se in questo momento del video sembra che la velocit&agrave; sia decisamente meno elevata), e un accenno di sorriso sotto al casco, come se Incarnato avesse appena compiuto un'impresa degna di nota. Immediati i commenti di indignazione da parte dei followers: "Spero sia tutto finto", "Una pessima caduta di stile", "Se non sei in pista sei un buffone. Metti a rischio le vite degli altri", sono quelli meno duri. Assurda anche la didascalia scelta dallo stesso Incarnato: "Mente e cuore". Non dimentichiamo che questi atteggiamenti possono sfociare poi in pericolosi atti di emulazione, con tutto ci&ograve; che ne pu&ograve; conseguire... Cruciani e il motorino rubato: "Ho dovuto pagare 250 euro per riaverlo"&nbsp;             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da armando incarnato (@armando_incarnato_)            

Armando Incarnato, tra i pi&ugrave; discussi partecipanti del trono "over", &egrave; nella bufera dopo aver pubblicato su Instagram un video in cui si atteggiava ad altissima velocit&agrave;

Corteggiatore di "Uomini e Donne" a 240 km/h in moto: un pessimo esempio

        A seguito della Sei giorni internazionale di enduro, svoltasi dal 30 agosto al 4 settembre scorsi in Val Curone, Valle Staffora e Val Grue, nel Tortonese in provincia di Alessandria, ci sono state molte polemiche. Al centro della questione (ma non &egrave; la prima volta), le condizioni del terreno dopo le gare che le 30 associazioni del Forum SentieriVivi4P hanno descritto come &ldquo;un quadro impietoso&rdquo;. KTM 350 EXC-F Factory Edition 2022, la enduro &egrave; ancora pi&ugrave; raffinata Le accuse &ldquo;I percorsi sui sentieri sono ridotti a profonde arature e alla frantumazione della parte superficiale del terreno - spiegano -. Ci sono dai 10 ai 20 cm di polvere dovuta alla macinazione del terreno causata dal passaggio delle 630 moto con le ruote tassellate. Il risultato &egrave; identico al lavoro delle macine di un mulino, come se tutto il terreno vi fosse passato sotto, producendo farina mista di arenaria, facilmente inalabile&rdquo;. Alla base di tutto, secondo le associazioni ambientaliste, c&rsquo;&egrave; la mancanza di rispetto per il territorio, in particolare l&rsquo;erosione dei sentieri su cui passano le moto con pneumatici tassellati. Per questo chiedono a gran voce uno studio dell&rsquo;impatto di queste gare sul mondo vegetale e animale: &ldquo;Sono aspetti che non si riescono nemmeno a immaginare, ed &egrave; su questa ignoranza che si pu&ograve; dichiarare che non ci sono stati problemi e auspicare altre gare come carta vincente per il territorio, quando cos&igrave; non &egrave; stato&rdquo;. A ci&ograve; si aggiunge, sempre secondo il Forum degli ambientalisti, che alcuni terreni siano stati percorsi per quattro giorni, mentre la legge regionale prevede che i comuni possano autorizzare gare non superiori a tre. In situazioni del genere, non c'&egrave; mai una parte che ha del tutto torto e una che ha del tutto ragione: forse sarebbe il caso di sedersi e discutere per trovare un punto d'incontro. Allarme trappole in Veneto, ciclisti ed enduristi a rischio con i fili di ferro       

Dopo la Sei giorni internazionale di enduro tra agosto e settembre nel Tortonese esplodono di nuovo le polemiche sulle condizioni dei sentieri

Ambientalisti protestano per le gare enduro: “Distruggono il terreno”

Dalla Francia arriva l&#39;ennesima notizia di parcheggi a pagamento anche per le due ruote. Una decisione che fa discutere e solleva dubbi sulle reali finalit&agrave; di certe manovre.  SUCCEDE NEL COMUNE DI VINCENNES dove l&rsquo;amministrazione ha annunciato l&rsquo;inizio del nuovo regime a pagamento a partire dal mese di aprile 2018. A spingere gli amministratori in questa direzione, come dichiarato durante la votazione in consiglio comunale dello scorso 27 settembre, l&rsquo;aumentato volume di traffico su due ruote e la necessit&agrave; di costruire nuovi parcheggi &ldquo;dedicati&rdquo;, per fronteggiare le soste selvagge (marciapiedi, aree vietate) sempre pi&ugrave; diffuse, con conseguente aumento di occupazione di suolo pubblico. E visto che le 4 ruote pagano per questa &ldquo;occupazione&rdquo;, perch&eacute; non dovrebbero farlo anche moto e scooter?  UN&rsquo;ARGOMENTAZIONE CHE POCO CONVINCE I FRANCESI, e se da un lato ecologisti e politici di determinati schieramenti plaudono all&rsquo;iniziativa, dall&rsquo;altra sono tante le polemiche che vanno montando, soprattutto da parte di chi teme il dilagare di decisioni simili (gi&agrave; in passato ci sono state levate di scudi contro questo tipo di proposte da parte delle associazoni di motociclisti francesi) ponendo dubbi piuttosto legittimi: non si tratter&agrave;, per caso, dell&rsquo;ennesimo pretesto per fare cassa? Di sicuro, considerando i 780 posti moto/scooter a pagamento, quelle del comune di Vincennes sono destinate a riempirsi in fretta. 

Tra 1000 polemiche &egrave; il comune di Vincennes a portare avanti l&rsquo;iniziativa al costo di 1,50 euro per 120 minuti di sosta

Parcheggio a pagamento per moto e scooter in Francia

Tutti i mercoled&igrave; dalle 9.00 alle 16.00 durante i mesi di luglio e agosto. Questi sono stati i termini della sperimentazione che ha visto interdetto ai mezzi a motore uno dei passi pi&ugrave; belli delle Dolomiti, il Sella, proprio lungo il meraviglioso &ldquo;giro dei 4&rdquo; che coinvolge anche Pordoi, Gardena e Campolongo. Giro che, per un giorno alla settimana, in piena stagione turistica, &egrave; stato praticamente impossibile completare. E se qualcuno penser&agrave; che in fondo un giorno alla settimana, in nome del silenzio e della pace tra i monti, &egrave; poca cosa... altri, invece, immagineranno subito le facce deluse dei tanti mototuristi, soprattutto stranieri, che ignari del divieto quest&#39;estate si sono visti precludere la possibilit&agrave; di guidare attraverso i meravigliosi tornanti che portano in cima.  ANCHE IL COSTALUNGA NEL MIRINO - Insomma, se da un lato &egrave; vero che tanta bellezza va tutelata, dall&rsquo;altro sorge il dubbio che muri e barricate contro i veicoli a motore non siano esattamente la soluzione adatta. Muri e barricate, tra l&rsquo;altro, destinati a moltiplicarsi nel futuro prossimo venturo, viste le numerose iniziative &ldquo;di chiusura&rdquo; allo studio delle amministrazioni delle province autonome di Trento e Bolzano, come ad esempio l&rsquo;estensione del progetto anche al Passo Costalunga.  PASSI PIENI DI RUMORE E AGGRESSIVIT&Agrave; - Non la pensa per&ograve; cos&igrave;, ad esempio, Reinhold Messner. Ecco cosa dichiarava,&nbsp;a proposito dell&rsquo;iniziativa sul Sella, in un&rsquo;intervista ad inizio estate rilasciata a Il Fatto Quotidiano: &ldquo;Questo &egrave; pi&ugrave; che un primo passo verso il futuro. So che per fare ci&ograve; che per me sarebbe assolutamente necessario ci vorranno anni: la maggior parte dei passi dovrebbe essere chiusa, almeno per gran parte della giornata. Il futuro sta in un cambio radicale delle nostre Dolomiti, anche perch&eacute; dobbiamo conservare e incentivare quel turismo che punta alla lentezza, al silenzio. Dobbiamo restituire le strade ai ciclisti, che attualmente sono quasi pi&ugrave; numerosi di chi si muove a piedi. Sono persone che cercano il silenzio e ora invece abbiamo passi pieni di rumore, di aggressivit&agrave;&rdquo;. E poi aggiunge: &ldquo;Ti ritrovi in parete e non riesci nemmeno a sentire cosa urlano i tuoi compagni di cordata perch&eacute; i motori di auto e moto coprono qualsiasi altro suono&rdquo;.  L&rsquo;ESEMPIO DEL PASSO ROMBO - neanche i passi a pagamento sono il massimo, lo sappiamo bene, ma a questo punto sarebbe comunque una soluzione migliore. Prendiamo ad esempio il Rombo, tra Austria e Italia&hellip; &egrave; talmente grandioso quello che provi salendo in cima, che ti &egrave; subito chiaro: lo spettacolo vale il prezzo del biglietto. Come dire, pago, un po&rsquo; mi scoccia, ma lo faccio affinch&eacute; tutto rimanga cos&igrave; e venga preservato con cura grazie ai proventi. Discorso analogo pu&ograve; essere fatto per un altro gioiello alpino, sempre in Austria, come il Grossglockner. Certo sarebbe meglio che fosse tutto libero e gratuito ma per la tutela di determinati luoghi si pu&ograve; essere anche disposti ad accettare un compromesso. Diverso &egrave; prendere la direzione di una chiusura totale&hellip; e soprattutto cieca.  SONO ALTRI I RIMEDI - Cieca, perch&eacute; la soluzione &egrave; nei controlli e nella regolamentazione: fiaccare le intenzioni di chi scambia il Sella per il Mugello, o di chi, in alta quota, si sente improvvisamente come in Formula1. Cieca, perch&eacute; non tiene conto delle perdite per l&rsquo;indotto, con albergatori e ristoratori gi&agrave; sul piede di guerra. Se da un lato, infatti, i promotori dell&rsquo;iniziativa di questa estate si sono affrettati a dichiararne con soddisfazione il successo (#dolomitesvives, si chiama cos&igrave;); dall&rsquo;altra gli operatori economici dei passi hanno presentato un bel ricorso al Tar, in nome dei mancati incassi. Per non parlare poi del vicino Veneto, ben conscio dell&rsquo;importanza del turismo per la propria economia e non particolarmente persuaso della bont&agrave; di certe iniziative (sono note le dichiarazioni al vetriolo del governatore Zaia sull&rsquo;argomento).  L&rsquo;OPINIONE DELL&rsquo;ANAS - &ldquo;Siamo in presenza di strade statali gestite dalle province autonome. Noi come Anas - ha dichiarato durante l&rsquo;estate il presidente Gianni Vittorio Armani - non siamo affatto per la chiusura, tanto &egrave; vero che, gestendo il passo dello Stelvio tra la Lombardia e l&rsquo;Alto Adige, abbiamo un progetto da realizzare che prevede entro due anni l&rsquo;apertura anche invernale del valico: in modo da consentire l&rsquo;accesso a zone che hanno un valore turistico e di accessibilit&agrave; assolutamente compatibili con la fruibilit&agrave; tutto l&rsquo;anno&rdquo;.  DILLO ANCHE TU - Ma soprattutto, sulla chiusura dei passi, la pensano in maniera diversa i tanti motociclisti che la montagna la amano, profondamente, anche loro. E a modo loro! E che sui tornanti pi&ugrave; emozionanti del mondo hanno vissuto - in maniera civile e con gli occhi ricolmi di belezza - alcuni dei momenti pi&ugrave; belli della loro vita su due ruote. E allora, se siete d&rsquo;accordo, ditelo anche voi&hellip; passi chiusi? No, grazie! 

La sperimentazione &egrave; finita e il Passo Sella torna libero dai divieti. Finalmente! In futuro, per&ograve;, potrebbero moltiplicarsi iniziative di questo genere gi&agrave; allo studio delle amministrazioni

Passo Sella: fine dei divieti per auto e moto ma... attenzione!

La paventata modifica del Codice della strada che vieterebbe alle moto il transito su sentieri e mulattiere, decretando di fatto la morte del fuoristrada in Italia, ha messo in allarme gli appassionati e le industrie del settore e restituito attualit&agrave; a vecchi conflitti.  PESI ED EQUILIBRI IMPARI - Perch&eacute; c&rsquo;&egrave; chi le due ruote a motore le ha sempre viste come un fastidio da debellare, costringendo la nostra Federazione e l&rsquo;Associazione di categoria (ANCMA) a costituire un apposito comitato per difendere una pratica costantemente sotto attacco sebbene abbia dato al nostro Paese successi sportivi e commerciali. Tuttavia &egrave; palese che il peso politico del CER (Comitato Escursionisti su Ruote) nato nel 2013, non sia equiparabile a quello del CAI, il Club Alpino Italiano, 150 anni di storia, che oggi si presenta come &ldquo;struttura aperta e mai rigida, attenta ad accogliere tutti coloro con la passione della montagna. Qualunque essa sia,&quot; ma omette di precisare che questa passione deve essere praticata esclusivamente a piedi o con gli sci. Perch&eacute; questo, di fatto, si evince dalla iniziative prese e dalla strenua lotta al motore.  ATTACCO E DIFESA - Il CER &egrave; nato proprio per evitare che il fuoristrada potesse essere demonizzato e per difendersi dall&rsquo;attacco portato dal CAI in Emilia-Romagna. Per chi avesse dimenticato il tema della &ldquo;battaglia&rdquo;, ricordiamo che il CAI proponeva una definizione di escursionismo a senso unico, ovvero la possibilit&agrave; di fruire dei sentieri da parte dei soli &ldquo;camminatori&rdquo;. La resistenza degli appassionati e il lavoro del CER hanno fatto s&igrave; che venissero riconosciuti come escursionisti, con diritti e doveri, anche coloro che preferiscono muoversi su ruote e che si autodefinirono escur-ruotisti.  IL PROBLEMA E&#39; CULTURALE - Parlare di diritti-doveri &egrave; quantomai di attualit&agrave; oggi, perch&eacute; non si pu&ograve; certo sostenere l&rsquo;esistenza di categorie virtuose e di altre viziose, in quanto oggi pi&ugrave; che mai maleducazione e mancanza di rispetto sono purtroppo diffusi ad ogni livello; se cos&igrave; non fosse non ci imbatteremmo costantemente in sentieri, spiagge, campagne e montagne tappezzati di rifiuti lasciati in giro per pigrizia che si traduce in incivilt&agrave;. Questi giorni di vacanza potrebbero essere l&rsquo;occasione per i nostri solerti governanti per riflettere sul fatto che forse, anzich&eacute; preoccuparsi di accorciare i tempi del liceo, sarebbe bene prodigarsi per diffondere l&rsquo;educazione. A tutti i livelli.  Tutti gli approfondimenti sull&#39;ultimo nunero di Motosprint in edicola. 

L&rsquo;attacco al fuoristrada riapre vecchi conflitti mai del tutto sopiti

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Off-road e divieti, una questione di educazione