Dall’Asia centrale all’Italia, il viaggio in moto del Cicca e la Sere #2

Dall’Asia centrale all’Italia, il viaggio in moto del Cicca e la Sere #2

Un raid affascinante e avventuroso, un lento "ritorno" in moto attraverso le 1.000 suggestioni dell’Asia centrale. La seconda tappa, alla scoperta del Palmir 

FRANCESCO CICCARELLO (PUBBLICAZIONE A CURA DI DIEGO D'ANDREA)

Un viaggio lungo 13.000 km e 11 paesi: Kirghizistan, Tajikistan, Uzbekistan, Kazakhstan, Russia, Ucraina, Transnistria, Moldova, Romania, Bulgaria, Grecia e Italia. Nella seconda parte del racconto (QUI la prima parte), Serena e Francesco raggiungono i suggestivi territori del Palmir, attraversano passi “sul tetto del mondo” e scoprono uno dei luoghi più belli mai visitati in tutta la loro vita.

In moto dall’Asia centrale all’Italia #2 - LE FOTO

In moto dall’Asia centrale all’Italia #2 - LE FOTO

Un raid affascinante e avventuroso, un lento "ritorno" in moto attraverso le 1.000 suggestioni dell’Asia centrale. La seconda tappa, alla scoperta del Palmir 

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CI SVEGLIAMO PRESTO. Davanti a noi le montagne che segnano il confine del Pamir. Sotto le ruote, la strada M41, che in questo tratto si presenta ancora asfaltata. Siamo quasi timorosi al cospetto di tanta bellezza e inconsapevoli di ciò che ci aspetta. Lungo la strada, solo noi e una BMW GS targata Germania con a bordo una coppia di Turchi. Scambiamo due parole alla frontiera di Bordobo (Kirghizistan), che stranamente superiamo in fretta malgrado la tipica burocrazia di stampo sovietico e le tante storie sulla corruzione di cui avevamo letto. La nostra Africa borbotta tra una buca e l’altra ma l’altitudine sembra dare più noia a noi che a lei.

QUINDICI CHILOMETRI DI TERRA DI NESSUNO. Superiamo il primo passo a 4.282 mslm, caratterizzato da montagne color rosso e strada in terra battuta (Kyzyl Art Pass). Il colore del cielo, a queste altezze, diventa puro, non ci sono altri termini per descriverlo. Una cosa che sconvolge. In cima al passo troviamo la figura di una “pecora di Marco Polo”, così chiamata perché divenuta nota in Europa grazie ai racconti del grande viaggiatore. Dopo secoli di caccia spietata oggi è un animale protetto, sebbene alcuni abitanti del luogo parlino di turisti pronti a pagare cifre spropositate, pur di ucciderne una e farsela spedire imbalsamata a casa. Noi ci accontenteremmo di catturarla con la nostra macchina fotografica.

POCO OLTRE, LA FRONTIERA TAGICA. Anche in questo caso nessun problema tranne la richiesta di cantare qualche verso di Toto Cutugno e dei Ricchi e Poveri da parte dei gendarmi. Strana, poi, la tassa per la disinfestazione della moto con un soldato che spruzza da uno zaino del liquido sulle ruote, simile a quello che si usa per dare il rame. Impareremo presto, che le doti maggiormente richieste nei passaggi di frontiera da queste parti, sono la calma e la pazienza, e così l’ora passata a girare tra i vari uffici in cui tutti chiedono soldi (ma rilasciano ricevuta) passa in fretta. Tutto troppo facile?

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