Prova Ducati DesertX: il tassello mancante

Prova Ducati DesertX: il tassello mancante#sottoesame

Ruote da 21 e 18”, escursione delle sospensioni extralarge, look da enduro Anni '80. È una crossover, ma è stata progettata per l'off-road vero. L'abbiamo provata in Sardegna su strada ma anche su terra

04.05.2022 07:52

Un design evocativo, ispirato agli Anni 80

La DesertX venne presentata come concept all'interno dell'area Scrambler (con la S maiuscola... la famiglia di veicoli in seno all'azienda) all'EICMA 2019. Il contesto era eloquente. Di quella filosofia – per quanto il look del prototipo sia rimasto quasi immutato in questa versione definitiva – è rimasto poco e la “land of joy” è solo un vago ricordo. D'altro canto, la DesertX non è nemmeno una Ducati: nessun family feeling con la produzione attuale, nessuna appendice aerodinamica, nessun taglio netto nelle forme.

Questa moto apre un nuovo segmento di mercato, prendendo stilemi del passato e reinterpretandoli in chiave futura per disegnare una parabola concettuale che proietta l'azienda in una nuova dimensione. Con un occhio alla funzionalità: i volumi ampi del serbatoio sono progettati per offrire una buona capacità e per raccordarsi al meglio con la sella per permettere una agevole guida in piedi sulle pedane. Il frontale è dominato dal doppio fanale a led; al retrotreno, la sella offre svariate configurazioni: sdoppiata quella di serie, oppure monolitica, rossa e piatta (optional), o ancora monoposto corta con la struttura in tubi e il piccolo portapacchi in bella vista e il serbatoio aggiuntivo come utile ornamento (da 8 litri, sempre optional). Un design per certi versi fluido, che può essere cucito intorno ai gusti dell'acquirente, ma che è massimamente coinvolgente proprio per la sua essenzialità.

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