Prova Indian Challenger RR: che americanata!

Prova Indian Challenger RR: che americanata!

Abbiamo provato una delle due protagoniste del MotoAmerica "King of the Baggers", tanto tozza, goffa e esagerata quanto affascinante. Un'esperienza surreale

Alan Cathcart

28.07.2023 09:24

La posizione in sella 

Non credevo che questo sarebbe stato un problema per me nei cinque giri concessimi sulla moto di Jeremy, soprattutto perché era la prima volta che guidavo sul circuito di Chuckwalla e a causa delle basse temperature abbiamo dovuto utilizzare le Dunlop Sportmax Q4, piuttosto che le solite slick.
Salire sulla sella da corsa Saddlemen personalizzata della SuperBagger ha richiesto un po’ di fatica: anche se bassa, la Indian è piuttosto larga per via alla copertura del serbatoio che ora comprende il corpo farfallato montato lateralmente. Questo ti fa percepire chiaramente su che razza di immobile a due ruote sei salito a bordo; eppure paradossalmente la posizione di guida è piuttosto angusta, perché sembra di dover raggiungere il Messico attraverso il serbatoio per afferrare i semimanubri, mentre allo stesso tempo tocca sollevare i piedi abbastanza in alto per parcheggiarli sui poggiapiedi.

"Da 0 a 100 km/h di 2,4 secondi, roba da MotoGP"

Premuto il pulsante di avviamento, l’Indian torna in vita come un morto che riemerge da 40 e passa anni di sonno. Ho provato a mollare la leva della frizione delicatamente per partire, ma l’Indian è balzata in avanti tentando di spegnersi. "Il launch control è molto utile su questa moto, avrebbero dovuto dirti di usarlo» mi ha detto in seguito Jeremy. "Il motore rimane a 3.000 giri, tu rilasci la frizione e al resto ci pensa il launch control. Abbiamo visto tempi da 0 a 100 km/h di 2,4 secondi, roba da MotoGP! Ma è normale se ci pensi: con una moto lunga, tanto grip e pneumatici larghi, possiamo farla partire più rapidamente di una Superbike ufficiale. Le nostre partenze sono sempre state buone l’anno scorso, ed èmolto importante per non ritrovarsi al centro del gruppo alla prima curva".
Notando che nonostante l’incredibile coppia non aveva impennato nemmeno in prima marcia, sono passato subito in seconda e poi quasi subito in terza grazie all’efficace cambio quickshifter: i primi quattro rapporti sono molto ravvicinati, mentre quinta e sesta sono più spaziate, ciò che serve al motociclista che acquista una cruiser. "Purtroppo siamo limitati per quanto riguarda il numero di giri massimodice Jeremy – quindi la poca distanza tra un rapporto e l’altro è un problema quando cerchi la marcia perfetta per una curva. In uscita usiamo spesso la terza, quinta e sesta solo in gare su piste più veloci come Daytona e Road America".

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