Addio a Leopoldo Tartarini

Addio a Leopoldo Tartarini
Si è spento oggi il fondatore dell'Italjet, famoso anche per il suo Giro del Mondo in moto insieme a Giorgio Monetti

Redazione - @InMoto_it

11.09.2015 ( Aggiornata il 11.09.2015 15:53 )

Si è spento oggi, all'età di 83 anni, Leopoldo Tartarini (a sinistra nella foto in apertura). Tartarini, noto pilota motociclistico degli anni Cinquanta (vinse svariate volte al Motogiro d'Italia e alla Milano-Taranto), ritiratosi dalle corse iniziò a dedicarsi alla costruzione di motocicli con motore MZ, da cui il nome Italemmezeta. Il primo prodotto fu una 125 spinta dal motore a due tempi tedesco-orientale, seguito nel 1962, da un ciclomotore sportivo battezzato Italjet. Nella stagione del 2000 la Italjet fece addirittura il suo ingresso nel motomondiale, presentandosi in 125 con la F125, fino al 2002. Ma Leopoldo Tartarini era balzato alla ribalta anche per un'altra grande impresa: quella del giro del mondo in moto, affrontata nel 1957. Una vita per la moto   Nato a Bologna il 10 agosto 1932, in una famiglia in cui da sempre le moto hanno avuto una considerazione particolare. Il padre aveva gareggiato con varie marche tra cui la Frera e la Guzzi di cui è stato concessionario per molti anni, prima di passare insieme al figlio alla Ducati. Da ragazzo Leopoldo aveva cominciato a correre nelle categorie minori per ottenere la licenza federale internazionale e si è affermato con successo, tanto da essere ingaggiato dalle primarie Case motociclistiche italiane come pilota professionista. Era specializzato nelle gare di durata, ma non solo in quelle. I suoi maggiori successi sportivi si possono così sintetizzare: 1952 - Primo assoluto nella "Milano-Taranto" con una moto da lui stesso realizzata per quanto riguarda il telaio, spinta da un bicilindrico BSA di 650cc 1953 - Primo assoluto nel "Motogiro" (organizzato dal quotidiano "Stadio" di Bologna) in sella a una Benelli ufficiale e ancora primo di categoria e secondo assoluto nella "Milano-Taranto", ovviamente su Benelli. 1954 - Primo assoluto nel "Motogiro" sempre su una Benelli ufficiale. A fine stagione passò alla Ducati. 1955 - Era primo di categoria nel "Motogiro" su Ducati, quando nei pressi di Perugia, con 24 minuti di vantaggio sul secondo, ha subito un gravissimo incidente che gli ha stroncato la carriera. Ha rischiato addirittura di finire paralizzato alle gambe. Nel violento impatto con la strada Tartarini aveva riportato lo schiacciamento della colonna vertebrale. Era rimasto per ben tre mesi senza avvertire sensibilità agli arti inferiori. Verificava quotidianamente (da aprile a settembre) con alcuni spilloni se la sensibilità fosse ripristinata, ma sempre con esiti negativi. Poi finalmente la situazione migliorò e nei mesi successivi tornò a una deambulazione normale. Era stato già questo un grande successo perché i medici dopo i primi test post-trauma, gli avevano prospettato anche l'eventualità di non poter più camminare con le proprie gambe. La ritrovata parziale salute fisica non gli consentì comunque di superare i test medici che la Federazione Motociclistica Italiana imponeva ai piloti a fine stagione. Era in sostanza un pilota finito, perché gli fu espressamente vietato di partecipare a ogni competizione. Per questo motivo, non volendo attendere un anno, i test infatti venivano fatti una sola volta a stagione - in dicembre - decise di impiegare il tempo libero organizzando un raid in moto. Non avrebbe potuto più correre anche perché nel frattempo erano state cancellate la grandi competizioni di fondo su strada in cui la Ducati aveva ottenuto eccellenti risultati. In Ducati infatti era arrivato proprio per portare in gara la nuova 175cc, ideata dall'ingegner Taglioni, e per rivincere il "Motogiro". Una volta guarito si è dedicato alla concessionaria Ducati per Bologna e provincia che insieme al padre aveva aperto alla fine del 1954, quando era passato appunto in Ducati come pilota ufficiale. Era però ancora sotto contratto, aveva un ingaggio elevatissimo perché intascava 1 milione e 600 mila lire a stagione (nel 1956 era una cifra ragguardevole). Fu quindi costretto anche per motivi morali (non voleva infatti prendere lo stipendio senza lavorare per la Ducati, dal momento che il contratto era valido fino a tutto il 1957) a inventarsi il viaggio "pubblicitario", un viaggio straordinario e pioneristico che lo avrebbe portato per un anno in giro per il mondo. In un primo tempo doveva spingersi al massimo fino in Turchia, poi il raid era stato allungato fino a Città del Capo ma, a sorpresa, si trasformò in un vero e proprio "giro del mondo". Lui sperava di farlo in tempi molto più brevi: andare in Turchia avrebbe richiesto solo qualche settimana. Si arrivò invece a un anno intero con un chilometraggio impensabile. Smessi i panni del pilota dopo la conclusione del "Giro del Mondo", Tartarini è diventato più stanziale e le sue ulteriori avventure sono state quasi tutte tecnologiche. Ha continuato l'attività di concessionario Ducati fino al 1960, quando ha deciso che erano maturi i tempi per fare il salto, passando da concessionario Ducati a costruttore di motocicli. Ha creato così il marchio Italjet che ha avuto notevole fortuna, anche sul piano agonistico. Ultimamente aveva ceduto anche questa attività al figlio Massimo e si era dedicato alla progettazione e realizzazione di nuove moto che hanno sempre una notevole dote di originalità nella concezione e nella linea. Modelli che vengono poi trasferiti e prodotti sotto altri marchi commerciali. Alla famiglia e agli amici di Leopoldo Tartarini le condoglianze di In Moto. Fiammetta La Guidara        

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