Le regine del turbo, viaggio nel tempo

Le regine del turbo, viaggio nel tempo

Furono le Case giapponesi a darsi soprattutto da fare. Negli anni ‘80, Kawasaki era la più potente

Redazione - @InMoto_it

23.02.2018 08:17

TECNICAMENTE SOLO LA YAMAHA mantenne l’alimentazione a carburatori, mentre le altre tre Case optarono per l’iniezione elettronica. Importanti differenze si videro nella collocazione del gruppo turbina-compressore: davanti ai cilindri (i soli raffreddati ad acqua) in alto, sulla Honda, sotto il motore, all’altezza del perno del forcellone, sulla Yamaha, dietro alla bancata dei cilindri sulla Suzuki e in basso, davanti al carter dell’albero motore, sulla Kawasaki.

ERA BEN NOTO A TUTTI che la sovralimentazione consentiva un guadagno di potenza e coppia tale da permettere un’ampia gamma di scelte prestazionali e quindi di caratterizzazioni delle moto. La Honda e la Yamaha si contennero e presentarono modelli di impostazione granturistica con 82 CV (che salirono a 100 nella versione di 650 cm³) la prima e 85 CV la seconda. 85 CV anche per la Suzuki, che però (ma con evidente prudenza) si orientò su una linea più sportiva. Questa lampante ritrosia da parte delle tre Case giapponesi a presentare i modelli sovralimentati con un’impostazione degna della “cattiveria” che il motore era in grado di esprimere fu rifiutata in modo assolutamente esplicito dall’ultima arrivata, la Kawasaki, che coerente alla propria immagine di sportiva senza compromessi, presentò una motocicletta dalla linea grintosissima e dalla potenza esuberante: 112 CV (contro i 75 CV del motore standard aspirato), oltretutto giudicata anche la migliore fra le Turbo sul mercato.

LA KAWASAKI PER COGLIERE QUESTO RISULTATO aveva potuto sfruttare due vantaggi: il primo era che aveva già maturato notevole esperienza sul “turbo” fin dal 1978, grazie alla diffusione avuta in America e in Canada dalla versione sovralimentata della KZ 1000 (Z1-R TC) potenziata con un kit prodotto dalla californiana Turbo Cycle Coporation e venduta dalla rete distributiva della Casa giapponese senza garanzia. Il secondo vantaggio fu proprio l’essere arrivata ultima sul mercato, evitando di incorrere negli stessi difetti (o diminuendone la portata, come nel caso del ritardo di risposta del turbo) delle concorrenti.

Indietro

2 di 2

  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento