Malanca Caribù, l'incompresa

Alla propria gamma di fuoristrada, nel 1971, Malanca affianca il Caribù, valido ed elegante cinquanta da cross che però non ha avuto una grossa diffusione

Giorgio ScialinoGiorgio Scialino

Pubblicato il 6 agosto 2018, 09:50 (Aggiornato il 6 agosto 2018, 10:10)

Dopo aver inizialmente usufruito di propulsori F. Morini, verso la metà degli anni ‘60, Malanca inizia a produrre in proprio anche i motori. Le versioni a 4 marce erano simili alle unità prodotte da F. Morini, ma all’inizio del decennio successivo viene presentato un prestigioso motore a cinque marce, interamente sviluppato dalla casa, inconfondibile, con un forte impatto estetico e ottime prestazioni.

LA NUOVA UNITÀ prodotta a Pontecchio Marconi equipaggerà le versioni di punta della futura generazione di “cinquantini” della Malanca. Il modello più famoso, nonché il primo ad usufruire di questo propulsore, sarà lo sportivo Testa Rossa. Parallelamente, la Malanca era impegnata anche nel settore fuoristrada, dove dal 1967 era presente con un modello a quattro marce, denominato Country, con telaio piuttosto semplice e sospensioni economiche.

IL CARIBÙ ARRIVA NEL 1971, affiancando i fuoristrada del marchio già presenti in listino. Usufruisce del nuovo motore montato sul Testa Rossa e viene proposto come modello di livello superiore. Il Caribù si propone al pubblico con una linea molto elegante, eloquentemente amplificata dal nuovo e moderno propulsore, ricco di alettature anche sui carter sfaccettati e contraddistinto da una generosa termica con testa “a ventaglio”.

L’ASPETTO È QUELLO DI UN VERO MEZZO “OFF–ROAD”, ma al contempo non rinuncia ad una linea snella ed accattivante che trova sostenitori anche tra i fruitori meno estremisti.

RISPETTO ALLE VARIE VERSIONI DEL COUNTRY realizzate fino a quel momento, può contare su un telaio notevolmente migliorato, propone ruote entrambe tassellate, da 17” al posteriore e da 19” all’anteriore, e monta sospensioni più che efficienti: una valida forcella teleidraulica e due ammortizzatori idraulici regolabili che lavorano abbinati ad un forcellone montato su silent-block.

ALTRI ELEMENTI DI PRESTIGIO sono il montaggio dello sterzo su cuscinetti conici e i robusti mozzi in alluminio. I parafanghi sono rialzati, il manubrio è munito di traversino, con leve e comando gas di ottima fattura. Diversamente dal Country, il Caribù ha un impianto di scarico a configurazione bassa, con una marmitta ad espansione che dispone di un tubo finale di diametro superiore allo standard.

LA VERSIONE EXPORT era alimentata da un carburatore Dell’Orto UB 20 S con filtro F 20 e la potenza dichiarata era nell’ordine dei 7 CV.

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