BMW Italia e India Heal: un viaggio contro l'autismo

BMW Italia e India Heal: un viaggio contro l'autismo

Con Franco e Andrea Antonello 6200 km per girare tutta l’India, portando in giro il nome della fondazione “I Bambini delle Fate” che si occupa di aiutare i ragazzi autistici

Serena Zunino

02.04.2023 16:44

Il celebre locale Deus Ex Machina, nel quartiere Isola di Milano, è stato teatro di una serata speciale in cui due mondi tra loro diversi, motociclismo e sociale, si sono sposati perfettamente l’uno con l’altro. In prossimità della giornata di oggi, domenica 2 aprile, ovvero la giornata mondiale di consapevolezza dell’autismo BMW Motorrad Italia ha dato vita a questo evento con la presenza di Franco e Andrea Antonello, padre e figlio, che da anni ormai sensibilizzano su questa malattia di cui è affetto Andrea. Non solo, il papà – grande comunicatore dalla mente imprenditoriale – ha fondato l’impresa sociale “I Bambini delle Fate” con l’obiettivo di aiutare e dare supporto ad altre famiglie con ragazzi autistici, e sta ottenendo risultati sorprendenti e ammirevoli.

COME BMW e autismo entrano in contatto

Il motivo è presto detto. L’azienda bavarese, per la quinta volta, ha fornito a Franco e Andrea e ad altri due compagni di viaggio, i mezzi per svolgere il loro decimo viaggio in giro per il mondo e la scelta è ricaduta sull’India. Un viaggio speciale e importante, della durata di 40 giorni, di cui è stato mostrato un video di pochi minuti in cui sono stati racchiusi tanti momenti vissuti e che racchiude la filosofia di un Paese spirituale e profondamente influente come l’India. 6200 chilometri da Nuova Delhi a Mumbai, per arrivare fino al punto più a Sud, Bongalore, e risalire poi verso la Capitale passando da Calcutta e Varanasi. L’obiettivo del viaggio era quello di trattare il tema dell’inclusione sociale e proprio di questo parla Alessandro Salimbeni, direttore generale di BMW Motorrad Italia: “Questo progetto con cui abbiamo sostenuto l’operato dei Bambini delle Fate è incentrato sul tema dell’inclusione sociale, che è il fronte dove BMW Motorrad è attiva all’interno del nostro programma di responsabilità sociale di impresa che si chiama SpecialMente”. Per lo scopo è stato rivisto il claim del brand trasformandolo in “Make Life An Inclusive Ride”. Franco Antonello ha spiegato: “Oggi viene diagnosticato un ragazzo autistico ogni 50 nei nuovi nati. Un ragazzo autistico vuol dire che lui ha la piena e totale consapevolezza del proprio stato, il problema è che non riesce a esternare le cose”.

Franco com’è nata la collaborazione con BMW?

Nel lavoro pubblicitario di cui mi occupavo prima, con Publiscoop – una società editrice – avevamo contattato BMW per fare pubblicità sulle nostre riviste. Una mia agente molto in gamba ha sempre tenuto i rapporti con l’azienda. Quando ha scoperto che noi giravamo il mondo in moto, che mi sponsorizzavo da solo e con un aspetto economica non indifferente, ha voluto contattare BMW. Come ci siamo visti c’è stato amore a prima vista da entrambe le parti. Così è nato il primo viaggio, ovvero abbiamo girato le regioni italiane andando nei centri che sosteniamo per lanciare messaggi sociali. Poi siamo stati a Capo Nord, in Grecia, in Marocco e infine in India

Tu sei motociclista da sempre?
Sì, ho preso il Ciao a 14 anni e da lì non mi sono più fermato. Ho fatto un incidente e sono stato senza moto per cinque anni e poi... i grandi amori si ripresentano. Andrea è con me in moto da quando ha 2 anni. Il suo stile è proprio quello di stare in moto. Quando guido con lui dietro ogni tanto gli tocco la gamba perché mi sembra che non ci sia. Se uno non sa stare in moto lo senti, lui è come non averlo. È il suo posto naturale. E poi ha anche la passione per la moto d’acqua”.

INDIA: UNA CULTURA CHE TI PRENDE L'ANIMA


Cosa ti ha lasciato il viaggio in India?
È impossibile dirlo a parole. È un altro mondo. Ti prende l’anima e te la scaraventa da un’altra parte. Ho viaggiato in tutti i cinque continenti, ma credo che quella sia la cultura più lontana dalla nostra. Ci ha rapito, tanto che ci siamo tatuati – io e Andrea – il simbolo Om. Nessuno si arrabbia e vivono nella miseria più totale, in condizioni peggiori, nonostante questo la gente sorride e ti abbraccia. Se ha un euro lo divide con te. Sarebbe bello portare un po’ di questo nella nostra cultura”.

Cosa ha lasciato invece ad Andrea ?Lui per comunicare scrive al computer e ha scritto: ’Indiani, calmi circondati da caos’. Le sue definizioni ti gelano il sangue”.

Pensi che andare in moto aiuti Andrea?
Sì, nel primo viaggio che abbiamo fatto negli Stati Uniti, nel 2010, lui aveva 17 anni. Da lì è cominciata la sua svolta. In quel viaggio siamo stati io e lui da soli, in mezzo a tre lingue diverse – americano, spagnolo, portoghese – abbiamo attraversato 22 paesi, dagli Stati Uniti al Brasile. Non avevo programmato nulla, avevo solo noleggiato la moto a Miami: siamo partiti ed ero pronto a tornare indietro da New Orleans. E invece sono stati tre mesi di viaggio in cui ha preso coscienza di alcune cose: in primis che è autistico e non riesce a esprimersi e a fare le sue cose, ma può invece girare il mondo e conoscere persone. Lì ha conosciuto la sua prima ragazza. Ha capito in generale che anche lui può fare qualcosa. Da lì è cominciato un percorso per fare molte cose da solo. Per esempio oggi vive da solo in un appartamento vicino a casa, dove abbiamo messo una telecamera. Sta facendo tanti passi in avanti grazie a quel viaggio e quindi il fatto che BMW ci continui a sostenere, a lui sta dando la vita. Io ho messo da parte la mia vita a 50 anni, che era già piena e ricca, per poter permettere a lui di viverne una sua. E lui è fiero di tutto quello che facciamo”.

Quali sono i prossimi progetti con la fondazione?
Continuare in tutto. Abbiamo 92 progetti, non vorrei fermarmi finché non riusciamo ad arrivare almeno in tutte le province italiane, finché non coinvolgiamo un gruppo di imprenditori che sostengono i progetti e un’associazione che li realizzi in ogni provincia. Questo è il mio sogno, però da solo faccio quello che posso. Se avessi l’aiuto di qualche istituzione magari farei mille volte di più, ma da quello che ho visto credo solo a quello che faccio con le mie mani. Vado avanti così e spero che qualcuno prima o poi se ne accorga, perché noi aiutiamo 4000 ragazzi, ma i ragazzi in totale sono 600mila”.

E il prossimo viaggio?
Andrea desidera andare in Africa, vediamo se questa sarà la prossima meta. Ogni due anni mi piacerebbe continuare a prendermi due mesi per fare un giro in moto, finché avrò le forze. I viaggi permettono di avvicinare le persone a questa realtà, più delle cose concrete che facciamo. La gente si incuriosisce di questi due pazzi che girano in moto e poi scoprono anche il mondo che c’è dietro. Andrea è il 100% di tutte queste cose. Le forze che trovo e la voglia che ho è tutta per lui. In famiglia gli diciamo per scherzare: ‘Tutto questo è tutta colpa tua’. E lui ci corregge e sostituisce la parola colpa con merito”.

I Bambini delle Fate: i due progetti più recenti

Due sono le sfere più importanti su cui Franco Antonelli si è concentrato finora in questa enorme impresa sociale a cui ha dato vita. In primis c’è la solitudine, di cui dice: “È la cosa peggiore per tutti, sappiamo quanto valgono l’amicizia e la condivisione. Ma i ragazzi autistici sono sempre da soli. Nessuno ha tempo per loro”. Per questo uno dei progetti che realizzano si chiama “Banca del tempo sociale”: si tratta di un’iniziativa in cui ragazzi volontari dedicano parte del loro tempo libero ai loro coetanei affetti da autismo, che soffrono la mancanza di veri amici al di fuori del contesto famigliare. Con questo progetto sono presenti in 14 regioni italiane.

Recentemente inoltre è iniziato il progetto “Dopo di noi” con cui l’impresa sociale acquista per poi donare case alle varie associazioni locali che si occupano di autismo. L’obiettivo è quello di poter assicurare un seguito dignitoso e autonomo ai ragazzi autistici una volta che i genitori - o chi si occupa oggi di loro - non ci sarà più. Per ora sono stati acquistati due edifici, con quattro appartamenti l’uno, dove i ragazzi possono vivere seguiti ovviamente sempre dai tutor. Qui i ragazzi hanno quindi la possibilità di svolgere una vita normale, e in sicurezza.
La serata si è poi conclusa con la recitazione, da parte di Franco e Andrea, dello slogan che si ripetono sempre a fine giornata: “Ogni giorno da un punto di vista miglioro”. Parole di incoraggiamento e stima dettate dall’amore che li lega, alla fine il motore più potente che c’è al mondo.

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