Festa dell'8 marzo: auguri a tutte le motocicliste

Festa dell'8 marzo: auguri a tutte le motocicliste

L'8 marzo non si festeggiano solo le donne, si festeggiano creature forti e toste in grado di diventare protagoniste anche in un mondo machista come quello del motociclismo

Nicolò Bertaccini

08.03.2022 14:39

Il mondo del motosport è uno dei capisaldi del machismo contemporaneo. Da sempre i motori,  montati su due, su quattro o più ruote sono il simbolo dell'essere uomini, maschi. La moto è un simbolo fallico, per affermarlo non serve neppure scomodare i padri della psicoanalisi. Usiamo le moto per confrontarci, per competere, sono uno strumento moderno per scontri ancestrali.

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Un mondo che (per fortuna) cambia

Però a ben pensarci anche il mondo del motociclismo è stato, fortunatamente, intaccato dal genere femminile. Ormai resistono solo alcune nicchie grottesche: sexy moto wash, quelli che affermano “il vero motociclista è quello che almeno una volta ha assaggiato l'asfalto”. Sono rigurgiti di un'epoca che grazie al cielo è finita. Perché non tutto quello che appartiene al passato è necessariamente più figo, il più delle volte è solo una convinzione senza fondamento.

Per il resto le donne sono riuscite nell'intento di cambiare anche questo avamposto dell'invidia del pene, questo fortino del maschio in pubertà. Sono state accolte come semplici suppellettili, corollario dei festeggiamenti per una vittoria o a contorno di una gara, di un evento o di una parete. Col tempo, pur rimanendo certi contesti (vd anche le fiere) si sono pian piano ritagliate un ruolo ed un posto sempre più ricco. Hanno accettato di essere zavorrine, riuscendo col tempo a riempire di significato un termine infelice come zavorrina. Se penso a mia moglie mi rendo conto che non ha nulla della zavorra, è parte attiva, legge, dirige, anticipa, accompagna. Porta la moto con me, mi asseconda le traiettorie, arricchisce la mia esperienza di guida.

In alcuni casi hanno fatto anche di più, capita sempre più spesso di vedere chiome fluenti liberarsi dai caschi in cima i passi. Anzi, capita sempre più spesso di essere sverniciati da motociclisti capaci (non solo veloci, proprio capaci) che al bar sul passo si rivelano essere fanciulle.

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Ricordiamocene sempre, ricordiamocene tutti i giorni. Anche perché se non ci fossero loro le nostre uscite non sarebbero le stesse, i nostri viaggi non sarebbero gli stessi.

Lo dico per noi maschietti, ripensate a cosa sono state capaci di fare nel nostro piccolo mondo di appassionati, pensate a che spazi sono riuscite a ritagliarsi in un mondo che solo qualche decennio fa le accettava solo appese al muro di qualche garage. Adesso sanno essere protagoniste, sanno essere motocicliste senza bisogno di scimmiottare gli uomini, semplicemente intendendo il motociclismo a modo loro. Ci fanno scoprire tante cose della nostra passione. Non limitiamoci a festeggiarle oggi. Sembra banale e lo è, in fondo. Però pensiamo a quanto possono arricchire la nostra passione, le nostre uscite. Semplicemente partecipandovi.

Oggi è loro festa, allora: viva le donne! Domani ricordiamoci di dire viva le motocicliste, viva le appassionate come noi, perché tutte le volte che una donna si chiude il casco il motociclismo evolve.

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