Durante il Salone di Milano del 2006, la Cagiva port&ograve; questo prototipo per sondare le reazioni del pubblico. Realizzata sulle sovrastrutture della Mito 125, nascondeva dentro le pance della carena un monocilindrico Husqvarna di 510 cc. Quello che era di fatto un concept&nbsp; erogava 60 CV con un peso dichiarato&nbsp;limitatissimo:&nbsp;133 kg il valore sulla bilancia. Non&nbsp;male.  MITO ALL&#39;ingrasso&nbsp;    In generale la Cagiva Mito 500 vantava &egrave; un monocilindrico da 501cc, 4 tempi, raffreddato a liquido. Distribuzione doppio albero a camme in testa, 4 valvole. La potenza massima era, come detto,&nbsp;di&nbsp;60 CV, con una coppia massima di 50 Nm.&nbsp; Il telaio (come il forcellone) erano la struttura in alluminio della 125, cos&igrave; come l&rsquo;impianto frenante, surdimensionato per i 15 CV della Mito 125 (del periodo) che prevedeva un disco anteriore da 320 mm e posteriore da 220 mm, mentre la forcella era di tipo&nbsp;teleidraulica a steli rovesciati da 40mm. Gli pneumatici restavano quelli della piccola 125:&nbsp;110/70 ZR17 all&rsquo;anteriore e 150/60 ZR17 al posteriore.&nbsp;  Quel tentativo, che rappresent&ograve; un po&#39; un andare controcorrente - come quello di costruire una supermono, per quegli anni fatti di supersportive dalle prestazioni gi&agrave; esagerate - purtroppo non venne apprezzato molto dal&nbsp;pubblico di appassionati dell&#39;epoca. Una accoglienza che&nbsp;non motiv&ograve; la Casa di Varese ad iniziare la produzione.  Un peccato. Anche se forse oggi una proposta del genere potrebbe dire la sua nel campo delle sportive di piccola/media cilindrata...   

Al Salone di Milano del 2006 la casa varesina&nbsp;port&ograve; un prototipo per sondare le reazioni del pubblico, che per&ograve; non furono favorevoli

Passate da EICMA: quando la Cagiva svel&ograve; la Mito maggiorata

La notizia &egrave; di quelle clamorose: la Cagiva Mito, la 125 sportiva pi&ugrave; famosa degli anni &#39;90 e per 4 stagioni di fila modello pi&ugrave; venduto in Italia, sta per tornare sul mercato: ma in veste di moto elettrica.    CAGIVA MARCHIO ELETTRICO DI MV AGUSTA  Una sorta di operazione nostalgia, pronta a ridare nuova linfa a un... Mito italiano. Solo non nel modo in cui tutti si aspettano (e, aggiungiamo noi, si augurano). Una Cagiva Mito elettrica. Tutta &quot;colpa&quot; di MV Agusta. S&igrave;, perch&eacute; le indiscrezioni raccolte - nulla di ufficiale, ma le voci sembrano concrete - indicano che il Marchio Cagiva torner&agrave; sul mercato in veste di braccio elettrico della Casa di Schiranna. Un progetto a zero emissioni, di cui la Mito diventer&agrave; primo modello, nonch&eacute; ammiraglia.  Rewind, Cagiva Mito 125 &#39;90: semplicemente... mitica!  POTENZA DI 35 CAVALLI  Sulle specifiche tecniche, solo un dettaglio, non da poco: la potenza. Che sar&agrave; di 35 cavalli: cifra non casuale, poich&eacute; si tratta della stessa raggiunta dal modello del 1993. Un omaggio, quindi. Per il resto, ancora ignoti i cambiamenti stilistici di una moto passata alla storia grazie alle sue forme, alle innovazioni tecniche ideate da Massimo Tamburini, ispirate dalla C588 di Randy Mamola protagonista nel motomondiale in Classe 500, e che conquistarono i giovanissimi motociclisti di diverse generazioni.  Siete curiosi di sapere come reagir&agrave; il mercato a questa nuova variante? Toglietevi ogni dubbio: si tratta di un Pesce d&#39;Aprile!  &Egrave; TUTTO UNO SCHERZO, ANCHE SE...  Siamo certi che qualcuno, scoperto lo scherzo, sar&agrave; sollevato; altri, invece, potrebbero esserci rimasti male. L&#39;unica notizia certa &egrave; che Cagiva Mito (almeno per adesso) non torner&agrave; in listino. Ma l&#39;indiscrezione di Cagiva come nuovo brand elettrico di MV Agusta, non &egrave; una fake news.&nbsp;  Top 10: le 125 pi&ugrave; belle degli ultimi 30 anni 

Clamorosa indiscrezione: la mitica sportiva anni &#39;90 potrebbe essere l&#39;ammiraglia del progetto di MV Agusta, che vorrebbe Cagiva come nuovo Marchio per la gamma a zero emissioni

Cagiva Mito, la storica 125 torna sul mercato in versione elettrica

Replica dei bolidi della MotoGP oppure&nbsp;in legno o con motori potenziati: ecco le Vespa &quot;special&quot; pi&ugrave; belle trovate sul web. (fonte Facebook)

Vespa-mania: il "mito" si fa strano

Nomen omen. Che tradotto dal latino significa &quot;il nome &egrave; un presagio&quot;. E mai nome - evidentemente al periodo qualcuno ci vide decisamente lungo - fu pi&ugrave; azzeccato per una moto. La Mito, 125 sportiva realizzata dalla Cagiva nel 1990, rappresent&ograve;, e lo fa ancora oggi, una delle massime espressioni del panorama delle moto &quot;Made in Italy. S&igrave;, parliamo di &quot;moto&quot; in generale, non solo delle frizzanti e pepate ottavo di litro che al periodo furoreggiavano tra i giovani.  Rewind, 125 sportive 1989: classe di ferro  TECNICA DA CORSA  La Mito era a tutti gli effetti una replica in scala della C588, la 4 cilindri 2 Tempi portata in pista da Randy Mamola nell&#39;allora campionato Mondiale delle 500. Fascinosa nelle forme, raffinata nella tecnica: dalla sua un telaio (derivato dalla struttura&nbsp;sviluppata&nbsp;per la &quot;fugace&quot;&nbsp;125 GP da un mago&nbsp;come Gilberto Milani, telaista in forza alla Casa di Schiranna)&nbsp;doppio trave perimetrale fatto di&nbsp;parti estruse di alluminio abbinate a piastre pressofuse. Un capolavoro di tecnica che si sposava con un motore 2T monocilindrico che vantava, peculiarit&agrave; delle 125 veresine dai tempi della Freccia C12 R, il coreografico cambio a 7 marce.    NUDA DI FRETTA  Quando usc&igrave; nel 1990, la Mito, debutt&ograve; in parata nelle mani dei piloti ufficiali del periodo. Randy Mamola, Ron Haslam e Alex Barros sfilarono sul tracciato di Misano con la nuova 125 in versione naked. Eh gi&agrave;,&nbsp;la prima Mito era una nuda, sportiva, ma senza carenatura: semplicemente non erano del tutto disponibili per la produzione di serie. Ed allora Claudio Castiglioni decise di presentare comunque la Mito con la moto definitiva che arriv&ograve; solo qualche mese pi&ugrave; tardi.&nbsp;  Il successo di vendite fu &quot;devastante&quot; per le concorrenti. La piccola GP replica fece manbassa di consensi tra i giovanissimi, risultando la moto pi&ugrave; venduta in Italia per oltre 4 stagioni, durante le quali la Mito &quot;fari tondi&quot; sub&igrave; solo affinamenti alla ciclistica, con il debutto della forcella a steli rovesciati nel 1992 e diverse grafiche. Nel 1991 debutt&ograve; anche una versione &quot;Racing&quot; destinata al Campionato Italiano SP.    ARRIVA LA EV, la &quot;piccola 916&quot;  Nel 1994 arriv&ograve; la Mito EV (EVoluzione), la versione che, nelle linee, era una copia della Ducati 916, anche lei disegnata da Tamburini. Poi fu la volta della Mito SP125 arrivata nel 2007. Ispirata anche lei alla Cagiva 500 (del 1994), non suscit&ograve; la stessa ammirazione delle prime due versioni, complice anche un mercato 125 ormai ridotto a fascia di nicchia. I numeri, pur restando ai vertici, con la moda delle 125 che andava ad esaurirsi, non eguagliarono quelli della prima serie che resta ad oggi un riferimento per molti appassionati collezionisti.    La guerra del monobraccio: quando Honda minacci&ograve; causa contro Aprilia  Per scoprire come ne parlavamo nel 1990 gira pagina -&gt;  &nbsp;  &nbsp;  Ecco cosa raccontavamo della Cagiva Mito 125 su InMoto nel 1990:  L&#39;impostazione di guida &egrave; decisamente sportiva, ma non scomodissima col busto e il peso del corpo caricato in avanti sul manubrio che presenta estremit&agrave; angolata verso il basso. Il che non risparmia qualche affaticamento sulle lunghe percorrenze; la sella, alta da terra e di struttura larga, risulta ben distanziata tuttavia dalle pedane che sembrano solo un pelo pi&ugrave; avanzato del dovuto.    In termini di guida &egrave; difficile trovare qualcosa di pi&ugrave; &nbsp;efficace sul misto: la Mito risulta precisa, neutra, armonica e straordinariamente adattabile su ogni percorso. L&#39;inserimento in curva &egrave; talmente immediato da lasciare stupefatti, l&#39;ineguagliabile maneggevolezza della moto, inoltre, permette di affrontare le chicane con una sicurezza che non ha riscontri nella pur qualificata concorrenza anche nell&#39;impiego al limite.  Garantisce un appoggio di rara solidit&agrave;, trasmette tanta sicurezza, recependo le correzioni con una sincerit&agrave; e una prontezza tali da accentuare la sensazione di aver un comando persino troppo diretto sullo sterzo, che sa azzeccare le traiettorie e l&#39;inclinazione ideali a primo colpo.  LA PI&ugrave; VELOCE DEL MONDO (1990)  E il rendimento del motore &egrave; decisamente sportivo e pepato, molto spostato verso l&#39;alto, si tratta di una meccanica dalle elevatissime prestazioni globali con un comportamento costante sotto sforzo.  &Egrave; caratterizzato da una personalit&agrave; di scarico estremamente gasante, fortemente evocativa delle moto da GP soprattutto parzializzando il gas in curva. Per quel che riguarda la curva di erogazione: in basso la Mito non &egrave; in grado di scendere al di sotto dei 3000 giri, la prima entrata in coppia si verifica sui 6500 giri, cui fa seguito un secondo aumento di spinta fra 8000 e 9000 giri, che porta ad un balzo fino agli 11.000 giri indicati, corrispondenti a 10.500 giri effettivi, della potenza massima.    La potenza di 31,4 CV alla ruota a 10.500 giri ed una coppia massima di 2,16 kgm a 10.000 giri, &egrave; tra i migliori valori della categoria. La velocit&agrave; massima ottenuta grazie anche ad una buona aerodinamica &egrave; di 172,716 km/h (!) ottenuti peraltro con un lancio piuttosto breve, inferiore ai 1500 m. La Mito &egrave; la pi&ugrave; veloce 125 sportiva del mondo.  Cagiva - Ferrari F4: un sogno tutto &quot;Rosso&quot;  &nbsp; 

Disegnata da Massimo Tamburini&nbsp;di Randy Mamola del Mondiale 500, l&#39;ottavo di litro di Schiranna fu, e lo &egrave; ancora oggi, un capolavoro in termini di linee e di tecnica

Rewind, Cagiva Mito 125 &#39;90: semplicemente... mitica!

L&#39;ottavo di litro di Schiranna riprendeva la linea della Cagiva C588 di Randy Mamola. Disegnata da Massimo Tamburini, nel 1990 fu - e lo &egrave; ancora oggi - un vero capolavoro in termini di linee e di tecnica, e non solo tra le piccole cilindrate.

Cagiva Mito 125: semplicemente... mitica! |FOTO

Gli appassionati con pi&ugrave; di 30 anni rimpiangono modelli romantici come Cagiva Mito o Honda NS 125 R, i giovani di oggi si lasciano affascinare dalle linee dinamiche e dalle prestazioni dei vari KTM o Yamaha. Un dato &egrave; certo: le 125, con il loro design e le loro potenze, hanno infiammato i cuori di ogni motociclista. Oggi un po&#39; meno, ma non per questo mancano proposte decisamente stuzzicanti.  Qui ripercorriamo quelle che&nbsp;hanno fatto sognare i 16enni degli anni &#39;80 e &#39;90 pi&ugrave; qualche proposta che per linea e contenuti non teme il confronto con le leggendarie sorelline, e che promettono, nel futuro, di prenotare un posto perpetuo al tavolo dei ricordi. Questa la nostra TOP 10 e voi quale preferite?  &nbsp;  APRILIA RS 125 92-94    Riferimento sportivo del Marchio per oltre vent&#39;anni, Aprilia RS 125 (in foto la versione Sport Pro del 1993) usc&igrave; nel 1992 e segn&ograve;&nbsp;un notevole balzo in avanti per le 125 di Noale, con contenuti tecnici vicinissimi alle 250 e 125 da GP della casa veneta. La prima RS si distingueva, oltre che per linee suadenti e racing, anche per un telaio pressofuso in alluminio che venne poi utilizzato su tutte le 125 Aprilia per i 20 anni a venire. Il suo propulsore monocilindrico le consentiva di arrivare alla velocit&agrave; massima di 174&nbsp;km/h.  Top 5: Le moto 2T di serie che hanno fatto storia  &nbsp;  CAGIVA MITO EV 125    La seconda serie della celebre Mito adottava una linea che era un vero capolavoro di design. Ispirata alla Ducati 916, la Mito EV, uscita nel 1994, &egrave; ancora oggi riconosciuta come tra le migliori realizzazioni di Massimo Tamburini, pap&agrave; della 916 (appunto) oltre che delle celebri MV Agusta F4 o Brutale 1000. Poco pi&ugrave; di 32 CV per il modello Cagiva pi&ugrave; famoso di sempre, prodotto dal 1990 al 2012 in diverse varianti. Evoluzione della Cagiva Freccia, Mito venne dapprima presentata in versione naked, ma divenne celebre con il modello carenato.  &nbsp;  HONDA NS 125 R &quot;Adriatico&quot;    Trionfo tricolore per questo modello in edizione limitata della Honda NS 125 R. Denominata &quot;Adriatico&quot;, era una 125 con livrea fatta ad hoc&nbsp;da&nbsp;Honda Italia di Atessa su richiesta della casa madre per il mercato giapponese. Ne furono realizzate 2500 unit&agrave; ed andarono letteralmente a ruba in pochi giorni. Uscita sul mercato nel 1987 aziende come Dell&#39;Orto, Marzocchi e Grimeca parteciparono alla componentistica, per una moto capace di spingersi fino a 112 km/h.  Top 6: le migliori 125 sportive 2T anni 90  &nbsp;  GILERA CX 125    Non ha avuto il successo di altre celebri ottavo di litro di casa Gilera (vedi le KZ o KK, o le sportive SP01 o SP02) ma la coraggiosa CX ha lasciato un segno nella storia di queste piccole moto con un design assolutamente originale. Linea da squalo, con carenatura integrale, e sospensioni monobraccio&nbsp;al posteriore e, soprattutto, all&#39;anteriore. La&nbsp; Gilera CX rientrava nella fascia di proposte &quot;tourer&quot;, a ben vedere. Realizzata dal 1991 al 1994, raggiungeva i&nbsp;163 km/h di velocit&agrave; massima rilevata, ed era spinta da un monocilindrico a due tempi da 30 CV.  &nbsp;  YAMAHA TZR 125    Yamaha Belgarda (Yamaha Italia al periodo) realizz&ograve; ben tre serie diverse del suo modello TZR con cilindrata 125cc, dal 1987 al 2001. La TZR 125&nbsp; uscita nel 1991 sfoggiava un raffinato telaio Deltabox in alluminio che sembrava arrivare dalla pi&ugrave; blasonate sorelle FZR 1000 e 600 e ne faceva una replica quasi fedele della YZR 500 che correva nella classe 500 del motomondiale. La seconda generazione, in grado di rivaleggiare con i modelli Honda e Aprilia, era la pi&ugrave; sportiva di tutte: quella del 1993 toccava anche i 33&nbsp;CV di potenza, sfrecciando a quasi 175 km/h.  &nbsp;  Honda NSR 125 Raiden    Se oggi vanno di gran moda la naked grande merito lo si deve anche a proposte come la Honda NSR 125 nella versione Raiden, 125 realizzata in Italia ed arrivata sul mercato nel 1992. Rappresentava l&#39;ultima evoluzione della gi&agrave; apprezzata NSR. Con la Raiden debutta un telaio dall&#39;inedito design: in alluminio pressofuso ed imbullonato nelle sue parti (come sulla precedente NSR) ma qui con andamento particolarissimo e denominato Z-Cast. A questo si abbinava una linea decisamente moderna e piacevole e che farebbe la sua bella figura sulle&nbsp;strade odierne. La Raiden aveva un motore 2T accreditato di una potenza massima di 30 CV. In seguito arriv&ograve; anche la versione carenata che riprendeva il design della speciale NR 750 a pistoni ovali.  &nbsp;  Gilera SP 01    Una vera racer fatta per andare su strada. La 125 sfornata dagli stabilimenti Giilera (all&#39;epoca) di Arcore era una moto fatta senza compromessi. Il suo habitat ideale era la pista in particolar modo le gare Sport Production. Vantava un motore da 30 CV caratterizzato da una erogazione decisamente spinta. Fu la prima vera 125 race replica ad arrivare sul mercato. Era il 1989.  &nbsp;  KTM DUKE 125 (2018)    Forse i puristi di questo segmento di moto storceranno il naso, ma anche nel periodo post 2T alcune realizzazioni si sono distinte per il livello di raffinatezza che hanno saputo proporre. Il caso della piccola KTM 125 Duke, tra i modelli pi&ugrave; di successo nel mercato delle piccole ottavo di litro di queste ultime stagioni. Motore 4 tempi da 15 CV (come da codice) e linee mozzafiato che si rifanno alle sorelle di maggiore cubatura. &nbsp;La Duke 125 &egrave; inoltre completa di faro a LED e display TFT. Il motore &egrave; un monocilindrico a 4 tempi con iniezione elettronica.  &nbsp;  APRILIA RS4 125    Discendente da nobile stirpe, la RS 4 di Aprilia ricalca le forme accattivanti della maxi RSV4. La 4 tempi di Noale vanta, esempio unico sul mercato 125 di oggi, di un telaio doppio trave in alluminio ed una carenatura aggressiva oltre che da linee azzeccate. E&#39; attualmente in cima alle preferenza dei giovani 16enni in Paesi come Germania o Inghilterra.  &nbsp;  YAMAHA YZF-R125 2019    Ispirata alle sorelle di maggiore cilindrata R1 e R6, la Yamaha YZF-R125&nbsp; propone linee riuscite e molto sportive, e vicine alla M1 di Valentino Rossi. Spinta da un motore monocilindrico a 4 tempi a iniezione elettronica rispetta le normative comunitarie anti-inquinamento anche grazie al sistema di fasatura variabile VVA.  Top 5: ecco le 125 protagoniste del mercato moto 2019 

Dall&#39;Aprilia RS 125 alla Mito EV, alla KTM Duke, tanti i modelli 125 che hanno appassionato pi&ugrave; generazioni di giovani motociclisti italiani dagli anni &#39;80 fino ai giorni nostri

Top 10: le 125 pi&ugrave; belle degli ultimi 30 anni

Nel contesto di Motodays&nbsp; che si svolger&agrave; dal 3 al 6 marzo nei padiglioni di Fiera Roma,&nbsp; un importante spazio espositivo sar&agrave; dedicato&nbsp; alle moto d'epoca con la sezione "Vintage". Variegati i contenuti: si va dall'esposizione "One to One" che consente ai privati di vendere le moto storiche, alla sezione dedicata alla Mostra Scambio con tutto il necessario al restauro del proprio mezzo d&rsquo;epoca con ricambi, accessori, memorabilia, moto di tutte le epoche, una sezione dedicata al modellismo e una significativa presenza di club.  Tra i nuovi espositori presenti segnaliamo "Ruote da sogno", recente ma gi&agrave; affermata realt&agrave; declinata al collezionismo d&rsquo;epoca, con una rassegna di "pezzi" raffinati.  Avevo 16 anni: il mio 125  Come ogni anno, il padiglione Vintage accoglie i visitatori con un tema particolare: dopo, tra gli altri, i "Cinquanta cinquantini", il Vespa Village e &ldquo;la Passione fa &rsquo;80&rdquo;, nel 2016 Motodays ospiter&agrave; la mostra "Avevo 16 anni: il mio 125", organizzata in collaborazione con il Moto Club Yesterbike di Roma. Un argomento che far&agrave; ricordare la propria adolescenza a tutti i visitatori.  Il 125, infatti, ha rappresentato per molti il simbolo di indipendenza, il primo contatto con il mondo dei motori, o anche semplicemente un sogno da inseguire. Prima ancora, per&ograve; - e parliamo degli anni Quaranta/Cinquanta - il 125 non era l'ambito sogno dei sedicenni, ma lo era per tutta la famiglia, perch&eacute; rappresentava il primo mezzo di spostamento.  "Siamo partiti dall'idea di realizzare una rassegna di 125 'cult' per gli adolescenti, in pratica quelli che per anni hanno riempito i parcheggi davanti alle scuole superiori", spiega l'ing. Silvio Manicardi di Motodays. "Ma strada facendo ci siamo imbattuti in modelli che hanno contribuito alla mobilit&agrave; individuale del Dopoguerra, e che abbiamo comunque ritenuto doveroso esporre, anche per far conoscere ai pi&ugrave; giovani parte della storia dell'industria italiana degli anni Quaranta/Cinquanta".  Le moto esposte saranno una quarantina, per ricostruire il lungo e importante percorso scritto dalle ottavo di litro. Tra queste, vi anticipiamo tre "chicche", appartenenti ad epoche diverse, che nell'esposizione di Motodays saranno ugualmente rappresentate.  Benelli Leoncino 125 del 1954 - Nel 1949 la Benelli lancia la Letizia 98. Disegnata da Giovanni Benelli e dal tecnico Luigi Gabucci si impone come moto moderna ed economica. Nel 1951 nasce il Leoncino con il motore sempre a due tempi e con il caratteristico carter inclinato aumentando l&rsquo;alesaggio da 48mm a 54mm diventando cos&igrave; un motore &ldquo;quadro&rdquo;. La moto &egrave; semplice ma intelligente con cambio a 3 marce, ha una potenza di 5,5Cv in linea con le concorrenti dell&rsquo;epoca. Ne viene derivata anche una versione sport che risulta estremamente competitiva vincendo numerose gare.&nbsp; Questo modello diventa un best seller della casa raggiungendo una produzione di oltre 40.000 unit&agrave;.  Gilera 124 5V Strada - Nel 1959 Gilera presenta la sua 98. Aveva un semplice ma molto affidabile motore a 4 marce e distribuzione ad aste e bilancieri con corsa ed alesaggio di 50X50mm. Poco dopo ne viene realizzata la versione di 125 con alesaggio maggiorato a 56mm chiamata Giubileo e nel 1966, arriva la 124 5V, dallo styling moderno e accattivante, che &egrave; stata subito accolta con entusiasmo dagli appassionati. Questa moto &egrave; stata la prima 125 italiana stradale ad avere un cambio a cinque rapporti; il motore, alimentato da un carburatore da 22 mm, erogava 10,5 cavalli a 8500 giri/min. Rimasta in produzione fino al 1970, la 124 5V &egrave; stata l&rsquo;autentica punta di diamante della produzione Gilera nella seconda met&agrave; degli anni Sessanta.  Cagiva Mito Evo del 1999 - La Mito 125 venne presentata nel 1990come evoluzione della Freccia di cui condivideva il propulsore a sette marce, opportunamente rivisto e migliorato. Nel 1992 la Mito sub&igrave; un aggiornamento volto a migliorarne la ciclistica adottando forcelle Marzocchi a steli rovesciati da 40mm, una nuova pinza freno anteriore a quattro pistoncini di maggior diametro ed una pompa freno Brembo. Nel 1994 il designer Sergio Robbiano del Centro Ricerche Cagiva scelse di riproporre le linee della Ducati 916 da lui disegnata. Nacque cos&igrave; la Mito Ev. La moto che sar&agrave; esposta &egrave; stata modificata nella fanaleria e scarico. Dal 2012 la produzione della Cagiva Mito &egrave; stata sospesa per concentrare tutte le risorse sulla MV Agusta F3.  (Nella foto in evidenza: Ducati 125 Sport)  

A Motodays dal 3 al 6 marzo a Fiera Roma,  un importante spazio espositivo sar&agrave; dedicato alle moto d'epoca. Mostra speciale dedicata ai 125

Motodays: moto di ieri e di oggi

Aldil&agrave; di tutte le parole che si possono dire, o scrivere, o anche semplicemente pensare, circa la morte di Massimo Tamburini, aldil&agrave; di tutto questo, voglio rubare un po' di spazio a questo sito per il mio personale, e sentitissimo, &ldquo;grazie&rdquo;. Un &ldquo;grazie&rdquo; che, pur facendo questo lavoro da qualche anno, non ho mai avuto occasione di proferire a voce, magari stringendogli la mano. Me ne dispiace enormemente. E' il &ldquo;grazie&rdquo; di me stesso bambino, chino su un foglio a pasticciare le forme di quella che mi sembrava, e forse &egrave; ancora, la moto pi&ugrave; bella del mondo. Parlo della Ducati 916. Lui l'ha disegnata, io la copiavo sognando di cavalcarla un giorno. E' il &ldquo;grazie&rdquo; di me poco pi&ugrave; grande seduto sul muretto ad aspettare l'arrivo dei miei amici adolescenti che mi schernivano in tutti i modi ma, diavolo, avevano la Mito. Almeno i pi&ugrave; fortunati di loro. Li aspettavo arrivare e li vedevo ripartire e allora andavo anch'io, con la sfigatissima Saltafoss di mio fratello, facendo &ldquo;brum brum&rdquo; e tirando fuori il ginocchio nelle curve. E' il grazie di &ldquo;me&rdquo; ormai uomo che, senza pensarci un secondo, si &egrave; fatto un finanziamento di anni 4+4 per comprare una 851 che aveva ormai vent'anni e cinque ex-proprietari. E' il &ldquo;grazie&rdquo; del me di oggi che ancora si emoziona alla vista di una moto bella, ma bella davvero, e che &egrave; preso dallo stesso sentimento ogni volta che apre il garage, accarezza il serbatoio della &ldquo;851&rdquo; e continua a fare brum brum, ma a voce bassa perch&eacute; un po' si vergogna. E' il &ldquo;grazie&rdquo; del me di dieci giorni fa, rapito dalla vista di una &ldquo;Paso&rdquo; sul Passo della Scoglina. E' il &ldquo;grazie&rdquo; di me motociclista che sa che le moto belle spessissimo vanno anche bene e, fuor di dubbio, emozionano. Le sue tutte. Non lo conoscevo io, Massimo Tamburini. Ma ha fatto grandi cose, anche per me. E un &ldquo;grazie&rdquo; glielo devo, e mi dispiace per l'imperdonabile ritardo. Federico Garbin 

Un grazie a Massimo Tamburini, progettista, designer, appassionato motociclista

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