Se non si ha dimestichezza con l&rsquo;universo custom e non si ha mai avuto tra le mani il manubrio di una Moto Guzzi, parlare dell&rsquo;Audace non &egrave; semplice. Una moto con cos&igrave; tante peculiarit&agrave; da rappresentare un unicum nel panorama motociclistico. Cos&igrave; originale che attiene pi&ugrave; alla sfera delle emozioni che a quella della razionalit&agrave; e quindi sar&agrave; proprio questo il modo con cui prover&ograve; a trasmettervi che cosa &egrave; stata per me la Moto Guzzi Audace, tre quintali di ferro e stile made in Italy che pi&ugrave; di cos&igrave; non si pu&ograve;.  Ricordate la scena di Terminator 2 in cui Arnold Schwarzenegger salva il giovane John Connor (che guidava una piccola Honda XR) dal camion guidato dal perfido T1000? Certo, Schwarzy era in sella a una Harley-Davidson Fat Boy, ma il concetto non cambia: sulla Moto Guzzi Audace mi sono sentito esattamente come se fossi stato lui in quel preciso istante nel film. Mi mancava solo il fucile a pompa, da brandire rigorosamente con la mano sinistra, per sparare ai cattivi o magari allo specchietto di qualche automobilista distratto, giusto per annunciargli la mia presenza.  Ovviamente sto solo scherzando, ma la sensazione di potenza e prepotenza ricevuta dalla Audace era proprio quella. Non mi era mai successo con nessun&rsquo;altra moto e non so spiegare bene il perch&eacute;. &Egrave; stato cos&igrave; e basta. Ma, del resto, questa Guzzi ha carattere da vendere e basta fare un paio di chilometri nel traffico di Roma per averne la conferma. La guardano tutti, anche chi a malapena sa distinguere una MotoGP da un Ciao ingolfato, e la guardano con stupore, ammirazione e soddisfazione. Dalle vecchiette incuriosite, che magari quel V2 lo hanno gi&agrave; visto mezzo secolo fa, ai &ldquo;maschi alfa&rdquo; invidiosi e alle ragazze sorridenti, finendo con i bambini sognanti che la accolgono con un &ldquo;Oooooh&rdquo;.  &Egrave; proprio in questi frangenti da ostentazione semaforica che si vorrebbe dare una bella manata al gas e far tremare anche le strisce pedonali per compiacere l&rsquo;improvvisato pubblico. Peccato, per&ograve;, che gli scarichi di serie siano abbastanza soffocati. &Egrave; vero che la stessa Guzzi e l&rsquo;aftermarket propongono tante soluzioni diverse, ma&nbsp;avrei osato di pi&ugrave; gi&agrave; sul modello di serie. Avrei messo vicino ai terminali un bel fonometro impostato sul limite di omologazione e li avrei tarati fino a stare non pi&ugrave; di mezzo decibel sotto. Del resto, la moto si chiama Audace.  Audace nell&rsquo;immagine e nel carattere, ma anche in alcune soluzioni tecniche, come la cilindrata di 1.400 che ne fa la bicilindrica a pi&ugrave; alta cubatura mai prodotta in Europa, o come le mappature &ndash; Veloce, Turismo, Pioggia &ndash; il traction control e l&rsquo;ABS. Insomma, la tecnica &egrave; attuale e di prim&rsquo;ordine, quanto alla guida, arrivano altre sorprese. La Audace curva e frena senza problemi, persino con un certo piglio dinamico, considerata la massa e l&rsquo;interasse (solo 15 cm pi&ugrave; corto di quello di una Smart fortwo); dopo un po&rsquo; di pratica strisciare le pedane a ogni curva diventa la norma, anche perch&eacute; la stabilit&agrave; &egrave; irreprensibile. Il motorone, poi, spinge forte sin dai 2.500 giri e poi si scatena fino ai 6.500 dove arrivano i 96 CV (i 120 Nm di coppia sono a 3.000 giri).  Tutto questo si porta a casa con 18.690 euro che non sono pochi per una moto e pongono la Audace in concorrenza diretta con mostri sacri tanto tra le enduro stradali quanto tra le sportive. Ma volete mettere il surplus di carattere? Riguardo ai difetti, infine, spiccano il tappo del serbatoio senza cerniera, il blocchetto di accensione di fattura economica (&egrave; in comune con altri prodotti del Gruppo Piaggio) e le sospensioni posteriori che hanno pochissima escursione e arrivano con facilit&agrave; a fondo corsa. Non &egrave; il massimo, ma se uno vuole essere Audace, non pu&ograve; certo lamentarsi per un po&rsquo; di lombalgia. 

<p>La cruiser di Mandello del Lario ha carattere&nbsp;da vendere e non fa nulla per nasconderlo</p> 

Moto Guzzi Audace e sei subito Terminator

A pochi giorni dal lancio della rinnovata gamma V7, che si terr&agrave; venerd&igrave; prossimo nello storico stabilimento di Mandello del Lario, vorremmo lanciare un appello ai vertici del Gruppo Piaggio: ridare lustro alla Moto Guzzi. Per gli appassionati di tutto il mondo, legati indissolubilmente a questo Marchio, per ci&ograve; che rappresenta e ha rappresentato nel panorama motociclistico, per tutti noi.  La Moto Guzzi ha saputo progettare, sviluppare e portare in gara (peraltro con risultati pi&ugrave; che eccellenti) motori di tutte le tipologie, dal monocilindrico orizzontale, al bicilindrico ad &ldquo;L&rdquo; (con distribuzione a coppie coniche), fino allo straordinario otto cilindri a &ldquo;V&rdquo; da 500 cm3, che pecc&ograve; solo in esagerazione. Era infatti troppo potente per l'epoca in cui venne sviluppato (era il 1956) e pressoch&eacute; impossibile da gestire con le componenti di allora (pneumatici, freni e sospensioni), inadatte a contenere la sua straripante potenza (75 cavalli).  La Casa di Mandello ha abbandonato l'attivit&agrave; agonistica nel 1957 (insieme a Gilera e Mondial) e, conseguentemente, lo sviluppo di propulsori esclusivamente dedicati alle competizioni. I successi non terminarono per&ograve; qui: i decenni successivi furono un importante avvicendarsi di vittorie commerciali e rumorosi tonfi, specialmente nei primi anni sessanta e negli anni ottanta.[gallery ids="5273,5272"]  &nbsp;  [gallery ids="5275,5274,5271,5270"]  Dall'inventiva dell'ingegner Carcano prese vita il celebre bicilindrico a V trasversale. Era il 1965 e sulla base di questa motorizzazione nacquero moto eccezionali (la prima V7 Sport, la Special, le varie LeMans, la California). Una base motoristica con la quale anche le moto di oggi, le moto che proveremo a breve, hanno molto in comune. Un propulsore che ha anima e carattere, ha ragione di esistere. E deve essere valorizzato, come ha saputo fare BMW con il boxer.  Ora, a dieci anni dall'entrata della Guzzi nel Gruppo Piaggio, &egrave; tempo di tirare le somme. Somme che non possono essere esclusivamente positive. Somme che non rispecchiano la potenzialit&agrave; del Marchio. E' giunto il momento di valorizzare questa gloriosissima Casa, degnissima di occupare la parte alta delle classifiche di vendita, non solo in Italia.  La rinnovata gamma V7, per bellissime moto che siano, non pu&ograve; che essere un punto di partenza, il primo passo verso un definitivo e concreto rilancio. Per fare questo c'&egrave; bisogno di un rinnovamento viscerale dei modelli che non pu&ograve; fermarsi alla California, bellissima, ne' trovare compimento nella pur affascinante Stelvio. Il mercato, sebbene ridotto ai minimi termini, &egrave; ricettivo alle novit&agrave;. Specie se hanno alle spalle l'invidiabile blasone di un Marchio che non pu&ograve;, e non deve, sottovalutarsi.  Con queste speranze fra pochi giorni vi racconteremo delle nuove V7.  Federico Garbin  &nbsp;  &nbsp;

Moto Guzzi: una storia gloriosa e un futuro da scrivere. Le nuove V7 come punto di partenza

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Moto Guzzi Audace e sei subito Terminator

Moto Guzzi: riscrivere la storia nel futuro