Snocciolare una marcia dietro l’altra sentendo il fruscio dell’aria che scivola sulla carenatura, sfiorandoci solo, e la lancetta del tachimetro involarsi verso l’alto, poi ridiscendere dall’altra parte perché i 180 km/h svaniscono come fossero nulla. Sentirsi, in tutto questo popò di cose che succedono, perfettamente padroni della situazione, quasi coccolati da una macchina che basta accelerare per capire che è fatta per andare forte, fortissimo. Non credete a quelli che vi dicono che la ZZR è una moto. La ZZR è un aereo e come tale è comoda, silenziosa, velocissima e sicura.
Difficile credere che piacerà a tutti, almeno a prima vista: quei due terminaloni di scarico hanno poco a che spartire con l’ormai comune gusto dell’eleganza e della sportività. E lo stesso discorso vale per la carenatura e il codone, entrambi decisamente più utili che aggraziati.
Poi però ci si siede a bordo, si ingrana la prima, e si viene catapultati in quel mondo che i giapponesi hanno pensato per i tedeschi e gli americani, e ci si trova un sacco bene.
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Kawasaki ZZR 1400
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