La mia Australia: Tappa 3 – Da Singapore a Bangkok (5° parte)

La mia Australia: Tappa 3 – Da Singapore a Bangkok (5° parte)
Continua il viaggio-avventura di Giampiero Pagliochini sulla KTM 990 Adventure S

Redazione - @InMoto_it

20.02.2012 ( Aggiornata il 12.09.2014 15:00 )

Giampiero Pagliochini è un giornalista-scrittore con la passione dei viaggi. La nuova avventura appena intrapresa lo vedrà impegnato per quasi 6 mesi in un viaggio di oltre 25.000 Km attraverso 3 continenti; partendo dall’Australia, dopo averla attraversata, tornerà in Italia passando per l’intero continente asiatico.  La KTM 990 Adventure S, instancabile compagna di viaggio. Scrive per noi un dettagliato diario di viaggio, che pubblichiamo a tappe. 22/08/2014 Esco da Bangkok con le difficoltà di sempre poi una volta fuori città tutto diventa più facile. Alle 14 dopo circa 500 km sono a Mea Sot frontiera tra Thailandia e Birmania, non ho la certezza che mi faranno entrare, certo sapere cosa mi si chiederà non era nei miei piani. Supero il ponte che fa da confine, vengo invitato a parcheggiare, controllo sanitario, mi si misura la febbre, tutto in strada. Vengo fatto accomodare in un ufficio dell’immigrazione, il passaporto è ok ma è la moto il problema, penso tra me: "Ma può un pezzo di ferro con un motore e 2 ruote a creare problemi?" Non di sicuro ma così è, arriva un funzionario di dogana, prende il Carnet e dice: "Ok ma necessita un permesso per la moto". "Dove devo rivolgermi?" "Ad una agenzia di Yangon, la capitale". rimango esterrefatto non è scritto da nessuna parte né sul sito dello Stato del Mynmar e tanto meno su Viaggiare Sicuri dell’Aci. Questo paese è sulla lista, mi si dice occorrono 2 giorni. Ok come devo fare? "Attendere, ti mandiamo qualcuno di un’agenzia". Arriva un ragazzo dopo un'ora, mi dice che occorrono 10-15 giorni per questo permesso. Mi metto a ridere, sto al gioco vogliono itinerario, eccolo. "Bene", dice lui, "devi aspettare una risposta". Attendo quale è il problema? Verifico l’orario: alle 18,30 il passo di frontiera viene chiuso da entrambi le parti, il tizio mi dice che dal varco Thailandese c’è l’omonimo che ha agenzia e che provvede ad organizzare tour e ogni giorno ha la possibilità di prendere visti per Mynmar, cosa che io ho sul passaporto. Decido: torno in Thailandia, da dove mi gestirò meglio. Ritorno oltre il ponte, l’addetto thailandese capisce il disagio, fanno di tutto per riportarmi nel loro paese, mi danno indicazione di un albergo a 50 mt dal varco. Ottimo, pulito, a buon prezzo e con wi-fi, cosa indispensabile per questa situazione. Sono stanco, sempre a tiro, sempre a giustificarsi e soprattutto a rimediare all’ultimo minuto decidendo il da fare, non è facile in queste situazioni. Dopo cena, sono dovuto salire in moto e andare verso il centro città, qui sembrava il coprifuoco, chiusa la frontiera finita la vita. Al rientro mi collego, non so se è arrivata prima la rabbia o lo stupore: di fatto mi trovo mail dell’agenzia di Yangon, contattata precedentemente ma senza dare le mie credenziali, è gestita da una signora vietnamita, l’allegherò in fondo pagina insieme a quella del funzionario della nostra ambasciata a Yangon, a chi legge le conclusioni. Per 6 gg mi si chiedono 3800$, tutto compreso, cioè pernottamenti, dal costo di 15  euro di media, jeep e guide. Tengo a precisare che il reddito pro-capite in Mynmar è di 1100$ annui, la mia risposta è senza peli sulla lingua, ho minacciato la signora viet-comunista: quando torno in Italia qualcuno dovrà darmi delle spiegazioni, ma mai accetterò che aguzzini, bravi predicatori di uguaglianze planetarie, corrotti che in nome del popolo tirano i fili del quotidiano e scoppiano di salute, possano inclinarmi ad essere compiacente. Ho risposto alla russa "Niet" spiegando alla signora la sua codardia. Non mi ha risposto. Non ho gli anelli al naso.  23/08/2014 E’ sabato non cambia nulla per me decido di restare un giorno in più. Verso le 12 vengo contattato da un ragazzo che poi scopro che è il partner del lato Mynmar. Mi si dice che i giorni per ottenere il permesso sono 10, ok ma quanti soldi? Non c’è risposta, ok si proceda tanto non mi costa nulla. Ho Skype e così chiamo i nostri dell’ambasciata a Bangkok, che mi dicono "Noi non sappiamo cosa fare". Ma quando devono spedirsi dall’Italia i container da 40 piedi con ogni ben di Dio a costo zero lo sanno che io esisto, oppure meglio se importano sempre con container l’auto di cui non pagano iva e la targano qua, lo sanno che io esisto? Evidentemente si sentono tutti Hailè Salassiè. Vado fino in fondo, chiamo il Ministero degli Esteri in Italia chiedo spiegazioni in merito al Carnet de Passage: sul sito Viaggiare Sicuri si legge a grandi note come unico documento per importare qualsiasi veicoli in Mynmar. L’addetto è come le scimmie che incontrerò 2 giorni dopo, si arrampica sugli alberi, non sa, non so è l’Aci che deve interpellare. E no non mi si può rimandare sempre ad altri. Non è finita chiamo l’ambasciata a Yangon: altro delirio, dopo tante chiacchiere su come dovrei comportarmi in frontiera. Sia chiaro, non pago. Vengo invitato a inviare una mail con la richiesta della signora Viet-comunista. Obbedisco come Garibaldi nella terza guerra d’indipendenza.  24/07/2014 Fatta colazione carico la moto, torno a Bangkok. La mia esperienza dice che non tirerò fuori un ragno da un buco, così è. E’ il primo pomeriggio quando entro in città mi reco alla concessionaria KTM devo spedire la moto a Kathmandù e va lavata. Gentilmente mi dicono di tornare all’indomani, mi danno anche indicazione di hotel nelle vicinanze. Contatto l’agenzia di Bangkok, grazie alla New Trasport che anche mio sponsor e negli anni a curato le mie spedizioni, tutto prende una piega diversa. Arrivano notizie dall’ambasciata di Yangon, telegrafiche le nostre agenzie accreditate non hanno possibilità di ottenere permessi per valichi di frontiera, non ce ne era necessità l’avevo capito. 25-26-27/08/2014 In questi giorni si predispone la spedizione della moto, dopo una bella ripulita. E' venuto in albergo un ragazzo dell’agenzia insieme a ad altre persone, la moto è stata caricata su un pick up e portata in un loro dock per essere imballata. All’indomani sono stato recuperato in hotel da un altro ragazzo, siamo andati alla moto e ho messo in cassa tutto quello che può essere spedito, sono in attesa di avere il Carnet, poi prenoto volo per KTM( Kathmandu). the journey must go on. Giampiero Pagliochini
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Concessionaria KTM a Bangkok
Concessionaria KTM a Bangko

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