Abruzziadi 2013

Abruzziadi 2013
Comitiva affiatata e clima ideale per una bella gita fuoristrada

Redazione - @InMoto_it

12.12.2013 ( Aggiornata il 12.12.2013 10:40 )

Cosa fa di una gita fuoristrada una bella gita fuoristrada? Gli elementi sono: una comitiva affiatata e con le idee chiare, un percorso scelto con oculatezza, una o più guide che lo conoscano alla perfezione, alternative comprese per adattarlo all’evolversi della fatica, degli umori, dell’orario. Poi non guasta un clima ideale, un terreno asciutto ma non polveroso, una scelta saggia per mangiare-bere-dormire. Le Abruzziadi si svolgono tutti gli anni, bella gita che si dispiega in un fine settimana riservata ai soci del Moto Club Roma, e stavolta, a fine ottobre, quando godevamo ancora di una estate che sembrava non dovesse mai finire, ha rappresentato anche un’occasione imperdibile per fare una “ripassata” di tutto quello che c’è di bello da vedere dall’alto e dal basso dei più bei rilievi tra Roma e il Gran Sasso. L’esclusività, il fatto che solo i soci del sodalizio romano più antico che c’è possano partecipare e in più a numero chiuso, è sempre messa a repentaglio dal passaparola che fa di questo giro uno dei più ambiti in assoluto. Del resto l’esperienza di quanti decidono il percorso, in primis Fabrizio Battaglia, attuale presidente del MC Roma, stavolta coadiuvato da Franco Bracaglia che si è fatto carico delle “deviazioni” mulattieristiche, è una garanzia.

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La partenza a una spanna da Poggio Mirteto è in piccolo canonico ritardo sulle previsioni, ma del resto si è più di venti e sono tantissimi per fare dell’enduro, poi la media oraria e i primi guai meccanici fanno presagire un arrivo solo a notte inoltrata a Fano Adriano, sotto (ma proprio sotto) al Gran Sasso. Un radiatore bolle, una ruota perde pressione, ma senza troppi intoppi il gruppo si ricongiunge (chi sceglie la mulattiera, chi lo sterrato più agile) sul Terminillo appena dopo aver gustato i primi panorami indimenticabili, i colori più accesi dell’autunno, un piacere finalmente ritrovato di guidare su sentieri né banali né troppo impegnativi. Dopo aver svaligiato un bar che finisce le scorte di pane, affettato e formaggio, ci si muove per cambiare montagna. La discesa verso il confine con l’Abruzzo è un campionario di sassi smossi, e per ammirare l’immensa porzione di Italia Centrale che si staglia lì sotto, e molto più in là, bisogna proprio fermarsi. La risalita verso la provincia dell’Aquila fa accedere ad una spianata dove ci si sente proiettati indietro di 50 anni, in uno scenario forse meno maestoso e selvaggio dei Piani del Rascino, che in linea d’aria sono veramente vicini, ma più reali, più veri. Il segno della presenza umana è ben più presente ma coerente col territorio, discreta, come avveniva quando, per coltivare la terra, la meccanica e la chimica ancora non prendevano il sopravvento. Osservando un casolare dove è stata ricoverata una moto della comitiva (che tanto si è trovata bene che non ha voluto più proseguire…) è evidente come sia più sano un intonaco scrostato che un sacco di semi ogm. L’abilità dei conductores permette di arrivare a destinazione a Fano Adriano che è buio ma ancora in tempo per fare una doccia e mettersi a tavola. Un successo insperato viste le premesse: venti enduristi incanutiti ed ognuno con una propria idea su il cosa, il dove e il come è una formula che pone il punto di arrivo all’infinito, dilatando i tempi ad esempi biblici. Una menzione speciale per i nostri ospiti, abbiamo mangiato e dormito da Sette Effe, con la cortese Alessia che ha dispensato primi e secondi adatti per palato e quantità a chi ha bruciato nelle ultime ore più di quello che si fa giocando a briscola (memorabile una carne alla brace da Campionato del Mondo), e suo marito che ha risolto il problema della TV nonostante gli ultimi abitanti della stanza si fossero portati via come souvenir il decoder. Del resto la MotoGP all’alba è il giusto viatico per la seconda parte della gita.

finalmente un bar  aperto

Piatto forte del rientro di domenica una mulattiera dall’ottima aderenza, come promesso, che però è stata forte motivo di dissenso tra favorevoli, contrari e astenuti. Tutti però se la sono digerita senza troppo soffrire anche al di là delle più forti rimostranze e dei malumori. Sarà sicuramente fonte di discussione per l’inverno. Sole, temperatura ideale, i rossi e i gialli dei boschi in autunno, una vista esclusiva sul Terminillo da poltronissima in prima fila e via verso la fine della giornata. Vicino a Cotilia, quando ormai è pomeriggio inoltrato, dopo una indispensabile e ben articolata merenda la comitiva si divide tra chi punta dritto su Roma e chi si concede un rientro ancora in fuoristrada, per prolungare fino al primo accendersi di lampadine il piacere di un week end indimenticabile. foto di Fabrizio Battaglia, Pierpaolo Drago, Ugo Passerini, Marco Perrone

Abruzziadi 2013

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Le immagini di una bella gita in fuoristrada da Poggio Mirteto a Fano Adriano

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