Valle d'Aosta

Valle d'Aosta
Piccole regioni grande mototurismo, quinta puntata. Nella più piccola di tutte non mancano certo gli itinerari da moto, basta ricordarsi di curare bene l’equipaggiamento!

Redazione - @InMoto_it

01.06.2013 ( Aggiornata il 01.06.2013 15:21 )

Se “piccolo è bello”, qui siamo alla proclamazione della miss. Non solo infatti la Valle D’Aosta è la più piccola in assoluto tra tutte le regioni d’Italia, oltre ad essere bellissima, ma vanta anche un sacco di record. I più ovvi: la grandezza (poco più di 3.000 kmq, quanto la sola provincia di Verona), la popolazione (129.000 abitanti, più o meno come Ferrara), la densità (soltanto 38 anime a km2, da guinness!) il bassissimo numero di mezzi circolanti (185.000, escluse le moto che sono 15.000). Questa mini-regione a statuto speciale, incuneata tra Francia e Svizzera, annovera anche la massima vetta continentale, i vigneti più alti d’Europa, il maggior numero di montagne oltre i 4.000, la maggior concentrazione di ghiacciai, il primo parco nazionale d’Italia, la città (Roma esclusa) con più reperti archeologici romani al mondo. Oltre ad essere l’unica regione senza province, quella con meno comuni, quella col PIL pro capite più alto, quella dove si rubano meno moto, per fortuna. E ad avere un ottimo rapporto coi motociclisti. Sul sito ufficiale www.lovevda.it vengono suggeriti ben diciotto itinerari motociclistici per (citiamo dalla fonte) “divertirsi tra curve e tornanti mozzafiato”. Già, da queste parti, o sono montagne, o sono montagne. Con un’avvertenza, magari utile ai naviganti. Tutto il tempo si zampetta per forza avanti e indietro lungo le stesse strade, sempre andata/ritorno con capolinea di creste, ghiacciai o valichi per l’estero. Non c’è alternativa; in Val d’Aosta immaginarsi itinerari ad anello è pura fantascienza, roba sconosciuta. Ma la buona notizia è che quest’andirivieni per valli cieche, al cospetto dei più imponenti scenari montagnosi del Continente, non dispiace affatto. Garantito. Ma non dimenticate antipioggia e felpa, il tempo varia spesso. Buon su e giù, quindi. E buona lettura. aosta1 Profumo di rosa Pont Saint Martin - Issime - Gressoney - Verres - Brusson - Champoluc - Saint Vincent Strade da moto suggerite: SR44, SS506, SR33 km 157 Venendo dal resto d’Italia, ogni itinerario valdostano passa dal giogo di Pont Saint Martin, sull’antica strada consolare delle Gallie voluta da Cesare Augusto nel I secolo a.C.. Dall’A5, uscita omonima, entriamo infatti in centro ed ecco subito il primo ponte romano da cui, 2000 anni fa, scaturì tutta la moderna viabilità regionale. Giriamo a sinistra e infiliamo la SR44, ex statale 505 della valle del fiume Lys, direzione Gressoney, una delle porte del Monte Rosa. La carreggiata, inizialmente strettina, sinuosa, si libera poi dalle case e comincia a scorrere con piglio motociclistico seguendo la valle, che è tra le più lunghe della regione. Poco prima di Lillianes, si prende a salire lentamente ed il fiume si fa più vicino alla strada. Al ponte di Fontainemore si cambia sponda ma non panorama. Ad Issime si scorgono le prime, tipiche case Walser (popolazione Vallese che migrò qui tra il XII e il XIII secolo): larghe balconate in legno, ampi tetti spioventi, base di pietra. La strada, a tratti più guidata a tratti più distesa, prosegue fino al capolinea di Gressoney La Trinitè, ai piedi del massiccio del Monte Rosa e del ghiacciaio del Lys. Dietro-front, si torna a Pont Saint Martin. Ora prendiamo la SS26 lungo il fondovalle principale d’Aosta, solcato dalla Dora Baltea e segnato dai binari della ferrovia e dall’autostrada. Si passano in rapida sequenza Donnas, il castello di Bard, Arnad capitale indiscussa di lardo e mocetta alla valdostana, infine, dal centro di Verres (12 km), basta girare sulla SS506, seguendo le indicazioni per Brusson e Champaluc. Si tratta di una bella strada “curvaiola”, in salita, che passa per una riserva naturale (R.N. Lago di Villa) con scorci e cascate (Isollaz a Challand) e diversi pittoreschi abitati. Al laghetto di Brusson, la SS506 continua dritta verso il capolinea di Saint Jacques: altra valle (quella d’Ayas), altra finestra sul Monte Rosa, altra bella corsa “shuttle” andata/ritorno. A sinistra s’imbocca invece la divertente SR33 del Col di Joux, tappa fissa del Rally della Val d’Aosta. Se può interessare, qui in luglio si svolgono le Battaile de Reines (vedi box “altri spunti”). Strada panoramica, guidatissima, che va su e giù. Alla fine dei tornanti,  ecco poi la SS26, la Dora Baltea che scorre e la godereccia Saint Vincent. Puntata al casinò? aosta2 Tra San Bernardo e Cervino Aosta - Gignod - Col San Bernardo - Nus - Verrayes - Valtournenche - Breuil Cervinia - Chatillon Strade da moto suggerite: SS27, SR11, SS406 km 134 Arco di Augusto alle spalle, ponte sul Dora di fronte, viale a sinistra. Partiamo di qui, dal cuore di Aosta (uscita A5) per una delle strade valdostane più amate dai motociclisti: la SS27. Mitica, bella, tecnica, teatro di una celebre corsa in salita degli anni ’20-’50, l’Aosta-Gran San Bernardo (ancora oggi gara di regolarità per auto storiche, XXX edizione l’8 e 9 giugno, www.cameva.it). La prima tappa è Gignod (10 km), sede in agosto di una curiosa sagra gastronomica: la “féta del teteun” (mammelle di vacca bollite in pentola e affettate). La parte di salita più spettacolare, tra strapiombi mozzafiato e panorami imperdibili, è però dopo Etroubles (attenzione a non imboccare il viadotto che conduce al traforo!). Si segua invece per Saint Rhèmy en Bosses, apprezzando il raro prosciutto locale, tradizione plurimillenaria con sagra in luglio. Gli ultimi chilometri restano nel cuore. In cima al colle, a 2.473 metri, dietro l’ospizio di San Bernardo dell’XI secolo, è ancora visibile l’antica strada romana. Quindi, salvo voler sconfinare in Svizzera, facciamo il primo dietro-front. Se non abbiamo necessità di rientrare in centro ad Aosta, dopo i tornantoni di Gignod conviene incanalarsi sulla corsia per l’A5, imboccare la lunga galleria Signayes (7 km), seguire le indicazioni per Torino e ritrovarsi comodamente scodellati sulla SS26, località Villafranche. Pronti a passare in rapida seguenza il castello di Quart, del XIV sec. (sulla sinistra, oltre il sottopasso della ferrovia), quello di Pilato a Nus, e infine Fénis, il più fotografato della regione. A nord della Dora Baltea, imbocchiamo ora la SR11 per Verrayes, bella strada da moto tecnica e “meditativa”: stretta, contorta, panoramicissima. Lungo il percorso s’attraversa la Riserva Naturale del Lago Lozon. Giunti ad Antey Saint Andrè, paese dalle tipiche case valdostane, ad attenderci c’è la SS406. Tracciato alpino veloce e ben messo. Proseguiamo di buon piglio tutta la Valtournenche, superando attrezzatissimi abitati, finché dalla strada non s’inquadra il celebre, suggestivo profilo a triangolo del Monte Cervino. Siamo dunque a Breuil: qui c’è tutto quello che può servire per godersi al top la montagna. Secondo dietro-front dell’itinerario. Stavolta però, da Antey Saint Andrè, tiriamo dritti con la SS406 fino a Chatillon. aosta4   Estremo occidente Aosta - Introd - Valsavarenche - Morgex - La Thuille - Piccolo San Bernardo - Courmayer - Val Veny - Entreves Strade da moto suggerite: SR23, SR39, SS26, km 163 Ecco il vero itinerario dove si entra più in contatto coi record di questa regione. Punto di partenza, anche qui, Aosta (solita uscita A5). Subito fuori città si prenda per il castello di Sarre, sulla SS26, direzione Courmayeur. Per un pizzico di sapore in più, si può evitare la nazionale di fondovalle e seguire il solitario e tortuoso serpentello a mezza costa per Bellon, Meod Dessus, Rumiod. Terminando infine a Saint Pierre, con 15 km panoramici aggiuntivi. Ora superiamo la Dora Baltea. Agli svincoli di Champagne, ecco la strada regionale per Introd e le valli del Gran Paradiso. Scegliamo la Valsavarenche, la più selvaggia e incontaminata, che attraversa in pieno il territorio del Parco Nazionale. La SR23 è inoltre una piacevole strada da moto: 24 km che abbracciano il versante occidentale del Paradiso, coi suoi 4061 m. Si toccano Degioz, poco più di un villaggio con pittoresche case e tetti di pietra, e Pont, il capolinea. Quindi dietro-front. Giù di corsa, di nuovo a Introd, anticipato dai tornanti di Buillet, e solito appuntamento con la SS26. Riprendiamo a seguire la Dora Baltea. A La Salle inizia il territorio della Comunità Montana della Valdigne (www.cm-valdigne.vda.it), estrema punta occidentale dell’Italia peninsulare e regno del Monte Bianco, dove si produce il vino bianco più alto d’Europa: il Blanc de Morgex et de la Salle. Ovviamente doc. Lungo la strada, in più punti, se ne possono scorgere i vigneti. Il “cimento” motociclistico più eccitante comincia tuttavia a Morgex. L’approccio al Piccolo San Bernardo si consuma di gusto sulla SR39 per il Colle San Carlo. Puro piacere. Poi, dal borgo montano di La Thuille, si punta al colle a quota 2000. Spettacolo! Tornando indietro, si percorra d’un fiato l’irriconoscibile SS26, nel suo tratto con più brio, terminando sugli otto tornanti secchi a scendere per il centro termale di Prè-Saint Didier. Giriamo a sinistra: il Monte Bianco incombe. Ad Entreves (8 km), oltre Courmayeur, comincia il tunnel per la Francia. Noi però imbocchiamo a sinistra la stretta via della Val Veny al cospetto del Massiccio, dov’è possibile scattare belle foto on the road sullo sfondo della celebre montagna. Occhio: certe volte La Val Veny è chiusa al traffico privato, inoltre è vietato parcheggiare ai lati. aosta3

  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento