La prima volta in Norvegia

La prima volta in Norvegia

Redazione - @InMoto_it

01.04.2013 ( Aggiornata il 01.04.2013 12:40 )

Mi chiamo Monica, 47 anni, sposata, mamma di quattro figli, ed erano anni che desideravo andare al Krystall Rally, il raduno invernale più a nord in Europa   Ho una grande passione: le moto, specialmente le Harley-Davidson. Il mio nickname è Cromilla. Rimandavo l’avventura del Krystall Rally a causa degli impegni, finché sfinita dal lavoro ho deciso di andare. Riunione di famiglia, tutti d’accordo, loro mi conoscono, ci sono dei momenti in cui “devo” andare... Così inizia il mio Krystall Rally in solitaria, per riposare la mente, padrona del mio tempo, senza regole, senza orologio, per vedere se ce la posso fare, per dare un calcio al senso del dovere e una carezza a me stessa. Preparo il necessario: abbigliamento tecnico, guanti e calzini elettrici, termoscud e moffole regalate dalla mia mamma! Aggiungo un vecchio casco integrale di mio marito, meglio essere previdenti. Scelgo di partire col trike, un 1.450 cm3 a carburatori, senza elettronica, tutto coperto di silicone spray per preservare le cromature dal sale. E poi viaggiando da sola, con 3 ruote mi sento più tranquilla! Inoltre consente una bella capacità di carico e nel portabagagli stipo tutto doppio di scorta. Sigmund, “my arctic friend” conosciuto nel 2010 alle Isole Lofoten, mi da tutte le info necessarie sul meteo, le strade, il gommista, le ore di luce. Sono pronta, Monica lascia il posto a Cromilla! I km sono tanti, i giorni solo 12, faccio un programma molto serrato. La distanza da Roma, dove vivo, a Kiel è di 1.900 km circa, la divido in tre tappe: Trento, Wurzburg, Kiel. Parto col sole ma ben presto mi ritrovo sotto la pioggia, poi nebbia e vento forte. Dal Brennero trovo la neve, la temperatura scende sotto lo zero, il termoscud svolazza, mi invento un accrocco con nastro americano e attache da ufficio. Incontro una marea di moto che vanno a Sud, tornano dall’Elefante, sorrido, io oso più a Nord. Non resisto, compro la bandiera dell’Italia e della Norvegia e inizio a parlare col mio pessimo inglese studiato a scuola molti anni fa. In Austria una sorpresa: un amico riconosce il mio trike giallo, fa inversione, mi raggiunge, pranziamo insieme. Sergio si preoccupa, vuole lasciarmi guanti, passamontagna: «io sono arrivato, tu hai tanta strada». Lo ringrazio, con tutta quella pioggia ho già testato l’abbigliamento, nessun problema. Il casco invece imbarca acqua e la visiera si appanna! In Germania la pioggia non mi lascia mai per 350 km, il trike fa i capricci, si è bagnata una candela e va ad uno, percorro 90 km sotto la pioggia ad 80 km/h, guido ad oltranza, non pranzo, voglio arrivare, dopo Hannover arriva la nebbia, la neve, il vento forte. Non ho incontrato neanche una moto, mi guardano come se fossi un’aliena. Arrivo in hotel alle 17,40, sono distrutta, dopo 5 minuti sono sotto il piumone! Smangiucchio a letto un panino e della frutta comprati all’ultimo distributore e mi addormento in un attimo. È martedì, arrivo presto al porto, nevica, un signore gentile mi fa parcheggiare sotto una tettoia, monto le bandiere! Alle 14 la nave lascia Kiel, la città è imbiancata , il mare è grigio. Oggi è la giornata della malinconia, ma grazie a Facebook trascorro tre ore con gli amici: sono preoccupati per me, mi mandano un sacco di messaggi, commentano le foto, un sostegno incredibile. Mi sveglio presto, voglio godermi l’arrivo ad Oslo attraverso il fiordo. Meraviglioso, la nave passa tra due lembi di terra costellati di casette immerse nella neve, il mare è ghiacciato e si spacca al nostro passare, non ho mai visto uno spettacolo simile. Arriviamo puntualissimi, mi sbrigo, ho poche ore di luce, viaggio contornata dalla neve, la strada però è abbastanza pulita. Inaspettata arriva una sosta di mezz’ora per lavori in corso, sembra un’eternità, fa freddo, che salvezza i calzini e i guanti che si scaldano! Percorro l’E6 per 220 km lungo il Lago Mjosa, è il più grande della Norvegia, completamente ghiacciato, arrivo a Lillehammer, un giro in città, lavo il trike, la terra dei lavori lo ha fatto diventare marrone, ad un distributore mi forniscono secchio, acqua e spazzolone, le mie mani sono ghiacciate, anzi spaccate dall’acqua gelata, decido di andare in hotel, sono le 15,30 e già comincia a fare buio. Il receptionist libera uno spazio sotto una tettoia per farmi parcheggiare il trike, la temperatura è bassa, -10°C, meglio non rischiare. Connessione con Skype, parlo con tutti, bevo una bella camomilla calda, mi manca la mia tribù, mi addormento pensando a domani, la meta è vicinissima. Mi sveglio con calma, aspetto la luce, questa giornata me la voglio godere attimo dopo attimo. Percorro la E6 fino a Ringebu, da qui inizia la strada di montagna, sono un po’ preoccupata, fino ad ora le gomme termiche hanno fatto il loro dovere ma i primi tornanti in salita mi fanno tremare, forse avrò bisogno di far chiodare le gomme, il navigatore segna 22 km all’arrivo su una strada che definisce “sentiero”. È la strada 27, il servizio viabilità la dà chiusa ma io vado avanti, come potrei fermarmi proprio ora? Invece va tutto bene, 22 km spettacolari, mi sembra di essere entrata in un mondo incantato, tutto brilla di un bianco accecante, il rumore del mio trike interrompe un silenzio irreale. Il sole rende tutto ancora più splendente, le montagne sono morbide, sembrano dune innevate, guido piano, la strada è completamente bianca e ghiacciata, il casco aperto, il freddo brucia sulla pelle, le lacrime scendono sulle guance. Sono emozionata e piango felice come una bimba, km dopo km si sta realizzando il mio desiderio, giro a sinistra, manca pochissimo, ecco apparire l’Hotel Spidsbergseter Gudbrandsdal, ce l’ho fatta, non ci posso credere! Coordinate: N 61°40.322’ - E 010°06.191’ E intorno il nulla: qui c’è solo il Krystall Rally. Mi accolgono gli organizzatori, sanno che ho viaggiato da sola, sono sorpresi. Foto di rito davanti allo striscione ed in canottiera. Mi iscrivo, 14 € per un adesivo ed il diploma. Chi vuole può comprare la t-shirt o il pile, ma la mia taglia non c’è, partono dalla Large! Dopo un’ora arriva un italiano, Duilio da Sarzana con la sua Vespa PX 150 piena di adesivi di tutti i viaggi che ha fatto, un mito. Poi conosco Matteo di Forlì, è arrivato anche lui in solitaria con la sua BMW R80, sembra un pò forastico, si rivelerà invece gentile e generoso. Sono circa 100 gli iscritti tra Norvegesi, Svedesi, Tedeschi, Spagnoli, Francesi e Italiani, ci sono tanti sidecar, qualche moto ed un solo trike! Ceniamo tutti insieme, un grande buffet di pietanze norvegesi, assaggio tutto, sono come sempre molto curiosa. Vado a letto, non riesco a dormire, tutto brilla, il paesaggio, la neve e i miei occhi dalla gioia, ce l’ho fatta! Il venerdì si rivela noioso, qui non organizzano nulla, decisamente il Krystall Rally è “il viaggio”! Oggi il tempo è brutto, nebbia e tanto freddo, nessuno mi rivolge la parola, sono intimoriti, un tizio tedesco mi dice che non sono una donna normale, faccio paura.... Chi, io? Mi viene da ridere! Trascorro la mattina in piscina, al caldo, fuori siamo a -15°C. Il pomeriggio provo ad accendere il trike, ma non ce la fa, molte moto hanno la batteria a terra. Con Matteo smontiamo la mia, la portiamo al caldo, domani si vedrà. Sono arrivati altri tre italiani, Pietro e due Roberto, siamo sei su dieci che avevano prenotato. Ho visto il meteo, domani sole, domenica neve, e decido di partire in anticipo di un giorno. Mi sveglio con un sole splendido ma la temperatura è scesa a -20°C! Rimontiamo la batteria, facciamo partire la moto di Matteo con la mia batteria e poi con la sua moto accesa facciamo partire il Trike, l’unione fa la forza! Ci consegnano il diploma, a mezzogiorno lasciamo l’hotel, ci godiamo la discesa fino a Ringebu in religioso silenzio, a volte a folle, vogliamo assaporare ogni istante, stiamo andando via dal mondo incantato... A valle Matteo smonta i chiodi (anzi le viti faidate avvitate all’andata!) e percorriamo 75 km, ci dobbiamo fermare, fa troppo freddo, la signora del distributore ci prepara una busta con l’acqua calda, gli dobbiamo aver fatto pena. Arriva un energumeno, mi guarda, mi osserva, legge la patch sul gilet, capisce da dove arrivo, dice una sola parola: respect. Non riusciamo a fare più di altri 75 km, beviamo un the caldo, è qui che ci salutiamo, lui va verso Gothenburg, io Oslo. Forse non ci vedremo mai più ma gli sono grata per l’aiuto ricevuto. Do gas, sono in ritardo, gli amici mi aspettano. Trascorro una serata bellissima con Birgit e Sigmund  (il mio angelo custode), sono ospitali e gentili, il trike è al caldo nel loro garage, la cena è ottima, conversiamo tutta la serata in inglese. Domenica invece problemi col traghetto, non possono cambiare la prenotazione, sono stanca, ho dormito malissimo in un B&B di Oslo carissimo e gelido , è domenica ed è tutto chiuso, non ci penso due volte, ricompro il biglietto, voglio partire oggi! E poi Carletto mi ha detto: «mamma, mi manchi tanto», voglio tornare a casa. Kiel mi accoglie col sole, parto con 25 gradi Fahrenheit che lungo la strada diventano 30, sto bene non accendo calzini e guanti, soltanto la sera a Fulda scopro di aver viaggiato tra -5°C e zero, a me sembrava primavera! Il giorno dopo prendo un sacco di neve, ma sono allegra, canto, il respiro si cristallizza all’interno del casco, sulla visiera si formano tante stelline ghiacciate. Nonostante sia partita tardi decido di cambiare strada e passare per Garmisch. Un mio amico saggiamente mi aveva detto di evitare ma io non resisto, sono curiosa. Oltrepassato il confine con l’Austria inizia la 179, una strada di montagna resa impegnativa dalla neve, un susseguirsi di curve e tornanti in mezzo ad abeti altissimi, pendenze fino al 12%, mi piace. Stefano aveva ragione ma sono contenta di non essere stata saggia, guidare fino ad Innsbruck è stato un vero piacere! Mio padre al ritorno non faceva mai la strada dell’andata. Aveva ragione. Il rientro in Italia è veloce, la temperatura è clemente e i km scorrono, giovedì a pranzo sono a Roma, faccio una sorpresa a mio marito, è grazie a lui se ho potuto fare tutto questo, mi ha sostituito in famiglia e sul lavoro. Passo in ufficio e la sera finalmente a casa! Ho percorso tanta strada nelle condizioni più disagiate, non ho avuto modo di visitare le città attraversate a causa del poco tempo, il viaggio è stato costoso ma il mio 1° Krystall Rally rimarrà uno dei ricordi più belli: panorami da togliere il fiato, amici che mi hanno fatto sentire il loro sostegno, nuovi amici accomunati dalla stessa passione ed una gran prova con me stessa. Ho letto una frase, la faccio mia: “Solo chi rischia di andare troppo lontano, avrà la possibilità di scoprire quanto lontano riesca ad andare”. Il viaggio in numeri: 12 giorni, 4.500 km, 100 km/h di media in movimento, 82 km/h di media totale, 360 litri di benzina, 6 gli italiani al Krystall Rally, 1 solo trike! 13050toy

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