Giro d'Italia con due Vespe 50 d'epoca

Giro d'Italia con due Vespe 50 d'epoca

Redazione - @InMoto_it

01.08.2012 ( Aggiornata il 01.08.2012 12:18 )

Giorgio, Giuliana e il Generale Lee, la Vespa 50 Special del 1978 che li accompagna da tre anni in giro per il mondo (sì, in coppia, sulla stessa sella, vedi www.terraeasfalto.it), dopo Route 66 e Death Valley negli USA, e il sudest asiatico, per il 150° dell’Unità d’Italia decidono di fare una “gita” su tutto il territorio nazionale. In più stavolta c’è “Anita”. Al momento il mitico trio è nell’emisfero australe africano: tenetevi pronti alle prossime avventure     Tornati dal viaggio in Asia, il sindaco di Montecosaro, dove viviamo, ci chiede se ce la sentiamo di percorrere tutto lo Stivale, incontrando altri sindaci in ogni regione in occasione del 150° dell’unità del Paese. Un bel biglietto da visita per il nostro piccolo centro marchigiano. Con una cartina in mano buttiamo giù un programma che sembra perfetto e impossibile da rispettare allo stesso tempo. Non consideriamo nessun guasto o contrattempo, tutto deve filare liscio o il programma salterebbe: in questo viaggio, al contrario degli altri, “la sfida” sarà quella di avere tutto più o meno programmato. Abbiamo delle tappe e giorni prefissati per gli incontri istituzionali, la parte che ci spaventa di più. È tutto quasi pronto e facile, ma pochissimi giorni prima della partenza, il permesso per circolare in due sul nostro 50, che ci era stato assicurato, si conferma, come paventato da qualche amico più prudente, impossibile da avere! Non ci viene in mente nessuna soluzione praticabile in pochi giorni. Siamo nello stabilimento balneare Arturo a Civitanova Marche, parlando con i proprietari nostri amici, quando Francesco (il figlio) dice: «Io ho una Vespa 50 L del ‘68, Giuliana potrebbe usare quella… se parte, ma sono 6 anni che è ferma!» La recuperiamo in un capanno, si accende! Facciamo l’assicurazione e la revisione. La battezziamo Anita. In quei pochi km di strada fino a casa penso che non ce la farà mai, sembra cadere a pezzi! E questa sensazione viene rafforzata quando vedo Giuliana per la prima volta che cerca di guidarla. È da quando aveva 14 anni che non guida un motorino ed è la prima volta in assoluto per una Vespa con le marce. Nel giardino di casa il suo primo tentativo mi fa venire i brividi. Ci buttiamo in strada, 5, 10, 15 km, sembra ubriaca ma ce la sta facendo. Sì, ce la può fare. Intanto il Generale se la ride sotto il fanale! Due giorni dopo, il 4 settembre 2011 partiamo dalla piazza di Montecosaro scortati per un po’ dal Vespa Club di Civitanova Marche. Ci saluta un signore anziano, commosso: «state attenti, io vi aspetto qui» e ci regala due panini con la lonza (la nostra cena). Il viaggio Marche, poi Abruzzo, il Molise con le sue case che volano alte come le aquile, le terre rosse della Puglia e del suo mare che chiede di essere bevuto. Arriviamo in Basilicata dove i Sassi di Matera ci lasciano senza parole: al tramonto il paese sembra tingersi di sangue. La strada ci accompagna con grazia tra le colline che mi permettono di fischiettare mentre guido e ammiro. L’aria è calda, tutto è ancora verde ed è bello fermarsi al fresco sotto alberi centenari. Da Potenza entriamo nella selvaggia Calabria, con le sue scogliere a picco sul mare da Diamante ad Amantea a Pizzo Calabro, fino alla punta per salire in nave verso la Sicilia. Da Messina passiamo sotto l’Etna per addentrarci fino a Lentini, Floridia, e da una piccola via fino a Siracusa dove l’accoglienza è “focosa”. Da qui entriamo nel mondo irreale che da Enna porta a Caltanissetta e poi fino a Corleone. Sembra di essere su un altro pianeta, strade senza traffico e spesso chiuse per frane, ma c’è sempre posto per le nostre piccole ruote, tra montagne rosse o gialle abitate a volte solo da cavalli che corrono al nostro passaggio. A Palermo ci imbarchiamo per scendere in un altro mondo, quello di Napoli, con un traffico impressionante alla pari di Bangkok, ma colorato come solo qui è possibile! Arriviamo in un altro luogo patrimonio dell’umanità, Pompei, per poi risalire fino alla capitale dove ogni commento è già stato detto. Altra nave fino alla Sardegna, via terra percorriamo da Olbia fino a Cagliari. In quest’isola già dalle 5 di mattina si respira felicità, sembrano tutti contenti e le ragazze nei bar cantano mentre servono il caffè. Anche qui le strade sono tra le più belle che abbia mai visto. È ancora caldo e un bagno a Chia, a ovest di Cagliari, non ce lo toglie nessuno. Poi di nuovo su per il Lazio, l’Umbria, la Toscana dove abbiamo l’onore di parcheggiare il Generale e Anita dentro Palazzo Vecchio a Firenze. Le Cinque Terre, in Liguria, dove gli orti e i vigneti sorgono su piccole terrazze rubate alla montagna, poi su, su fino alla favolosa Bard in Val D’Aosta. Appena arriviamo chiediamo dove sia il comune e la ragazza risponde: «È su in cima a questa strada, il sindaco vi sta aspettando!» Saliamo la stradina pensando a come poteva saperlo… il giorno dopo scopriremo che era l’assessore! Da Milano al Trentino, dove dopo quasi due mesi di viaggio le temperature iniziano a scendere. I paesaggi sono favolosi ma il freddo ci impedisce di goderne. Il freddo ci accompagna dal Veneto fino al Friuli Venezia Giulia e a Trieste non poteva mancare la bora e un giretto fuori Italia per una puntatina al casinò in Slovenia. La bora ci fa volare fino a Venezia, per me è la prima volta e vederla avvicinare mentre attraversiamo il ponte è davvero emozionante. E presentare il mio libro all’Hotel Londra Palace è stato un vero onore! Da Venezia arriviamo con un po’ di pioggia nella bellissima Bologna dove passiamo alla redazione di In Moto per salutare Ugo Passerini e lo staff. Il giro sta per terminare… Ravenna, Loreto e dopo quasi due mesi e 6.000 km… casa! Grazie Italia e buon anniversario! 12164kku Le differenze Tutto in Italia è fantastico ma anche l’esatto contrario. Rispetto a certe difficoltà affrontate con il Generale, tutto è stato “facile”: benzina, clima, cibo (siamo ingrassati 5 chili stavolta). Certe sere sembrava di essere in uno di quei programmi della TV dove si presentano i piatti tradizionali, lunghe tavolate piene di prodotti tipici impossibili da rifiutare. Non avevamo neanche la forza di respirare per quanto eravamo pieni: mi venivano in mente i villaggi nel Laos e pensavo che se i laotiani avessero assaggiato queste cose, sarebbero loro esplose le papille gustative! Non è stato un viaggio avventuroso come gli altri, non c’è stato rischio di malaria o altre malattie, non ci sono stati deserti o tornado o animali velenosi, ma ho dovuto affrontare e sbattere forte contro tutto quello da cui di solito scappo. Ed è stata dura. Ci sono stati giorni in cui mi sono chiesto se per vincere la sfida dovevo finire il viaggio o tornare a casa. Per la prima volta in vita mia mi è capitato di non riuscire a prendere sonno la notte! Fa male, ma ci sono state occasioni in cui tutto sembrava recitato solo per apparire, per fare bella figura, non riuscivo a vedere sempre (ma talvolta sì, e molto) la spontaneità e la semplicità trovata invece negli altri viaggi. Sembrava quasi che essere semplicemente se stessi non andasse bene. Ma c’è stata una via d’uscita. Tutte le cose brutte sono state filtrate dalle risate, dagli sguardi e dai racconti dei “vecchi”, rivelazione di questo viaggio, dai paesaggi e dalla gran parte delle persone “qualsiasi”. Tutto questo bello e buono che abbiamo incontrato, ha funzionato come un filtro del particolato degli scarichi dei motori diesel... dopo un tot di km ha incendiato tutto il falso. Incontri La parte del viaggio che ci preoccupava di più era quella in cui avevamo l’incontro con i sindaci, ma fortunatamente ci sbagliavamo. Sono stati tutti fantastici, troppo forti, e hanno capito il senso di quello che stavamo facendo: “solo un giro in Vespa”. E anche se noi non c’entravamo niente lì in mezzo, in quelle sale, è stato bello. Come è bello che la maggior parte dei sindaci o assessori sia giovane. Erano visibilmente contenti di riceverci e trovavano straordinario il fatto che stessimo unendo simbolicamente l’Italia su due piccole Vespa. Non solo nei piccoli comuni ma anche nelle maggiori città, come Roma, hanno trovato un momento da dedicare a noi. E ad ogni incontro quella fascia tricolore dava un senso a tutto. Sono stati momenti belli. A Bard, piccolo paese in Valle d’Aosta di 136 abitanti, il sindaco ha pronunciato parole semplicissime ma allo stesso tempo per noi bellissime: «Qui il paese è piccolo e ci conosciamo tutti. Capita che la mattina trovo delle buste appese al mio cancello di casa con della frutta o della verdura, così solo per gentilezza, e io faccio lo stesso, senza pretendere niente in cambio. E se mai arriverà il giorno in cui farò qualcosa con l’idea di riceverne una in cambio fatemi fuori!» Ricordo con grande affetto l’incontro con il sindaco di Giulianova, uno dei primi, che subito ha smorzato quell’ansia da incontro istituzionale usando parole passionali e dicendo che quest’Italia è bella solamente se unita! Ognuno delle centinaia di paesini arroccati o grandi città che abbiamo visto e attraversato è un tesoro, e lo si vede brillare da qualsiasi parte si guardi. Ad Ascoli Piceno siamo sul marciapiede, seduti sulle Vespa, e da un Ape ferma al semaforo un ragazzo: «Scusate, questo è il Generale che ha viaggiato in America? Grandi, continuate così, vi leggo su In Moto, mi fate sognare!» Stessa cosa in Puglia, quando chiedo se siamo sulla strada giusta per Putignano, e dopo aver risposto di sì, il tipo chiede se “lui” sia lo stesso Generale del Laos. A Matera conosciamo un gruppo di motociclisti, sono tantissimi e tutti troppo simpatici. Ci facciamo qualche foto insieme e ci reincontreremo poi all’EICMA di Milano. In Sicilia si avvicina una macchina mentre percorriamo una via del centro, il ragazzo tira giù il finestrino e urla: «Voi siete quelli che sono stati in America? Non fermatevi mai! Viaggiate anche per me!» In Sardegna tutti i giorni venivamo sorpassati da auto con dentro tutti a pollice in su! Poi ci sono gli anziani. Moltissime volte siamo stati avvicinati da persone anziane durante il viaggio, mentre raccontavamo loro quello che stavamo facendo ci guardavano dritti negli occhi e ascoltavano guardandoci con i loro, carichi e tremolanti di gioia. Quegli occhi e quelle mani sperano ancora. Ci ringraziavano dicendo: «Per fortuna che c’è ancora chi si muove, per fortuna si fanno ancora queste cose per l’Italia!» Da nord a sud sembravano quelli che ci credono ancora in questa Italia, a cui piaceva che incontrassimo i sindaci, che erano felici e vibranti quando sapevano che in giro la gente ci offriva aiuto, ci raccontavano della loro Vespa che tutti hanno avuto. Uno di loro ci ha detto: «Mamma mia, mi verrebbe da dire… che siete… che quello che state facendo è… mi verrebbe da dire che dovete andare nelle scuole… essere da esempio… mi verrebbe da urlare… evviva!» Ci chiedevano delle persone per strada e quando dicevamo che erano tutte fantastiche in ugual modo al sud come al nord annuivano entusiasti. E quando gli davamo la mano per salutarli, sembravano non volerla lasciare più! 12164kmr L’ospitalità In questo viaggio era tutto organizzato e avevamo chi ci ospitava. Anche se non ci conoscevano personalmente erano già a conoscenza di quello che stavamo facendo. Questo ovviamente toglieva un po’ d’avventura al viaggio stesso. A volte sentivo il guinzaglio immaginario diventare sempre più stretto, ma per fortuna oggi mi passano davanti agli occhi solo quelle persone che con sincerità ci hanno accolto. La famiglia di Manfredonia, con Massimiliano che ci è venuto incontro di notte in auto perché preoccupato che non trovassimo la strada; Teresa e i suoi amici di Isernia, che ci hanno preparato una grigliata e una tavolata di prodotti tipici fatti in casa, hanno anche acceso il camino per farci riscaldare perché sapevano che saremmo passati per un posto, Capracotta, dove dicono ci siano undici mesi di freddo e uno di fresco. Il gruppo di motociclisti a Matera, e Cinzia, che sempre a Matera ci ha ceduto il suo letto; i ragazzi del motoclub Paola, in Calabria, che ci hanno fermato per strada e uno di loro ci ha messo 20 Euro sulla sella… come quando eravamo negli USA. Gaetano e Maria Rita, Ines e tutti i loro parenti a Siracusa, Antonella a Caltanissetta dove ci siamo fermati a causa del maltempo, l’ospitalità allegra in Sardegna. Anna a Spoleto che con la sua allegria e sincerità ha reso i suoi piatti ancora più deliziosi. Il sindaco di Montefalco, che oltre ad averci accolto con grande entusiamo ci ha anche preparato e servito la cena. Il fantastico Pinuccio a Sotto il Monte (Bergamo, il paese di Papa Giovanni XXIII) che ci siamo visti davanti sbracciare di gioia, che ci ha abbracciato come se ci conoscesse da sempre e accolti come figli che tornano dal fronte. Pierluigi a Trieste, che ha sfrattato le sue bambine per darci i loro lettini. Sembrava di dormire in una casetta delle bambole con tanto di maialino che volava sul soffitto. Andrea e Adele, a Lido di Venezia, che ci hanno trattato come figli, con tanto di bacio della buona notte, e organizzato la presentazione del mio libro all’Hotel Londra Palace a Venezia. E tutti gli altri che ci hanno ceduto il loro letto dormendo sul divano, ma anche i sindaci e assessori che non ho nominato. L’unità d’Italia Per quanto ci riguarda, girando per strada, l’Italia è unita ed è viva. Quella parte dell’Italia che si trova per strada l’ho vista, è quella che ogni volta che eravamo fermi con la cartina in mano si fermava per chiederci se avevamo bisogno di qualcosa, che ci accompagnava nel posto in cui dovevamo andare, quella che è scesa dall’Ape, in un piccolo paese della Sicilia, insieme al figlio, per aiutarci in un cambio ruota, e ha chiamato il benzinaio ormai chiuso per riaprire e usare il compressore. Quella dei consigli che arrivavano dalle finestre coperte dai panni stesi, quella che dormiva sul divano per lasciarci il letto, quella che quando non partiva Anita si offriva di andarci a prendere le candele, quella che a pranzo o a cena ti fa scoppiare lo stomaco fiera delle sue specialità, che ti fa rimanere a bocca aperta per la sua storia e la sua arte, quella che ti fa ridere con le sue battute pronunciate in un infinita varietà di accenti, quella che lotta per non far morire le idee, quella che si aggrappa da qualsiasi parte della sua vita, anche sugli specchi, per non perdere la dignità. Quella che ancora nonostante tutto sogna e spera e crede che qualcuno a sua volta creda in lei. Ringraziamenti Un ringraziamento speciale va a Ivo Prussiani di RMS Performance Parts, di cui il Generale ha montato i ricambi, che continuano a dimostrarsi indistruttibili (nessun tipo di problema) e che ha inviato strada facendo i ricambi per Anita. Un altro ringraziamento speciale a Kappa Moto per casco, sacche e zaini impermeabili, e per la prima volta i paramani per il freddo. Grazie per contribuire ai nostri sogni! 12164km0

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