Il test della Ducati Monster 1200

Il test della Ducati Monster 1200
Ha il bicilindrico Testastretta derivato da quello della Multistrada: 145 CV di puro piacere

Redazione - @InMoto_it

12.02.2014 ( Aggiornata il 12.02.2014 01:39 )

La nuova Monster è arrivata, è qui fra noi. Vent'anni sono passati dal suo debutto, una vita, eppure eccola, ancora più in forma, più cattiva che mai. La rinnovata naked Ducati non è la moto facile che tutti conosciamo: dietro quel vestito succinto batte un cuore da 135 cavalli (o 145 nella versione "S", da noi provata), derivato da quello impiegato sulla Multistrada: 4 valvole bialbero, raffreddamento a liquido, Riding Mode. Potenza quindi, ma anche fascino e contenuti: il serbatoio, che ha le stesse forme di sempre, nasconde una ciclistica tutta nuova, progettata per tenere a bada la veemenza del Testastretta. Telaio a traliccio, motore a funzione portante e componentistica di prim'ordine: questi gli ingredienti che la Monster 1200 esibisce e possiede. Poi c'è la linea, moderna quel tanto che basta per non nascondere troppo il passato, e la spirito, innegabilmente marchiato Ducati. Attenzione però: i numeri, pur impressionanti, non devono trarre in inganno. La Monster 1200 non è una moto pensata per sfidare le più pistaiole concorrenti: è nata per proseguire una storia che è stata un successo impensabile e inatteso, lunghissimo. E' per questo che la ciclistica è cattiva ma il passo è lungo. E' per questo che il Testastretta non è stato spremuto all'impossibile. A Tenerife, dove si è svolto il nostro test, abbiamo guidato la versione "S" quella, per intenderci, da 145 cavalli e 15.990 Euro. Quella che ha sospensioni Ohlins, scarichi neri e cerchi forgiati. La più cattiva insomma. monster5 E cattiva, la nuova Monster 1200, lo è davvero: i cavalli sono tanti e il bicilindrico ha tutta l'irruenza necessaria a far tremare i polsi dei più spudorati pistaioli. A tenere a bada tutto pensano gli ormai arcinoti "Riding Mode" (Urban, Touring e Sport), il controllo di trazione (regolabile su 8 livelli) e l'ABS (anche questo settabile su 3 tipologie di intervento). Tecnica e tecnologia, quindi, ma anche un pizzico di comodità: appena saliti in sella fa piacere trovare una posizione di guida che non è mai stata così confortevole: manubrio largo e vicino, pedane arretrate ma non troppo e serbatoio stretto. Anche la sella è finalmente ben imbottita e i comandi sono precisi e molto modulabili. Punti deboli? Uno: le staffe delle pedane del passeggero sono proprio dove non si vorrebbero e si continuano a prendere a tallonate. Peccato davvero. monster3 Il motore ha tutta la grinta che si desidera; ai bassi regimi e a basse velocità soffre un po', strattona, sbuffa. Per godersi  il meglio occore salire un po' e arrivare in prossimità dei 5.000 giri/minuto. E' da questo regime che il bicilindrico comincia a cantare come deve: tutta la coppia e la potenza vengono scaricate a terra con efficacia e precisione, in un istante. Si viene catapultati in avanti e ci si lascia alle spalle solo gli acuti del bicilindrico. E' agile: il notevole interasse regala stabilità alla moto senza toglierle sveltezza. La moto si butta dentro alle curve senza sforzo alcuno, supportata a dovere da una ciclistica che morbida non è ma sportiva si: non tradisce e non inganna. Solo nei curvoni ad elevata velocità bisogna spingere un po' più decisi verso l'interno: c'è un po' di tendenza ad allargare in uscita. monster4 Bella, moderna, non esagerata: la nuova Monster riesce ad essere migliore in tutto e fedele a se' stessa. La linea è carica di richiami ma non sovraccarica di design. Ha finiture curate e tanto carattere. E' una Ducati vera: basta sentire il rombo o ruotare dolcemente la manopola del gas per accorgersene. Costa cara, ma diverte e ha tanta strada dietro e un lungo cammino davanti. Un pezzo ve lo abbiamo raccontato, sul prossimo numero di InMoto troverete il resto.   Federico Garbin [gallery ids="4244,4245,4246"]

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