Yamaha FJR 1300 AS

Yamaha FJR 1300 AS

Redazione - @InMoto_it

01.08.2013 ( Aggiornata il 01.08.2013 13:33 )

Arriva finalmente la FJR 1300 AS, prima giapponese con controllo elettronico delle sospensioni. Tante novità anche nel cambio servoassistito, ancora più facile e piacevole. Costa un po’ cara ma offre tanto     Chiaro che la mano sinistra si allunghi verso una leva che non c’è. Ma è questione di un istante perché con i piccoli tasti posizionati al manubrio si entra subito in confidenza e non serve molto altro per divertirsi alla guida di questa moto. Certo è caruccia: 19.690 Euro sono un bell’investimento, ma vanno considerati a lungo termine. La FJR non ha né l’aspetto né la sostanza delle cose che passano di moda. Linea moderna ma non futurista, finiture curate e materiali non leggeri ma duraturi e piacevoli. Su questa versione “top” debuttano anche le sospensioni a controllo elettronico, per la prima volta su una moto giapponese. Le opzioni sono tantissime grazie alla possibilità di regolare sia il precarico che l’idraulica e affinare ulteriormente la taratura con una registrazione fine. Insomma non manca nulla per l’uso turistico a lungo raggio: la FJR sopporta senza alcun problema le grandi distanze unendo alle due già citate novità un indubbio equilibrio complessivo, ora migliorato grazie al perfetto connubio fra cuore e muscoli, motore e strutture. Il comodo sellone è praticamente esente da punti deboli: morbido quanto basta per offrire sostegno senza togliere sensibilità di guida, basso da terra per arrivare saldamente al suolo con entrambi i piedi (e l’altezza è regolabile) e piuttosto stretto nella zona del serbatoio. Il risultato è più che positivo: nonostante il peso la FJR si manovra facilmente e non stanca, anche nella guida in città. Il manubrio (anch’esso regolabile) offre un ottimo controllo sull’avantreno e le nuove sospensioni elettroniche hanno migliorato il rendimento di guida, proprio dove la precedente versione mostrava le sue più evidenti lacune. Il quattro cilindri gira senza incertezze e senza trasferire alcuna vibrazione, condendo il tutto con un suono ovattato e dolce che diventa aggressivo solo quando si va a lambire la parte alte del contagiri. La dotazione di bordo è ricchissima: il parabrezza è regolabile elettronicamente tramite un comodo tasto sul blocchetto elettrico sinistro, il cruise control permette di lasciar correre il motore senza nemmeno fare la fatica di ruotare il gas, le sospensioni si regolano con un pulsante e non manca la doppia mappatura, per meglio adattare il comportamento della moto alle proprie esigenze. È però proprio questa abbondanza di accessori e regolazioni a rendere un po’ difficile la navigazione attraverso le funzioni della strumentazione. L’imbarazzo dura poco Prendere confidenza con i comandi del cambio è invece un attimo. L’assenza della leva della frizione può creare qualche imbarazzo ma è questione di istanti: una volta in movimento il feeling è immediato e ci si trova subito a proprio agio anche con i tasti del cambio marcia (riposizionati rispetto alla precedente versione AS). La leva del cambio a pedale diventa in un attimo superflua e ci si trova ad usarla solo in sparute occasioni, quasi solamente per non dimenticarne la remota funzione. DA FERMO La FJR 1300 AS è una moto costruita per affrontare indenne lo scorrere del tempo e dei chilometri, per durare a lungo e non stancare mai. Questi motivi hanno spinto i designer a non arrampicarsi su alcuno specchio, rinvigorendo solo qua e là un progetto che, sebbene non più freschissimo, ha ancora tanto da dire e dare. Un profilo classico, movimentato da qualche taglio un po’ più deciso, e proporzioni più rassicuranti che aggressive. Questa granturismo gioca sull’eleganza e su una qualità a cui non si può muovere alcun appunto. Le finiture sono curate e l’uso di plastiche e materiali di prima scelta rendono giustizia anche al tatto. Belle le verniciature e bella la coppia di scarichi cromati che scorrono quasi paralleli al suolo a un’altezza che comunque non vi fermerà da concedervi qualche sostanziosa piega. Le prese d’aria sul fianco della carenatura movimentano un po’ la vista laterale e permettono di deviare il flusso d’aria calda proveniente dal motore verso (o oltre se si viaggia in estate) le gambe del pilota. Piacevole anche la verniciatura del motore e di tutta la meccanica: un bel grigio chiaro facile da pulire che sottolinea la tanta sostanza celata dalle sovrastrutture. La forcella a steli rovesciati è la novità più eclatante introdotta da questa versione “AS” e forse il tocco più moderno di una moto che nasconde la tecnologia sotto un velo di classica eleganza. yamaFermo IN SELLA Con le sospensioni a controllo elettronico e il cambio servoassistito, la FJR si distacca sensibilmente dalla versione standard offrendo una dotazione ben più corposa e importante. Ma le differenze non si limitano alla scheda tecnica e non servono solo a compiacersi. Bastano poche curve per capire che la FJR 1300 AS è cambiata, tanto e in meglio. La pesantezza dell’avantreno che avevamo riscontrato e segnalato durante la prova della versione “base” (In Moto n. 5/13) sembra quasi del tutto scomparsa. Merito delle sospensioni elettroniche (che all’anteriore lavorano su una inedita forcella a steli rovesciati), perfettamente accordabili alla richieste del pilota, e merito dei pneumatici Bridgestone BT 023-F, appositamente studiati per questa moto. Il peso, che non è certo poco, sembra scomparire dietro una dolcezza evidente in tutte le condizioni di guida. Il quattro cilindri offre un’abbondante riserva di potenza ma è capace di girare sornione e rotondo anche ai regimi più bassi permettendo al pilota di godersi ogni rapporto anche a bassissima velocità, indipendentemente che si stia usando la mappatura sportiva o quella turistica. Gli incontentabili potranno invece affezionarsi alla praticità della funzione “D-Mode” che scala automaticamente le marce in fase di decelerazione (ma solo una volta raggiunti i 29 km/h). Gli ingombri sono considerevoli ma la FJR riesce a nascondere benissimo le sue giunoniche proporzioni dietro un’agilità quasi inaspettata. Solo i tornanti in salita richiedono un po’ di dimestichezza perché l’assenza del comando della frizione può, sulle prime, cogliere impreparati. Meglio quindi fidarsi del propulsore e della precisione del cambio, scalare tutte le marce fino alla prima e affrontare lo stretto con un filo di gas e il motore sempre in presa. Il giusto setting La possibilità di intervenire sul comportamento delle sospensioni, lavorando sia sul precarico che sul freno idraulico, aiuta non poco e trovare il giusto setting è questione di attimi. Utilizzando le tarature più sostenute la moto si comporta egregiamente anche nel misto veloce (proprio dove la versione standard palesava i suoi limiti) garantendo, in fase di percorrenza, un’eccellente stabilità e un’ottima tenuta di strada. Quando invece si tratta di staccare è l’altrettanto ottimo impianto frenante a regalare la giusta fiducia: poco aggressivo ma molto modulabile, permette di impostare le curve in tutta sicurezza e il suo rendimento si sposa perfettamente con il funzionamento del cambio servoassistito, precisissimo anche in fase di scalata. Il controllo di trazione è pronto ad entrare in aiuto in uscita di curva, quando tutti i 146 cavalli dichiarati spingono sulla ruota posteriore. L’intervento è molto dolce e, grazie al grande equilibrio di questa moto, sentirlo entrare in funzione non è nemmeno così facile. Nonostante il comportamento in curva sia eccellente, la FJR 1300 AS è costruita per dare il meglio di sé sulle grandi distanze, perlopiù affrontate in autostrada. E non serve nemmeno fare troppi chilometri per scoprire la comodità del cruise control e del parabrezza regolabile elettronicamente. La grande escursione offerta da quest’ultimo permette di viaggiare con busto e testa perfettamente riparati e isolati da fastidiosi vortici. Il propulsore ha un ottimo allungo e non si sente nemmeno la mancanza della sesta marcia: a velocità vicine ai limiti il quattro in linea fa molta strada e pochi giri, silenziosamente. La trasmissione finale ad albero è irreprensibile, silenziosa ed esente da strappi: difficile muoverle qualche critica. Yamaha non è solita dichiarare i consumi, ma se non si esagera con il polso destro e ci si abbandona alla grande elasticità offerta dal propulsore, i 18 km/litro sono un valore a portata di mano. L’attenzione per i dettagli e la cura costruttiva sono a livelli eccellenti e aiutano a digerire i 19.690 Euro richiesti per mettersela in garage. La concorrenza riesce ad aggiungere qualche condimento elettronico in più, ma in piatti decisamente più “plasticosi” e meno elegantemente farciti. yamaMov

  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento