KTM 390 Duke

KTM 390 Duke

Redazione - @InMoto_it

01.06.2013 ( Aggiornata il 01.06.2013 11:07 )

KTM rinfresca la ricetta della Duke proponendola in un’inedita e furba cilindrata, ideale per chi comincia. I 390 cm3 del motore bastano e avanzano per togliersi delle belle soddisfazioni anche se si va di fretta. Costa 4.995 Euro e li vale tutti   A un tiro di schioppo da Salisburgo il verde della campagna austriaca si prende la rivincita su tutto quello che noi conosciamo come progresso. Campi, pascoli, montagne innevate ai quattro lati. In mezzo ad una valle non più larga e non più brutta delle altre sorgono una manciata di moderni capannoni industriali e qualche casina più o meno isolata. Qui tutto quello che non è direttamente marchiato KTM, ne è comunque e in qualche modo parente. Qui nascono moto che fanno emozionare. La Duke 390 è pensata, sviluppata e controllata in questo luogo famoso solo per chi mastica le due ruote: Mattighofen. Che venga assemblata in India si spiega con il fatto che la Casa austriaca è recentemente diventata il primo costruttore europeo di motociclette e che, obbligatoriamente e sensatamente, deve pensare lungo e guardare sempre avanti. La nuova 390 è quindi un prodotto globale: pensato per piacere e per far fronte alle esigenze dei motociclisti presenti e futuri, europei e no. Facile quindi, ma anche bella e furba. Perfetta per chi vuole avvicinarsi alle moto grandi facendo un passo non più lungo della gamba, senza rinunciare al piacere di guida, al gusto del possesso e alla grinta che è il risultato di sommare 44 CV a 139 kg. Anche se la cilindrata potrebbe far pensare al contrario, la 390 Duke è ben più vicina alle piccole di famiglia (125 e 200) che non alla 690. Quote ciclistiche e peso non mentono: i pochi chilogrammi sono frutto di dimensioni davvero minute che si sposano alla perfezione solo con motociclisti di taglia medio-piccola. Se si supera il metro e ottanta sulla 390 si viaggia un po’ costretti, soprattutto a causa della bombatura superiore del serbatoio che va stretto a chi ha la gamba lunga e il ginocchio alto. Difficile parlare di comfort di guida per una moto che vuole innanzitutto emozionare: il riparo aerodinamico è nullo e la sella è durissima e sottile. La triangolazione pedane-sella-manubrio è però centrata: il manubrio è posizionato a un’altezza perfetta ed è largo quanto basta per controllare senza problemi l’avantreno e il fatto che sia vicino non vi disturberà affatto. La sella è a 800 mm dal suolo, quindi si tocca senza problemi, e le pedane non affaticano le articolazioni e non strisciano mai sull’asfalto. Minuta: salire a bordo vuol dire avere tutto a portata di mano e sentirsi immediatamente parte integrante della moto. Il monocilindrico frulla senza vibrare esageratamente e i comandi al manubrio, un po’ poveri per la verità, sono tutti a portata di mano. Il selettore del cambio e il pedale del freno sono posizionati un po’ in alto: una caratteristica che comunque accomuna quasi tutta la produzione KTM. DA FERMO La Duke 390 è la naturale evoluzione delle più piccole “125” e “200” con cui condivide forme e gran parte delle soluzioni ciclistiche. Difficile dare un giudizio obiettivo su linee così taglienti e appuntite, così originali. Per capire davvero cosa si cela dietro al design di queste KTM bisogna avere il privilegio di cenare con il designer Gerald Kiska, padre di tutte le più innovative moto (e auto, come la X-Bow) della Casa austriaca. Purtroppo il poco tempo a disposizione non ci ha permesso di ottenere un’intervista esclusiva, ma la conversazione che abbiamo avuto con lui, insieme ad altri colleghi, ci ha permesso di capire di più, e meglio, questa moto. Kiska è un uomo che prima ascolta, poi parla. Le sue riflessioni sono rapide, precise, dirette. Non ama guardare il passato, pensa che i veicoli elettrici rappresentino il futuro della mobilità urbana e dice: «Basta adeguare le città e la rete di distribuzione dell’energia elettrica creando colonnine di ricarica come fossero parchimetri, cosa ci vuole?». Kiska, così come il suo staff, guardano avanti. La Duke è figlia di quest’uomo e di questo pensiero: linee taglienti e moderne per il pubblico giovane, colori sgargianti, componentistica di livello. L’obiettivo è piacere e comunicare. KTM è riuscita a trasformare un’idea in una moto (in quattro diverse cilindrate) di successo, senza preoccuparsi di snaturare quella che era l’immagine primordiale di questo modello, nato come supermotard. I numeri hanno dato ragione a queste scelte coraggiose: la Duke 125 è un successo mondiale e KTM ha messo a segno tanti “+” anche in anni difficili come questi. Che alcune finiture non convincano appieno fa parte dei piani economici della Casa: chiunque avrebbe voluto leve e comandi più raffinati. Ma i conti devono tornare, quindi accontentiamoci del bellissimo forcellone, del corposo telaio e di un’originalità che, siccome vera, non ha precedenti. ktm2 IN MARCIA Il fatto che l’Austria sia così straordinariamente verde ha un preciso motivo: piove, spesso e volentieri. Abbiamo provato ad appellarci a una nutrita schiera di santi per una giornata di sole austriaco in questa primavera bislacca e i risultati non si sono fatti attendere: diluvio (a valle) e nevischio (sul passo) ci hanno accompagnato per tutti i chilometri di questo test. Lei, la Duke, se ne è assolutamente fregata del clima e del freddo e ha messo sul piatto tutte le sue carte migliori, lasciandoci giocare e divertire proprio come se sopra le nostre teste ci fosse stato un bel cielo azzurro. Un po’ per il granulosissimo asfalto austriaco, un po’ per le eccellenti Metzeler Sportec M5 della nostra moto, abbiamo potuto godere delle splendide qualità di questa speziata motoretta senza troppo preoccuparci di altro. I 44 CV si sposano perfettamente con una ciclistica che è innanzitutto comprensiva: si sale a bordo, si dà vita al motore e ci si abbandona a un mezzo che vi seguirà in ogni vostro volere senza i limiti che ci si potrebbe aspettare da una moto da 5.000 Euro. Misure complessive e peso ridotto vi permetteranno di sentirvi a vostro agio in qualsiasi condizione di guida: in città si scivola fra le auto con uno sforzo fisico e mentale non diverso da quanto richiederebbe essere in sella a una bicicletta, nel misto l’agilità vi permetterà di mettere in fila le curve a velocità insperate e impensabili, sempre supportati da un motore che non si tira indietro quando si tratta di allungare il passo. Chi ha un po’ di esperienza con i monocilindrici dovrà ritarare un po’ le proprie certezze: sulla Duke 390 il meglio arriva in alto e solo il limitatore frenerà i vostri entusiasmi. L’erogazione è però appuntita come ci si aspetterebbe da un motore più frazionato. La varietà di situazioni in cui si è svolto il nostro test ci hanno permesso di verificare i consumi di carburante: anche senza badare troppo al peso del polso siamo riusciti a rimanere su una media vicina ai 27 km ogni litro di carburante, un risultato davvero invitante considerando anche la notevole potenza specifica del motore e il tempo che si trascorre ai massimi regimi. Se alla guida della nuova piccola Duke il divertimento è sempre e comunque assicurato, il comfort di marcia è invece decisamente sacrificato. La cubatura e il frazionamento non vi inviteranno certo ad affrontare lunghe trasferte autostradali a velocità sostenuta, quindi del riparo aerodinamico ve ne potete anche fregare bellamente, ma l’imbottitura della sella metterà a dura prova il vostro fondoschiena già dopo pochi chilometri. Anche la taratura del monoammortizzatore piuttosto sostenuta (ma perfetta per l’indole sportiva della moto) non farà che sottolineare il disagio. La forcella è invece piuttosto morbida, ma assorbe molto bene le imperfezioni dell’asfalto e offre una grande comunicativa: la discesa in piega è immediata quanto sicura, la stabilità a centro curva è a prova di... scrollone e la tenuta di strada, anche in condizioni davvero avverse, è eccezionale. In curva si può anche esagerare con il comando del gas: i Cavalli si gestiscono senza problemi pure di fronte a elevate inclinazioni. ANCHE sotto l’aspetto delle vibrazioni la piccola Duke ha saputo stupirci: i tremori sono evidenti solo alle pedane e ai medi regimi e, comunque, non risultano mai realmente fastidiose. L’isolamento al manubrio è davvero efficace: anche dopo molti chilometri non vi troverete affaticati. La dotazione di serie comprende anche l’ABS che si è rilevato all’altezza delle migliori aspettative. Il singolo disco anteriore richiede un po’ di forza per dare il meglio di sé, ma se esagerate l’antibloccaggio è li pronto a darvi una mano e, anche sul bagnato, non sbaglia un colpo. Quale sia il ruolo della Duke 390 all’interno del nostro mercato è facile intuirlo: le grafiche, l’aspetto e il marchio strizzano l’occhio al pubblico più giovane; i Cavalli dichiarati si sposano perfettamente con i limiti della patente “A2” e il prezzo finale non la rende irraggiungibile. Una proposta che ha ancora troppo poca concorrenza: se il mercato le darà ragione ne guadagneranno tutti, prima o poi. Sarà allora che dovremo ricordarci che in una moderna fabbrica, in mezzo ad un prato... ktm3

  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento