Le nuove Seiemmezzo rappresentano il futuro di Morini, che dopo anni di sonnolenza sembra finalmente pronta per tornare a volare alto. Ecco come se la sono cavata
Che tempi. Un’azienda come la Moto Morini di 50 anni fa, oggi, non potrebbe esistere. Oggi c’è bisogno di stringere accordi con Paesi lontani dal nostro, tendenzialmente a est (nel 2018 Morini è stata acquisita dal colosso cinese Zhongneng), quantomeno per abbattere i costi di industrializzazione delle componenti più dispendiose. Viviamo in un mondo globale e sono da premiare le aziende che riescono ancora a fare del vero Made in Italy, termine ormai abusato ma che in alcuni casi, come Morini, dice la verità. E il mercato le sta dando ragione. Anche le ultime arrivate, le Seiemmezzo SCR e STR, sembrano avere tutte le carte in regola per seguire il successo della enduro, l’X-Cape, già molto apprezzata. Vediamo come se la sono cavata alla prova del nostro #SottoEsame.
Le Moto Morini Seiemmezzo SCR e STR sono molto curate nei dettagli. Lo si nota osservando piccole cose, come i cavi sul manubrio ricoperti da guaina, la slitta per regolare il gioco catena, i comandi di freno e frizione regolabili nella distanza, il piolino della leva del cambio regolabile in altezza…attenzioni non banali, soprattutto per la categoria. Il colpo d’occhio, è inutile negarlo, è però per la SCR, con gli steli della forcella dorati e il suo verdone militare. La STR è un pelino più anonima. VOTO 7,5
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