Contraffazione online a EICMA 2021: un’inserzione su quattro è illecita

Contraffazione online a EICMA 2021: un’inserzione su quattro è illecita

Alla fiera milanese spazio allo studio presentato da ANCMA e INDICAM: 2,2 miliardi di euro il danno economico potenziale a causa dei falsi venduti sul web

Redazione - @InMoto_it

27.11.2021 ( Aggiornata il 27.11.2021 11:19 )

Nuovi modelli, gare e spettacoli, premi e pure momenti di confronto su importanti tematiche. Tutto questo è EICMA, dove, durante il secondo giorno di fiera, si è dato ampio spazio alla presentazione di uno studio sulla contraffazione online promosso da Confindustria ANCMA e INDICAM. Alla base dello studio un’indagine realizzata da FUB (Fondazione Ugo Bordoni) e DCP (Digital Content Protection) e condotta su un campione di undici aziende del settore due ruote. Il lavoro svolto è stato quello di monitorare su quindici marketplace elettronici B2B, B2C e C2C e su tre primari motori di ricerca la presenza di contenuti illeciti per contraffazione di marchio e design.

Obiettivi e risultati

Ma qual era l’obiettivo dell’indagine? Fare una mappa del fenomeno della contraffazione online a livello globale analizzandolo da vari punti di vista: le aree geografiche di provenienza dei contenuti illeciti, la tipologia di violazione, le dinamiche messe in atto dai contraffattori e infine la persistenza temporale del fenomeno. Ne è emerso che il 4,3% delle 140mila pagine analizzate attraverso i motori di ricerca ha mostrato evidenti violazioni della proprietà intellettuale. La situazione è ancora più grave all’interno delle piattaforme dell’e-commerce: un’inserzione su quattro (25,3%) è risultata illecita, si arriva addirittura al 32% sull’indonesiana Tokopedia e al 56% sulla taiwanese Shopee. Dati che trovano conferma nel fatto che secondo le più recenti stime OCSE-EUIPO sui sequestri di merci contraffatte importate nell’UE, oltre il 50% dei fermi sono legati a transazioni online e che il trend del commercio online è destinato a crescere.

Nel complesso, si può stimare che il valore economico dei prodotti illeciti veicolati dai marketplace elettronici nei due mesi di monitoraggio ammonta a 2,2 miliardi di Euro.

Le minacce

L’indagine disegna poi un quadro piuttosto drammatico su come sia cresciuta, nel corso degli ultimi anni, la capacità da parte dei contraffattori di ingannare il consumatore. Tra le pratiche più diffuse c’è quella di hackerare siti regolari inserendo annunci civetta che rimandano in modo automatico a siti compromessi. Ulteriore tranello il fatto che piuttosto spesso gli annunci pubblicati su siti illeciti sono tra loro molto simili se non identici. Un elemento, questo, che fa riflettere sull’approccio “industriale” alla creazione di siti web compromessi.

Gli strumenti per proteggersi

Per fortuna, emerge anche un dato incoraggiante dall’analisi condotta. Si tratta dell’efficacia degli strumenti di brand protection, che consentono di monitorare, rilevare e rimuovere i contenuti illeciti presenti sulla rete. Le aziende che li utilizzano, infatti, riducono sensibilmente, fino ad azzerare, la presenza di prodotti contraffatti su portali e siti internet. Sulla base di questi dati, ANCMA e INDICAM chiedono al Governo e al Parlamento, in occasione delle Legge di Bilancio, di approvare una norma che riconosca un credito d’imposta a favore di aziende che vogliano acquisire servizi professionali di monitoraggio e protezione dei propri brand sul web. Una misura che si pone a sostegno sia delle PMI che delle grandi aziende che si affacciano sui mercati globali, incentivando gli investimenti in proprietà intellettuale e garantendo un’effettiva tutela e prevenzione del Made in Italy.

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