Alessandro Borghese, passione a due ruote da Dieci e Lode

Alessandro Borghese, passione a due ruote da Dieci e Lode

La passione per i motori affonda le radici in una consolidata tradizione di famiglia. Lo chef, star di "Quattro ristoranti" e di altri numerosi successi televisivi, ci ha raccontato le sue avventure in sella alla sua Harley-Davidson e di quella volta a Vallelunga con Luca Scassa su una Yamaha R1 

Rinomato chef e conduttore di programmi tv di successo, Alessandro Borghese (classe 1976) dichiara una passione per i motori che affonda le radici in una consolidata tradizione di famiglia, che può vantare diverse generazioni a tutto gas. Il papà e il nonno, infatti, hanno amato alla follia auto e moto, partecipando persino a numerose competizioni. Alessandro non intende in alcun modo essere da meno...

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Alessandro, da appassionato, che idea hai del settore due ruote?

«Vedo un sacco di giovani che tornano ad appassionarsi, avvicinandosi al mondo della motocicletta; ma anche tante persone che non hanno mai avuto esperienze con le due ruote. Senza contare chi, non più in tenera età, si sta buttando sull’acquisto di mezzi perfetti per affrontare la giungla urbana. Lo vedo anche tra le persone che lavorano in azienda con me. Poi oggi il mercato offre molto di più, compreso il mondo un po’ nostalgico e attraente delle café racer, delle classiche e delle custom, grazie ad aziende come Triumph, Guzzi, Benelli, Royal Enfield, brave a riproporre modelli che andavano molto negli Anni ’50 e ’60. Sono tante le aziende che negli ultimi 6-7 anni hanno avuto un grande successo con questo genere di moto».

Si reinterpreta il passato...

«Sì, come BMW che ha fatto riedizioni, o Ducati con la Scrambler. C’è tanto fermento, anche per quanto riguarda la customizzazione».

Tuo papà, ma anche tuo nonno, sono stati grandissimi appassionati. Quella dei Borghese con i motori è una vera e propria storia d’amore...

«Sì sì, io adesso per esempio corro in macchina. Ho spostato il mio asse dalle 2 alle 4 ruote da un decennio per una questione di figlie e di età. Qualche domenica fa, a Monza, stavo chiacchierando con Guido Meda, che mi raccontava di una competizione con moto storiche, al Mugello, a cui avrebbe partecipato. A un certo punto mi fa: ancora mi prendo a sportellate con i ventenni sulla motocicletta. Io invece mi prendo a sportellate con i ventenni con le macchine, e mi faccio meno male, gli ho detto. Però ancora c’è la voglia. Pensa, a Monza anche questa domenica, stavo correndo con le macchine, corro con le Porsche...».

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Oggi sei un harleista. Però, qualche tempo fa, ti ricordo in pista a Vallelunga, con Luca Scassa su una R1. Il fascino delle sportive lo subisci ancora?

«Sì, comprerei una Panigale, ma non ho più il fisico o la reattività per quei mostri. E poi se mi faccio prendere la mano è pericoloso. Invece mi sono fatto una Harley grossa che mi permette di andare in giro, di avere la libertà del motociclista con la soddisfazione del bicilindrico che a me piace tantissimo. Certo non posso mettere il ginocchio e il gomito a terra, né correre a 300 km/h. Che sono le cose che facevo prima. Però domenica sul rettilineo abbiamo toccato i 280 con la Porsche. Ormai sono pilota da pista con le macchine, la velocità la vivo così».

Vi abbiamo incuriosito? Volete sapere cos'altro ci ha svelato Alessandro Borghese sulla sua passione a due ruote? Sul nuovo numero di In Moto in edicola, o in versione digitale (qui), trovate l'intervista completa.

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