Moto: dopo la quarantena, un nuovo inizio

Moto: dopo la quarantena, un nuovo inizio

Un resoconto degli ultimi due mesi vissuti dai motociclisti italiani, tra il rispetto delle norme di sicurezza e le libertà private, che dal 18 maggio vengono finalmente restituite

Redazione - @InMoto_it

18.05.2020 ( Aggiornata il 18.05.2020 13:04 )

Il mondo delle due ruote attendeva con ansia questo giorno: 18 maggio, l'inizio della ripartenza per tutta l'Italia, per le sue attività economiche, per i cittadini. E anche per i motociclisti. Il 18 maggio segna l'addio all'autocertificazione, il modulo che per oltre due mesi ha giustificato ogni nostro singolo spostamento. E, di conseguenza, l'abbandono del foglio cartaceo ha significato una prima parvenza di normalità per tutti i centauri d'Italia, in attesa di una libertà totale, diversa da quella attuale, ancora "soffocata".

LA CAPACITà DI RESISTERE

La quarantena ha messo a dura prova tutti, senza distinzioni. I motociclisti ne hanno risentito più di ogni altra categoria motorizzata. Sentirsi privati della nostra libertà, sapere del divieto di poter salire in sella e lasciarsi andare, essere consapevoli di poter sfruttare la propria moto solo per manutenzione e nient'altro ha aumentato lo scorrere lento e inesorabile del tempo. Lo stesso tempo a cui i rider, una volta saliti, non fanno più caso: perché, lo sappiamo, viaggiare in moto è un'altra cosa.

I motociclisti sono tuttavia una delle categorie che meglio si è comportata durante il lockdown. La circolazione delle moto, negli ultimi due mesi, si era praticamente dimezzata: ogni bravo centauro ha saputo comportarsi in maniera civile e nel rispetto della salute degli altri. Certo, qualche pecora nera non poteva non mancare: noi di InMoto vi abbiamo tenuto compagnia anche raccontandovi delle innumerevoli multe ed episodi fuorilegge che si sono verificati nel nostro Paese e non solo, a metà tra il serio e il grottesco. Ma ciò che conta è che "siamo stati bravi": e adesso che possiamo finalmente uscire, il nostro giro in moto ce lo meritiamo, eccome.

POCA ATTENZIONE AL MONDO DUE RUOTE

Ce lo meritiamo anche perché è il Governo stesso che non ha granché considerato i motociclisti e la loro condizione. Quando in altre realtà, con i dovuti (e giusti) accorgimenti, la situazione è stata ben diversa. Prendete il caso del Lussemburgo: nel piccolo Paese centroeuropeo, la moto è stata considerata "attività di svago individuale". Ogni motociclista quindi, previa la dotazione di strumenti di protezione individuali come casco, mascherine e guanti, ha potuto circolare liberamente. O in Australia, dove la moto è stata classificata come "attività fisica" a tutti gli effetti, atta a favorire la salute dell'individuo, esattamente come chi va in un parco a fare jogging.

LIBERTà CON PRECAUZIONI

Solo dal 18 maggio, quindi, possiamo finalmente tornare a una parvenza di libertà. Non totale, sia chiaro. Gli spostamenti in moto sono consentiti solo all'interno della propria regione e tra i comuni di essa (per andare fuori regione bisognerà probabilmente attendere il prossimo 3 giugno); bisognerà essere dotati di mascherine (anche per i caschi jet, la cui conformazione non provvede a coprire naso e bocca) e guanti; si potrà viaggiare esclusivamente da soli, senza trasportare nessun passeggero (ad eccezione di un convivente); evitando gite in compagnia e assembramenti.

Alcune regioni hanno anche incentivato il motociclismo, dando già il via libera al mototurismo (con l'osservazione delle regole di cui abbiamo scritto sopra). Le amministrazioni che hanno dato l'ok sono Liguria (la prima di tutte in ordine cronologico), Abruzzo, Puglia e Friuli-Venezia Giulia.

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I motociclisti hanno saputo rispettare le regole in quarantena, sapranno rispettare anche queste. Ma finalmente possiamo tornare in moto. Ce lo meritiamo.

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