Il motociclismo ai tempi del coronavirus

Il motociclismo ai tempi del coronavirus

In un momento di crisi collettiva, in cui tutto rallenta e si ferma, è importante reagire. A partire da quelle passioni, come il motociclismo, che possono ripristinare la normalità

Testo e foto di Diego D'Andrea

02.03.2020 10:19

In un qualunque mese di Marzo, andando a ritroso nel tempo, questo sarebbe stato il periodo dell’anno in cui tutto riprende vita. La fioritura del motociclismo. L’inizio della stagione, come amiamo dire noi motociclisti che durante l’inverno, persino chi la moto non la mette mai a riposo, attendiamo il sole; temperature più miti per passare il nostro tempo all’aperto tra curve e passione. Il mese in cui i teli vengono sfilati via, si fa un po’ di manutenzione, magari si cambiano le gomme o si monta componentistica nuova per “rinfrescare” la propria cavalcatura e goderne ancora di più. Il periodo in cui ricominciano le gare, quello dell’ultimo salone (in realtà, il secondo dell’anno) dove si fa il punto sulle novità di settore. Il momento dell'anno in cui si sfogliano le mappe o le proprie raccolte di itinerari preferite, per scovare riccioli di curve e panorami.

TUTTO DIVERSO

Questo Marzo 2020, invece, va in ben altra direzione. È notizia fresca, che la gara d’esordio della MotoGP in Qatar è stata annullata; rimandata ad ottobre, la successiva in Thailandia. Posticipato anche il Motodays romano, e tra zone rosse, vincoli alla mobilità, e paure più o meno giustificate, l’atteggiamento collettivo non è certo quello di puntare il dito sulla cartina e partire. Se vieni dal nord Italia, poi, l’accoglienza potrebbe non essere calorosa, soprattutto all’estero. Il coronavirus, nome in codice covid-19, corre veloce sulle caselle del mappamondo. Un’infezione globale, che sta colpendo duro in Italia e sta condizionando la vita delle persone in tutto il mondo, con ripercussioni drammatiche anche sull’economia. Banalmente, solo nel settore moto, basti pensare a tutti i brand che hanno la propria produzione (o parte di essa) in Cina; oppure (e sono tantissimi) usino fornitori che producono lì (ma la situazione è particolarmente complicata anche su altre “piazze” importanti, come la Corea del Sud e il Giappone). 

DESIDERIO DI NORMALITÀ

In una situazione del genere, da un lato, c'è la necessità sacrosanta, da parte delle autorità, di agire con decisione per limitare le situazioni di contagio e la diffusione; dall’altro, serpeggia una psicosi collettiva inarrestabile: proprio come chi, davanti ad un velox su una strada con limite a 130 km/h, rallenta di colpo a 80. Attenzione, tutto comprensibile: nessuno vuole fare la morale a nessuno, o giudicare paure, che sì, andrebbero forse razionalizzate e gestite in maniera più informata e consapevole, ma di fronte alle quali la componente razionale vacilla. È umano! (e anche culturale: non ce ne rendiamo conto, ma l’inconscio collettivo tramanda giocoforza ansie ataviche, legate alle violente epidemie, come ad esempio la peste, che per secoli hanno funestato e spaventato le popolazioni). Al netto di tutto questo, però, sforzatevi. Se avevate in mente di cambiare moto, oppure di comprare uno scarico nuovo, il portatarga, gli specchietti, o pastiglie più performanti per la vostra bella, fatelo! Non rimandate, non aspettate. Non fatevi fermare e non lasciate che tutto si fermi. Con tutte le precauzioni del caso, uscite di casa, andate in concessionaria, o dal vostro negoziante di fiducia - parlategli anche da due metri di distanza, non si offenderà - ma ripristinate piano piano la normalità. È importante. Bisogna ripristinare e assecondare il desiderio di normalità, senza cedere alla tentazione di chiudersi a riccio.

PERCHÈ ANDIAMO IN MOTO?

E a questo punto, cambio un attimo registro e vi parlo in maniera diretta. In un momento come questo, anzi, proprio in un momento come questo, in cui tutto rallenta, si ferma, i comportamenti vengono inibiti; in cui ci si sente limitati nella propria libertà di fare, e soprattutto di muoversi, ricordatevi di cosa si nutre la nostra passione, del perché andiamo in moto, e con le precauzioni del caso, riappropriatevi della libertà, o quantomeno predisponetevi a farlo il più in fretta possibile: “In sella, il tempo non lo misuri col ticchettio delle lancette ma in quantità di strada percorsa, in chilometri. E mentre vai, un chilometro dopo l’altro, per un istante, hai come l’impressione che passato e futuro siano vicinissimi. Che arrivino a toccarsi. Una frazione di tempo in cui non c’è nulla da ricordare e nessun piano da seguire, devi solo guidare. E forse per questo, in quel preciso istante, sulla tua moto, arrivi a percepire lucida una delle più grandi sensazioni di libertà di cui hai ricordo. Poi l’aria addosso, come un abbraccio, una resistenza da vincere; e quel senso di fuga dal quotidiano che una volta provato diventa una droga: ti ricarica, ti ossigena, un bonus di energia vitale…PROSEGUE QUI.

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