Ciao Riccardo Pierobon: appassionato che ha fatto sognare

Ciao Riccardo Pierobon: appassionato che ha fatto sognare

Si è spento a 86 anni Ricky One l'uomo che insieme al figlio Massimo non ha solo visto nascere il motociclismo moderno: ha contribuito a farlo crescere

Redazione - @InMoto_it

06.04.2020 09:23

Il motociclismo italiano perde un altro tassello della sua storia sportiva ed industriale. E' morto ieri,domenica 5 aprile, Riccardo Pierobon o, come era soprannominato, Ricky One. 
Lo vogliamo ricordare in una intervista fatta da Riccardo Piergentili nel 2016 sulle pagine di In Moto.


Lo chiamano Ricky One (soprannome assegnatogli da Ben Bostrom) anche se all’anagrafe, nel 1934, fu registrato col nome di Riccardo. Fisico asciutto, una vita dedicata alle moto e allo sport. Occhi chiari, sguardo sempre vigile, cuore e spirito da ragazzino. Parlare con Riccardo Pierobon, il fondatore dell’engineering a conduzione familiare che collabora con diverse grandi Case motociclistiche, è innanzitutto una meravigliosa esperienza di vita. Ricky One è una persona genuina, uno di quelli che, con una semplicità disarmante, è in grado di farti capire quanto sono importanti la serietà, la professionalità, la voglia di fare e i sacrifici. È in grado di farti capire perché, partendo da zero, è riuscito a costruire un’azienda, che ora viene gestita dal figlio, Massimo. Nessuna agevolazione; solo lavoro, lavoro e lavoro. E voglia di faticare e di superare gli ostacoli. Questa è la ricetta per emergere e restare a galla. Ricky One non ha solo visto nascere il motociclismo moderno: lui ha addirittura contribuito a farlo crescere.

NON SERVE LA LAUREA

Ricky One non è un ingegnere ma ha realizzato i telai di numerose moto di serie e di altrettante moto da corsa. Ha vissuto da protagonista gli anni in cui, come lui sostiene, "A Bologna c’era una fabbrica di moto ogni cento metri». Ricky One è sempre stato un tecnico, un appassionato di quel fantastico mondo a due ruote che ha fatto sognare diverse generazioni. "Quando lavoravo in Verlicchi e andavo in Ducati con i miei capi, io mi dirigevo da Farnè, Bordi e Martini, per parlare di tecnica. I dirigenti, invece, si chiudevano negli uffici, per discutere di contratti e di soldi. Io dovevo risolvere i problemi tecnici. Non ero bravo a fare il politico. Ho sempre preferito lo sport alla politica. A volte mi arrabbio con mia moglie. Lei vorrebbe seguire le trasmissioni in cui quei signori in giacca e cravatta parlano dei problemi del Paese, mentre io preferisco gustarmi una gara di moto, di auto, una partita di calcio, un incontro di boxe, un meeting di atletica. Neppure i ministri sanno cosa devono fare... Figuriamoci cosa possiamo saperne noi!".

LEZIONI DI VITA

Entrando nella engineering di Pierobon pensavamo di parlare solo di progettazione, telai, forcelloni, eccetera. E lo abbiamo fatto. Ma le lezioni di tecnica sono passate in secondo piano rispetto a quelle di vita. A volte ci si chiede perché alcune aziende funzionano ed altre no. Le risposte le abbiamo trovate parlando con Ricky One... "Ho lavorato in Verlicchi per oltre 30 anni, sia nel reparto produzione sia in quello corse, che considero un po’ mio. Tanti anni fa c’era l’esigenza di realizzare componenti racing, che spesso erano costruiti con la sega e la lima! Ad esempio, quando arrivarono i primi bicilindrici, c’era l’esigenza di sincronizzare i carburatori. Io inventai un comando gas abbinato a un bilanciere, che permetteva ai carburatori di funzionare correttamente. Un sistema semplicissimo, però all’epoca nessuno ci aveva pensato".

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