Ducati, Domenicali: "Lo stop? Catastrofe, serve ripartire ma in sicurezza"

Ducati, Domenicali: "Lo stop? Catastrofe, serve ripartire ma in sicurezza"

“Urgente riavviare la produzione il prima possibile al massimo della sicurezza”, dice l’AD della Casa di Borgo Panigale. “Siamo pronti a pagare i test sugli anticorpi ai dipendenti”

Fiammetta La Guidara

03.04.2020 10:45

“Questo stop è una catastrofe”: sono le parole senza mezzi termini di Claudio Domenicali, l’amministratore delegato di Ducati, in un’intervista al Corriere di Bologna. “È urgente riavviare la produzione il prima possibile al massimo della sicurezza".  Ducati, infatti, ha chiuso provvisoriamente i battenti per l’emergenza Coronavirus già con il decreto della Presidenza del Consiglio dello scorso 11 marzo.

L’opzione dei test

Per rientrare in attività, Domenicali spiega la sua idea: quella di incoraggiare i dipendenti a sottoporsi al test sierologico sugli anticorpi al coronavirus. Ducati sarebbe disponibile a pagare le spese di laboratorio.

“Il test servirebbe a individuare i casi positivi asintomatici. In questo caso non possono tornare in fabbrica ma devono rispettare la quarantena. Far rientrare solo gli immuni, secondo le previsioni, però, significherebbe far rientrare il 5 o 10% della popolazione. Con cifre così basse non si riapre nulla.

“Questa una delle idee che circola da qualche tempo ed è già condivisa, ma ovviamente aspettiamo il protocollo sanitario”, spiega Domenicali, che non ne fa una questione di costi.

Ci sono mercati bloccati e altri ancora già dinamici, come Cina e Giappone, e non poterli servire è causa di un danno ben più grave", aggiunge il boss di Ducati.

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Il piano operativo

Nel consiglio di presidenza di Confindustria Emilia, dalla Voilàp del presidente Valter Caiumi alla Bonfiglioli Riduttori, e poi Ima, Datalogic, Euroricambi si sono detti disponibili a supportare questa e ogni iniziativa per superare l'emergenza.

Domenicali auspica una ripresa subito dopo Pasqua.

Per legge, siamo chiusi fino al 14 aprile. Auspico una ripresa subito dopo. La sicurezza è garantita, e già da adesso. Noi misuravamo la temperatura agli ingressi il 24 febbraio quando molti pensavano che fosse una semplice influenza”, aggiunge Domenicali.

Abbiamo già predisposto un piano di ingressi a turnazioni differenziate tra mattina e pomeriggio, oltre alle necessarie regole e dotazioni di protezione".

Lo smart working

Ducati, comunque, non è completamente ferma, perché alcuni settori proseguono in smart working: ricerca e sviluppo e la parte del marketing, della vendita e l'amministrazione. I dipendenti Ducati sono 1.400 a Bologna e 300 nel mondo. Di questi, centinaia stanno lavorando in remoto. Ma il fermo in termini economici "è una catastrofe: a marzo abbiamo venduto il 10% di quello che venderemmo in un mese normale. E il picco delle vendite, per le moto, va proprio da aprile a giugno. Ogni settimana persa non si recupera più", dice Domenicali.

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L’aspetto economico

Ripartire gradualmente per Domenicali è l’unica soluzione: "il modello emiliano - di grande collaborazione reciproca tra imprese, sindacati e istituzioni - è vincente. Non esistono le decisioni unilaterali degli imprenditori".

Le previsioni economiche sono tutt’altro che positive. “Nel nostro Paese, che è il nostro mercato più ampio, ci sarà sempre meno denaro in circolazione. Non si tratta di un semplice calo ma di un blocco attivo che obbligherà a un taglio dei costi che investirà tutta la filiera”, spiega Domenicali.

Per questo è ora di ripartire. “Almeno per servire i mercati esteri. Dobbiamo evitare l’angoscia di prolungare le restrizioni oltre la ragionevolezza. Abbiamo molto a cuore, ovviamente, il rischio sanitario ma bisogna trovare un equilibro consapevoli di quello economico”, conclude Claudio Domenicali. 

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