Un volume fotografico di 544 pagine racconta i modelli di produzione, la storia, le corse ma anche i globetotter e i ‘Normal People’. Riviviamo insieme tutti i modelli della mitica enduro Cagiva

Elefant People: storia della endurona Cagiva in un libro

Alle radici di un mito, quello della Cagiva Elefant spiegato attraverso le pagine di un libro. Elefant People è un volume davvero prezioso, frutto di una ricerca durata due anni, sulla spinta della passione: quella di Antonio Contino e Massimiliano Battaglia, che hanno deciso di ricostruire la storia di un modello glorioso, la Cagiva Elefant, ripercorrendo la sua storia, raccomando i modelli di produzione, i successi sportivi – come le due Dakar vinte dal grande Edi Orioli.



Un libro ‘normale’ avrebbe potuto fermarsi lì, e già sarebbe stata un’opera importante. Ma Contino e Battaglia sono andati oltre, raccontando anche i Cagiva Globetrotter, i Cagiva People e i Cagiva Normal People: un lavoro di ricerca incredibile, realizzato cercando la documentazione, parlando con gli appassionati, riscontrando le fonti, recuperando le foto.

<a href="https://motosprint.corrieredellosport.it/news/off-road/rally-raid/2020/01/23-2671123/edi_orioli_la_cagiva_alla_dakar_era_una_moto_al_top_/" target="_blank">Edi Orioli: “La Cagiva alla Dakar era una moto al top”</a>

“Qui troverete storie di successo, racconti, tecnica e vero amore per questi modelli”, scrive Antonio Contino nella prefazione. “Ma la cosa che rende questo libro unico nel suo genere è che, per la prima volta, la narrazione avviene attraverso le testimonianze di maestranze d’eccezione, che hanno operato in Cagiva in un momento glorioso, i cui l’estro italiano è emerso, facendosi distinguere dal resto del mondo. In questo libro parliamo anche della passione trasmessa dai singoli proprietari, e portata avanti incondizionatamente verso la propria moto nell’arco di 30 anni”.

Per acquistare il libro, che ha un costo di € 50,00, si può inviare un'email a: elefantpeople@gmail.com oppure visitare il sito <a href="http://www.cagivaelefant.it" rel="noopener" target="_blank">www.cagivaelefant.it</a>

<h2>COME DICEVA CASTIGLIONI...</h2>

“Le moto sono oggetti che fanno sognare. Hanno colori e suoni diversi, hanno forme che rivelano l’ispirazione di chi le ha concepite. A volte queste creazioni sono autenbtici oggetti d’arte motoristica che trasformano il progettista in artista”: con queste parole Claudio Castiglioni faceva capire quanto fosse forte il suo amore per le moto e quanto fosse preponderante il suo animo ‘poetico’ e ‘visionario’. E proprio questo è stato forse il segreto del suo successo.

Bravi gli autori di Elefant People, Antonio Contino e Massimiliano  Battaglia, che queste parole le hanno pubblicate proprio in apertura del loro libro. Perché dietro la Cagiva Elefant e i suoi successi c’è lui: il grande Claudio Castiglioni. Nelle pagine successive, riviviamo insieme le caratteristiche dei modelli di serie di Cagiva Elefant, con alcune informazioni tratte proprio dal prezioso volume 'Elefant People'.

<div style="page-break-after: always"> </div>

<h2>CAGIVA ELEFANT 125</h2>

<span class="kcode ktype-immagine" data-k-id="2676998" data-k-kid="sn:inmoto:2676998" data-k-thumb="https://cdn.inmoto.it/images/2020/01/24/150528382-b2392e4c-81b4-4509-a5aa-8dc88d0032a7.jpg" data-k-type="immagine">

Seguendo il filone delle gare africane in quell’epoca, nel 1984 vennero commercializzate le nuove Cagiva 125 e 200 denominate ‘Elefant'. Un modo per essere in linea con le grosse enduro presentate dalla stessa casa varesina.



La prima serie di Elefant 125 ereditava dalla sorella WSTX telaio e motore, mentre tutto il resto veniva rivisitato in chiave moderna: serbatoio da 18 litri, forcella Marzocchi da 35mm con escursione da 180mm, disco anteriore in ghisa, soffietti alla forcella, paramani e nuove pedane passeggero imbullonate al telaio. Ruote in lega d’alluminio di Akront, cerchio 21 pollici all’anteriore e 17 al posteriore. Le vendite confermarono ben presto la bontà del progetto. Una produzione durata quasi un decennio. Fu esportata anche all’estero.

<div style="page-break-after: always"> </div>

<h2>CAGIVA ELEFANT 200</h2>

<span class="kcode ktype-immagine" data-k-id="2676999" data-k-kid="sn:inmoto:2676999" data-k-thumb="https://cdn.inmoto.it/images/2020/01/24/150530280-33015a1c-071b-4b87-8762-26410f7b6c2c.jpg" data-k-type="immagine">

La storia è niziata nel 1984, quando le enduro di media cilindrata entrano nei mercati italiani grazie all’influenza di Paesi confinanti come Francia e Germania.

Convive con pochi competitor in Italia: Honda XL 200, Gilera RX/RV 200 e Piaggio PX 200. Una potenza di 22 cavalli alla ruota porta alla velocità di 140 km/h, motore a 2 tempi raffreddato a liquido, con induzione lamellare e miscelatore automatico, cambio a 6 rapporti, telaio monoculla, sdoppiato all’altezza del cilindro. Forcella anteriore Marzocchi da 32 mm di diametro a perno arretrato, con escursione di 200 mm e disco anteriore da 240 mm. Sospensione posteriore con sistema Soft-Damp, escursione di 190 mm e freno a tamburo monocamma di 130 mm. Avviamento a pedale per la prima serie ’84, elettrico e a pedale per la seconda serie ’85. Riscuote un discreto consenso nella seconda versione, grazie alla somiglianza con le grosse bicilindriche Cagiva.

<div style="page-break-after: always"> </div>

<h2>Cagiva  Elefant 350</h2>

<span class="kcode ktype-immagine" data-k-id="2677000" data-k-kid="sn:inmoto:2677000" data-k-thumb="https://cdn.inmoto.it/images/2020/01/24/150532566-9f90b48d-e8c4-4b1d-9e4f-bf5a2a89aa2d.jpg" data-k-type="immagine">

Fu prodotta dal 1985 al 1989. Venne più apprezzata rispetto all'Elefant 200, ma risultava per molti essere pesante e non molto performante. L'avviamento era sia a pedale e sia elettrico tramite motorino d'avviamento, la linea offriva il parafango alto tipo cross.



Il motore Ducati era preso in prestito dai modelli 350 XL, TL o SL, con la sola elaborazione della testa verticale, ruotata di 180°. Telaio identico alla sorella da 650 cc, a doppia culla, con sezione quadra da 30x30mm scomponibile lateralmente per facilitare la matunenzione al motore. Sospensione anteriore Marzocchi a perno avanzato con steli da 41,7, con 230 mm di escursione. Al posteriore c'era un Ohlins oliopneumatico, regolabile nel precarico e pomello esterno per il freno idraulico, con escursione di 210 mm. Disco flottante anteriore e fisso al posteriore con impianto frenante Brembo.

Erogava 30,80 cavalli ma il peso era importante: 190 kg. Negli anni 1986/87 adotterà le carene del monofaro con parafango anteriore basso e un piccolo cupolino.

<hr />
<h2>Cagiva Elefant 650</h2>

<span class="kcode ktype-immagine" data-k-id="2677001" data-k-kid="sn:inmoto:2677001" data-k-thumb="https://cdn.inmoto.it/images/2020/01/24/150534769-794eb05f-76c8-4284-a8ed-7466cb0abde9.jpg" data-k-type="immagine">

Svela la futura collaborazione fra Cagiva e Ducati. Assemblata con il motore della Ducati F1 750, fu mostrata in anteprima al salone di Colonia del 1984 e il suo successo portò Cagiva a commercializzare anche la versione 350.

Ruotare il cilindro posteriore di 180 gradi, cosa adottata in seguito anche in Ducati, permetteva una migliore gestione dell’alimentazione all’interno del propulsore a L, migliorando l’erogazione, con un unico airbox e un minore interasse della moto. Telaio elaborato dalle prime apparizioni alla Parigi Dakar del 1984, sospensione anteriore Marzocchi a perno avanzato con steli da 42 mm e escursione di 230 mm. Al posteriore c’era un Ohlins oliopneumatico con pomello esterno per il freno idraulico e escursione di 210 m. 

I primi lotti si distinguono per la frizione in bagno d’olio, poi aggiornata con quella a secco. Erogava 57,5 cavalli a 7.000 giri/min per un peso di 190 kg.  

<div style="page-break-after: always"> </div>

<h2>Cagiva Elevant 750</h2>

<span class="kcode ktype-immagine" data-k-id="2677009" data-k-kid="sn:inmoto:2677009" data-k-thumb="https://cdn.inmoto.it/images/2020/01/24/151204647-4fe468ce-3ce0-48d0-9247-f09257cf7d1e.jpg" data-k-type="immagine">

Sono i tempi di Auriol alla Parigi Dakar, per questo la Elefant 750 ha uno stile Lucky più marcato. Ridisegnata e addolcita grazie ai nuovi carburatori Bing che la rendono più godibile ai bassi regimi, è la concorrente diretta della Honda Transalp. La versione monofaro fu realizzata per un solo anno, nel 1987. Aveva una potenza di 60,5 cavalli e raggiungeva la velocià massima di 175 km/h.

L’anno successivo arriva la versione bifaro, con l’adozione di una sella opzionale bassa o alta, manopole riscaldate, nuova gestione della curva di anticipo dell’accensione e nuova taratura delle sospensioni. Rinnovati anche i freni e la livrea Lucky, meno vistosa, con un più esteso uso del bianco. Fu realizzata fino al 1989.

<div style="page-break-after: always"> </div>

<h2>Cagiva Elefant 750 AC</h2>

<span class="kcode ktype-immagine" data-k-id="2677002" data-k-kid="sn:inmoto:2677002" data-k-thumb="https://cdn.inmoto.it/images/2020/01/24/150536670-bbf945bd-de8f-4a47-8c0e-15cff85eae26.jpg" data-k-type="immagine">

Nel 1994 c’è una cilindrata di tendenza: la 750. La nuova Cagiva Elefant si trova a confronto con la Honda Africa Twin 750 e la Yamaha Super Teneré 750. Convince per la sua versatilità. Ha motore Ducati due valvole, raffredato a aria/olio, una potenza di 53,86 cavalli alla ruota erogati senza strappi e pattinamenti, per l’uso offroad o cittadino. La velocità massima arriva a 181 km/h. Impianto frenante Brembo con pinza flottante all’anteriore e disco da 296 mm, disco da 240 mm al posttiore. E’ realizzata in due versioni: blu e giallo e Lucky Marathon. Nel 1996 arriva la versione E750 in blu elettrico, con la sella più estesa al serbatoio.

<div style="page-break-after: always"> </div>

<h2>Cagiva Elefant 900 IE</h2>

<span class="kcode ktype-immagine" data-k-id="2677004" data-k-kid="sn:inmoto:2677004" data-k-thumb="https://cdn.inmoto.it/images/2020/01/24/150540447-cd52a567-e8d5-493c-9029-1a7196415a51.jpg" data-k-type="immagine">

Un progetto completamente nuovo rispetto alla precedente Elefant 750. Venne prodotta in due serie distinte, la prima dal 1990 al 1992, la seconda dal 1993 al 1996. Nel 1990 nasce in serie limitata a 1.000 esemplari la Elefant 900 IE con livrea Lucky Explorer: ha il motore 904 ccc derivato dalla Ducati 900SS, con cambio a 5 marce e iniezione elettronica Weber-Marelli: la moto è equipaggiata della miglior componentistica allora presente sul mercato, come il monoammortizzatore Ohlins ed i freni Nissin. Presentava a corredo una targhetta portachiavi in argento con il numero progressivo e firmata da Edi Orioli. Ora è ricercata dai collezionisti per la sua esclusività.

<a href="https://www.inmoto.it/news/news/2020/01/22-2667357/cagiva_il_rilancio_e_alle_porte/">Cagiva: il rilancio è alle porte</a>

Nel 1992 questa maxienduro sportiva è adattata leggermente ad usi turistici nella versione GT, che si differenzia dalla Lucky Explorer per la più sobria livrea grigia metallizzata e per l'adozione di una forcella tradizionale Marzocchi Magnum con steli da 45 mm al posto della precedente Marzocchi con steli da 42,7 mm. Ha anche un nuovo cambio con la sesta marcia lunga, e un nuovo gruppo frizione, che sposta l’attuatore da destra a sinistra, come i moderni motori Ducai.

<div style="page-break-after: always"> </div>

<div style="page-break-after: always"> </div>

<h2>Cagiva Elefant 900 AC</h2>

<span class="kcode ktype-immagine" data-k-id="2677005" data-k-kid="sn:inmoto:2677005" data-k-thumb="https://cdn.inmoto.it/images/2020/01/24/150542229-c5fe6b6f-8b39-4459-af31-fe8d5a51d3d9.jpg" data-k-type="immagine">

Nel 1993 il progetto Elefant 900 è entra in produzione la 900 AC a carburatori, che rispetto alla precedente IE ha dei costi di produzione e di vendita inferiori che contribuiranno al successo nelle vendite. Il motore è il nuovo 904 di Ducati, e cambio a sei rapporti. Con l'adozione dei carburatori Mikuni BST38, il carattere già poco mansueto del desmodue si acutizza e così si opta per delle testate con diagramma di distribuzione meno spinto: il diametro delle valvole di aspirazione scende da 43 a 41 mm e quelle di scarico passano da 41 a 39 mm. Anche la fasatura degli alberi a camme è meno spinta e sarà poi adottata sulla seconda serie della Ducati M900.

Sotto il profilo ciclistico, la 900 AC vanta alcuni importanti aggiornamenti: il pregiato ammortizzatore Ohlins, con comando di precarico idraulico della molla, cede il posto ad un più economico Boge, mentre all'anteriore troviamo una Showa USD con steli da 45. Anche l'impianto frenante viene modificato: doppio disco da 282 e pinze Brembo flottanti da due pistoncini. Nella marmitta, immutata esteriormente, è inserito un catalizzatore retrofit.

Questa Elefant sarà prodotta fino al 1996, quando cederà il posto alla Cagiva Gran Canyon e dal 1994 ne sarà derivata la terza serie della Elefant 750, uguale in tutto alla 900 fatta eccezione per la forcella tradizionale Marzocchi (uguale a quella della 900 IE GT), e dell'impianto frenante, ancora a disco singolo e con pinze Nissin.

Dal 1994 inoltre, visti i variati regolamenti della Parigi Dakar, il team CH Racing, che cura le Elefant da gara, allestirà su questa base la 944 Marathon: rispetto alle precedenti Elefant ufficiali, è una moto veramente derivata dalla serie e vincerà la seconda Parigi Dakar di Cagiva con Edi Orioli nel 1994.

<a href="https://www.inmoto.it/news/news/2020/01/22-2667357/cagiva_il_rilancio_e_alle_porte/">Cagiva: il rilancio è alle porte</a>

Le Regine della Dakar

In “Fantozzi contro tutti” del 1980, la moto-ammiraglia della famosa (e temuta) Coppa Cobram organizzata dal Megadirettore era il modello (ereditato dalla Harley-Davidson) prodotto dal 1975 al 1986 nelle versioni 125, 175, 250 e 350

Fantozzi, la Coppa Cobram e la Cagiva SST - FOTO

L’azienda di Borgo Panigale porta al Salone di Milano un concept evocativo, sfruttando la base della Scrambler 1100

EICMA LIVE 2019: Ducati Scrambler Desert X VIDEO

Un volume fotografico di 544 pagine racconta i modelli di produzione, la storia, le corse ma anche i globetotter e i ‘Normal People’. Riviviamo insieme tutti i modelli della mitica enduro Cagiva