Si a moto e camion per le donne saudite

Si a moto e camion per le donne saudite

Una vera rivoluzione, dal prossimo giugno le donne in Arabia Saudita potranno prendere la patente per le due ruote e condurre mezzi pesanti

18.12.2017 12:02

La notizia era deflagrata lo scorso settembre, quando uno storico decreto emesso da re Salman permetteva alle donne di conseguire finalmente la patente. Un cambiamento epocale, considerato che il regno wahabita era l'unico al mondo che non concedeva questo diritto. Un passo in avanti senza precedenti, per le saudite, obbligate finora a spostarsi in auto solo con un autista o con un uomo della loro famiglia. Quello che mancava, però, era definire i confini del nuovo decreto a livello burocratico ed amministrativo, così come l’organizzazione di appositi corsi di scuola guida.

UN PROCESSO che sta procedendo deciso e in forma sempre più delineata. A partire dalla notizia secondo la quale, tra i mezzi “consentiti”, ci saranno anche le due ruote, quindi moto e scooter, come riporta l'agenzia saudita Spa. Ma non solo, le donne, a partire da giugno 2018, potranno mettersi persino alla guida di un camion. Inoltre, non verrà fatta distinzione di genere tra i guidatori (uomini e donne), salvo alcune misure particolari in caso di reati o incidenti gravi, che prevederanno l’utilizzo di stazioni di polizia riservate alle donne, qual ora siano coinvolte.

UNA DECISIONE, l’apertura alle donne di Ryad, che punta da un lato ad un generale ammodernamento delle politiche sociali nel Paese, dall’altro ad aumentare il numero di utenti della strada per dare nuovo impulso all’economia saudita, gravemente colpita, dalla metà del 2014, dal calo delle entrate petrolifere. Senza contare l’effetto benefico sul fronte occupazionale. Con l’attuale normativa, infatti, in Arabia Saudita vige un totale divieto per le donne di spostarsi su mezzi privati senza conducenti di sesso maschile, con ripercussioni pesanti sulla possibilità di lavorare. La nuova normativa punta ad invertire la tendenza, aumentando la partecipazione femminile alla forza lavoro fino al 30% nel 2030, contro l’attuale 22%.

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