Un po’ di Drag-folclore…

Un po’ di Drag-folclore…

Vi raccontiamo il mondo delle gare di accelerazione: il paddock, i personaggi, la passione per questa specialità davvero particolare.

 

Giorgio Scialino

25.07.2017 15:03

Si dice che la prima gara di Dragster sia avvenuta a Goltry in Oklahoma nel 1913, dove tutt’ora c’è un bellissimo impianto. Ora come allora tutto si può riassumere in due mezzi che partono insieme e cercano di coprire il quarto di miglio nel più breve tempo possibile. Sembra banale, ma non è così semplice.

UN MONDO SPECIALE - I dragster scattano in avanti con la progressione di pallottole di grosso calibro, i piloti sono letteralmente schiacciati al sedile e seguiti da un boato assordante e da larghe strisce di gomma nera. Il pubblico scatta in piedi estasiato ed in pochi secondi è tutto finito. Vince uno solo e si è pronti per la manche successiva. Non c’è tempo per annoiarsi. C’è chi esulta e chi torna mogio verso i box, ci sono i motori che esplodono e quelli che dopo tante attenzioni danno forfait un attimo prima della partenza. Le esasperazioni alla ricerca di potenza sono così elevate che basta un niente perché questi motori spinti allo spasimo s’inceppino. Il pubblico comunque capisce e per tutti quelli che hanno lavorato duramente per arrivare fin lì c’è sempre un caloroso applauso di apprezzamento, comunque vadano le cose. Se vi capiterà di visitare i paddock tra una gara e l’altra, scoprirete un ambiente vivo, fatto di gente vera, che non se la sta a tirare. Gente con le mani unte e con la passione nel cuore.
Le moto sono mostri allungati e bassi, concepiti per mantenere la traiettoria, con enormi gomme tenere come il caucciù e lunghi wheelie-bar a impedire il ribaltamento. Poi ci sono le quattro ruote (la parentela con le auto non esiste proprio), dei cunei montati su quattro ruote: le due anteriori sottili in modo ridicolo, le due posteriori di larghezza improbabile per qualsiasi mezzo terrestre, e su tutto un strabordante motore legato con cinghie di cuoio alla pari di Hannibal Lekter (le cinghie servono in caso di esplosione del motore, affinché le parti non volino in aria). 

COME IN UN FILM - Poi ci sono le gare: adrenalina in circolo in dosi massicce, motori che ruggiscono in modo assordante e intollerabile, burn-out tremendi che coprono mezze tribune di fumo bianco, e migliaia di persone che trattengono il fiato e si levano in piedi quando l’albero di natale dà luce verde. 
In pochi istanti si scaricano a terra un numero impressionante di cavalli e si raggiungono velocità impensabili al di fuori di questo contesto.
Passeggiando per i paddock si ha l’impressione di essere sul set di un film post-atomico, personaggi originalissimi, braccia ricoperte di tatuaggi, lunghe chiome legate in code di cavallo, bellissime camice recanti il logo dei team che fanno il paio con logori pantaloncini e ciabatte.
Persone dall’aspetto serio con le braccia nere di grasso fino ai gomiti, tutti professionisti in grado di risolvere in loco i complessi problemi che questi motori spinti all’eccesso portano con se. Giovani e meno giovani, tutti intenti ad armeggiare freneticamente con calibri, chiavi dinamometriche e computer portatili come se di lì a poco arrivasse la fine del mondo. Il tutto incorniciato da improvvisati cuochi/cuoche che cucinano fuori dei camper, con odore di griglia che si mischia a odore di carburante e la musica pompata a manetta dai vari stereo che ogni tanto viene brutalmente coperta dal latrato rabbioso di qualche motore che viene testato.

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