La benzina più cara d'Europa

La benzina più cara d'Europa
Benzina e gasolio in Italia sono i più cari d’Europa. A gonfiarne il costo alla pompa sono le imposte che pesano per i due terzi del prezzo finale

Redazione - @InMoto_it

26.01.2016 ( Aggiornata il 26.01.2016 12:28 )

Benzina e gasolio in Italia sono i più cari d’Europa. A gonfiarne il costo alla pompa sono le imposte che pesano per i due terzi del prezzo finale al consumatore. Dal 2008 il costo del barile è sceso del 19%, ma le imposte sono aumentate del 46%. A rivelarlo è Confartigianato. Il ribasso del prezzo del petrolio – che porta il costo del barile a 30,94 euro nei primi undici giorni di gennaio 2016 – riduce la bolletta petrolifera: negli ultimi dodici mesi il saldo del commercio estero di petrolio greggio e prodotti petroliferi raffinati scende a -17,1 miliardi di euro, pari al -1,0% del Pil; per ritrovare un peso della bolletta petrolifera inferiore bisogna tornare al 1999. La fase ribassista del prezzo del petrolio riduce i costi di trasporto delle imprese, accompagnando la ripresa in corso: all’11 gennaio 2016 il costo del gasolio per una impresa manifatturiera, al netto dell’Iva, è di 1,022 euro/litro. La pressione del fisco attenua la ricaduta del ribasso del prezzo del petrolio sui prezzi dei carburanti: l’Italia, infatti, si colloca al 14° posto tra i 19 Paesi dell’Eurozona per prezzo industriale del gasolio ma balza al 2° posto del prezzo comprensivo di accisa, la più alta dell’Eurozona; infine il prezzo al consumo, comprensivo di Iva, in Italia è il più alto dell’Uem, dato che l’Italia è al 2° posto in Eurozona per prelievo dell’Iva. Un effetto negativo del calo del prezzo del petrolio è dato dalla debolezza della domanda dei Paesi produttori: mentre a novembre 2015 le vendite del made in Italy salgono del 6,4% rispetto a novembre 2014, l’export cede del 10,5% nei Paesi OPEC – Algeria, Angola, Arabia Saudita, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Repubblica islamica dell’Iran  e Venezuela  – e segna un calo del 6,8% in Russia; su base annua, nei tredici Paesi in esame equivale ad una riduzione dell’export del 2,7 miliardi di euro.  

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