Camelia si prepara per la 7a Dakar

Camelia si prepara per la 7a Dakar
La pilota di Quad ha già intrapreso intensi allenamenti per essere sulla linea di partenza il 3 gennaio a Lima. Il video di quest’anno

Redazione - @InMoto_it

27.08.2014 ( Aggiornata il 07.08.2015 12:40 )

La pilota franco-italiana Camelia Liparoti parteciperà di nuovo alla Dakar. Dopo aver terminato sei volte consecutive la dura competizione con una mente forte e una preparazione impeccabile, Camelia nata a Livorno, in Toscana, nel 1968, sarà ancora una volta una delle poche donne a guidare un quad, la sua fedele Yamaha 700. La Dakar è una gara di durata che richiede una dura preparazione. E Camelia non si risparmia con gli allenamenti per essere pronta il 3 gennaio 2016 , a Lima, per una nuova avventura. Sei volte iridata nel Cross Country di Quad, nel 2013 ha conquistato la vittoria alla Dakar, sbancando anche la classe femminile moto. Vincere la gara di enduro più estenuante e prestigiosa: se glielo avessero detto quando da bambina andava a giocare con i motori nell’officina dello zio Stefano a Livorno, lei, Camelia Liparoti, non ci avrebbe mai creduto. E invece a volte accadono delle cose incredibili: succede, per esempio, che una piccola pilota toscana (è alta 1,60 e pesa 45 kg) riesca a dominare gli spazi enormi della Dakar con un mezzo che in ordine di marcia pesa quasi cinque volte più di lei. Prima della sua impresa, non era mai successo che un quad arrivasse davanti alle moto, e con l’accorpamento delle due classifiche nella serie femminile Camelia ha vinto anche fra le due ruote. Sportiva a tutto tondo, sul quad ha iniziato ad andare per lavoro, seguendo i rally come giornalista e fotografa. Ma è anche una sciatrice provetta e fa arrampicate impegnative in montagna.
Camelia Liparoti
Il quad richiede molta fisicità... come riesci a domarlo? “Si dice che il quad abbia tutti i difetti della moto e dell’auto. Quest’anno poi il livello alla Dakar era altissimo: i quaranta iscritti erano tutti campioni del loro Paese. Io mi alleno ogni giorno, facendo bici e palestra, ma certo non ho la stessa forza fisica degli uomini... è qui che entra in gioco la preparazione mentale”. In che senso? “Devi fare una gara intelligente: non basta la velocità, perché non sei su un circuito da cross. Per esempio, un giorno mi è venuto via un bullone che tiene la grab bar e ho rischiato di rompere il filtro dell’aria. Nel trasferimento mi sono fermata a cercare il bullone, ma alla fine ho rimediato con delle corde. Sono arrivata alla partenza in ritardo, e mi aspettavano 300 chilometri di speciale. Dovevo superare tutti quelli che erano partiti prima pur essendo più lenti, ma un quad alza moltissima polvere, e alle volte devi star dietro per chilometri anziché cercare un sorpasso azzardato. Per questo serve ragionare”.
Com’è la Dakar con il quad? “Quest’anno è stata la mia sesta edizione e ormai mi sono abituata a molte difficoltà, ma rimane molto dura: si dorme e si mangia pochissimo. Io sono da croissant e caffè a colazione ma alle quattro e mezza del mattino dovevo mandar giù un piatto di pasta, e se in gara allentavo il ritmo mi ritrovavo gli avversari sul sedere, e non certo per guardarmelo! Se hai un problema, non puoi più recuperare. Per la prima volta non ho mai bucato, però per i primi giorni ho corso con una velocità di punta di 80 km/h, perché limitata da una centralina che controlla l’iniezione. Purtroppo non avevo il mio meccanico e sono andata avanti così finché un ingegnere di Yamaha Motor France mi ha consigliato di togliere il controllo dell’iniezione: così la velocità di punta è tornata a 128 km/h”. Il momento più bello? “Un tratto di una ventina di chilometri sulla spiaggia del Pacifico: ero andata sul bagnasciuga per cercare più aderenza, e mi divertivo a rincorrere i granchi e a fare lo slalom fra le onde per evitare l’acquaplanning. Mi ero quasi scordata di essere in gara!”

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